E’ stato uno dei pochi calciatori provenienti dalla Lazio a fornire un valido contributo alla causa, facendosi apprezzare prima come uomo e poi come calciatore. Ragazzo serissimo e sinceramente legato alla piazza, Ettore Mendicino è tornato a Salerno ieri mattina per presenziare al Gran Galà del Calcio italiano e al convegno dedicato al libro Macte Animo nel quale c’è un capitolo dedicato alla sua storia. Una storia calcistica fatta di gioie e delusioni, cadute e risalite e qualche incidente di percorso superato grazie alla sua caparbietà e all’affetto del popolo granata. L’ubicazione dell’albergo non è stata casuale: a pochi metri c’era l’Arechi, stadio che mostrava con fierezza alla fidanzata Alessia ricordando con un mix tra gioia, commozione e malinconia un biennio intensissimo, culminato con la vittoria del campionato di C e con quel gol contro il Barletta che diede inizio ai festeggiamenti. Ecco quanto ha dichiarato parlando al numeroso pubblico presente in sala: “Torno sempre volentieri a Salerno, l’accoglienza è stata ottima e ho trascorso una bella giornata. Il mio percorso non è stato sempre fortunatissimo. Quando sono arrivato riscontrarono qualche anomalia a livello cardiaco, per fortuna niente di grave. Poi l’infortunio in un momento particolarmente positivo fino al pomeriggio di Matera. Non ricordo nulla di quegli attimi, dalle immagini ho visto mi praticarono un massaggio cardiaco tuttavia inutile visto che c’erano altri tipi di problematiche. Molte persone mi hanno detto che, da quel giorno, non sono stato lo stesso calciatore di prima. In alcuni casi, durante gli allenamenti, mi arrabbiavo con qualche compagno perchè si aspettavano cose che non ero ancora in grado di dare. Per fortuna il destino mi ha restituito parte di ciò che mi aveva tolto in quel magnifico pomeriggio col Barletta. Lo stadio era pieno, andammo in svantaggio e poi vincemmo 3-1. A dieci minuti dalla fine si sentì un boato incredibile, capimmo che il Messina avesse pareggiato a Benevento. Segnai dopo due minuti e fu una gioia indescrivibile. Avevamo regalato la serie B a una piazza profondamente innamorata della Salernitana. Peccato per la mancata riconferma a fine stagione, per una serie di motivi decisero di non puntare su di me ma ho sempre percepito il rispetto della dirigenza”.

Mendicino non può dimenticare un episodio in particolare: “Si giocava in casa col Benevento, eravamo sotto 1-0 e ci fischiarono un rigore al 92′. Il portiere fu espulso, loro avevano finito i cambi e andò Evacuo in porta. Non uno “piccolissimo”. Nessuno dei miei compagni si avvicinava al pallone, mi assunsi io la responsabilità. Quando calci un penalty hai sempre tutto da perdere, figuriamoci poi se dall’altra parte c’è uno che di mestiere fa l’attaccante. Andai convinto, 1-1. In 11 contro 9, con sei minuti di recupero e la bolgia dello stadio la capovolgemmo grazie a Gustavo. Guardando le immagini sul web si nota la curva che viene giù, è impressionante. L’Arechi diede un grosso contributo. Lì ti senti giocatore vero”. Mendicino, attualmente, si diletta in Eccellenza dopo l’esperienza col Ravenna, ma da ragazzo ambizioso e molto preparato sta avviando un progetto ambizioso e lungimirante in collaborazione con un altro ex granata come Guglielmo Stendardo. Sta nascendo una vera e propria azienda desiderosa di aiutare i calciatori, soprattutto quelli più giovani, affinché possano costruirsi un futuro e guardare oltre l’immediatezza fatta di fama, soldi e carriera. Un team di professionisti (dall’avvocato allo psicologo) proverà a collaborare con una serie di società professionistiche per fornire un servizio eccezionale. Un progetto che merita sostegno, plauso incondizionato e risonanza mediatica illimitata. “Perchè ora posso dare ai giocatori quello che avrei voluto ricevere io in determinati momenti” la chiosa di Mendicino. Una piacevole (ri)scoperta e un calciatore che sarà sempre nel cuore del pubblico granata.

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui