Il portavoce della Lazio, Arturo Diaconale, è intervenuto ai microfoni di Tmw Radio per parlare dell’eventuale ripresa della Serie A: «Seguo l’evolversi della situazione. Le indicazioni che arrivano sono quelle di una ripresa, restano da stabilire i tempi e i modi in cui può essere effettuata con le massime garanzie per tutti, a partire dai calciatori. Le partite si svolgeranno a porte chiuse in questa prima fase».

Sulla possibilità di non giocare al nord: «Sicuramente è complicato, soprattutto per gli spostamenti, visto che ci sono ancora dei focolai. È vero che il calcio è uno sport di contatto, ma il contatto non provoca il contagio. Il problema è impedire che arrivino in contatto giocatori positivi con quelli sani».

«Non ci siamo resi conto che la gran parte del peso del Coronavirus è gravato sulle famiglie. Non è facile per chi ha sintomi accedere ai tamponi. I giocatori invece vivono all’interno di strutture che devono essere attrezzate dal punto di vista sanitario. Se si garantisse a tutti la possibilità di avere dei controlli, i contagi non ci sarebbero. Ma servirebbe essere tutti organizzati, cosa difficile nel nostro Paese», ha detto Diaconale.

Uno slittamento di stagione rischia di gravare sul 2021. Da qui l’idea di un format più snello: «È un’ipotesi che può funzionare. L’esigenza è quella di non mandare in crisi un settore, che non può permettersi di andare in difficoltà. L’unica vera garanzia per tornare a giocare è che in campo non scenda un giocatore contagiato. Servono controlli, anche nei minuti prima che si giochi».

Per Diaconale, la priorità – anche per evidenti interessi di classifica – è finire questo campionato per scongiurare l’ipotesi di strascichi legali: «Se non si termina, sicuramente il campionato successivo viene falsato. Perché si porterebbe la mancata conclusione nei tribunali, cosa che inciderebbe sull’andamento del campionato. Mi auguro che sia il campo a decidere chi vince, chi perde, chi andrà in paradiso e all’inferno».

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