di Giuseppe Barbato
Basterebbe un’immagine per raccontare Inter-Salernitana di ieri. Questa che vi proponiamo qui sotto: da un lato ci sono le posizioni medie dell’Inter nel primo tempo, dall’altro le posizioni medie dell’Inter in attacco nel primo tempo. La fonte è il match report della Lega Serie A:
Possiamo dire, senza timore di doverle misurare con un calibro, che sarebbe un’immagine perfetta per la rubrica “trova le differenze” della settimana enigmistica. Per alcuni giocatori (De Vrij, Mkhitaryan, la coppia d’attacco, Calhanoglu) le posizioni sono pressoché identiche. Il significato in realtà è chiarissimo, il match ha parlato chiaro, tuttavia la rappresentazione rende in maniera drammatica la realtà. Come ci insegna la scienza spesso la visualizzazione, lo schema facilita la comprensione dei concetti. In altre analisi relative a posizioni medie e passing maps la situazione è ancora più drammatica, dato che considerano la posizione di Thuram dentro l’area di rigore avversaria. Al livello delle migliori esibizioni del City di Guardiola e per quanto l’Inter sia fortissima non gioca sempre così. A queste condizioni il 3-0 di fine primo tempo è stata una fortuna per la Salernitana.
Mister Liverani in conferenza stampa ha parlato, giustamente, delle difficoltà psicologiche dei giocatori che hanno dimostrato, ancora una volta, di non essere squadra. Ha avuto anche l’intelligenza di non focalizzarsi sui singoli, né in un senso né in un altro. Però qualcosa resta da dire, almeno nell’andamento della squadra e delle scelte fatte. Tre giorni e mezzo sono sufficienti per provare qualcosa di diverso? Se sconfitta doveva essere perché non è stata fatta con le proprie idee? Il focus ambientale continua a essere sulla difesa a tre che obbligherebbe a un atteggiamento troppo difensivo, una bugia come ben evidenziato due giorni fa da Antonio Conte in una bellissima intervista al Telegraph. La Salernitana fin dal primo secondo si è messa a difesa di Ochoa stringendo oltre ogni misura gli spazi centrali, concedendo esterno e rotazione dei centrocampisti.
Il sistema è esploso immediatamente perché Zanoli e Sambia non hanno gestito l’ampiezza, continuamente occupata da almeno due giocatori avversari. Dal lato sinistro granata la cosa era aggravata da Pellegrino incapace di chiudere e ripiegare o di Basic di accorciare sugli inserimenti. Dal lato destro Pasalidis veniva portato fuori da Thuram e Lautaro che riempivano quella zona. Un’occupazione totale degli spazi, con Calhanoglu perfetto nell’orchestrare e garantire le preventive. Boateng ha giocato ancora da libero staccato, il minor campo da coprire gli ha consentito di fare un paio di chiusure. L’infortunio del tedesco ha posto Liverani davanti alla scelta: sul 2-0 e con un differenziale in campo già abnorme perché non provare qualcos’altro, invece di schierare da centrale un giocatore che quei meccanismi non li conosce? Perfino Inzaghi contro l’Empoli, nella disperazione post-infortunio di Pierozzi, si è giocato il tutto per tutto.
Nella ripresa la musica non è sostanzialmente cambiata, neppure davanti al turnover di Inzaghi e al palese abbassamento dei ritmi. La Salernitana non ha mostrato alcun guizzo, lo dimostrano alcuni dati record. Su tutti il solo tocco di palla dentro l’area di rigore avversaria, di Tchaouna, per giunta sul vertice sinistro dell’area. Non ha fatto tanto di meglio nell’intero ultimo terzo avversario: 22 tocchi in 91 minuti, fate voi la media. Il più basso registrato nell’intera stagione finora era di 51. Tra l’altro quasi tutti dal 45° al 60°, non a caso periodo dell’unico tiro del match. I cambi hanno aggravato ancora di più la situazione, rendendo la squadra ancora più abulica di quanto non lo fosse già. Perché l’intera squadra non ha le forze mentali per farcela: la realtà a oggi è questa e non riguarda solo Dia e Lassana, il cui malessere è palese.
Non sappiamo se Liverani salverà la Salernitana, forse non è nemmeno la cosa più importante che gli si può chiedere. Il mister ieri in conferenza ha detto una frase forte: “la formazione non la scriverò io”. E corrisponde a una triste verità, frutto di tutti gli errori commessi da giugno scorso a oggi. Concludo abbassando le richieste al minimo minimo indispensabile: non pretendo la vittoria contro il Monza. Mi aspetto che faccia le sue scelte liberamente, mandando in campo chi ha le forze psico-fisiche per portare a termine la stagione, e che possa farlo con le sue idee di calcio. Sembra pochissimo ma per la Salernitana di oggi è un risultato enorme. L’unico da cui si può costruire qualcosa, a prescindere dalla categoria.