di Giuseppe Barbato

Paulo Sousa da ieri è il nuovo tecnico della Salernitana. Ieri pomeriggio ha diretto il primo allenamento e firmato il contratto fino a giugno, con opzione fino al 2025. Il portoghese, nella sua vita in panchina, ha accettato sfide molto diverse tra loro. Club di blasone come Fiorentina, Leicester e Bordeaux; viaggi extra-continentali in Cina, Brasile e Israele; la nazionale polacca. Un uomo intraprendente, pronto a rimettersi in gioco quando nell’avventura prima le cose non sono girate nel verso giusto. L’uomo giusto per salvare la Salernitana? Vedremo, il campo è giudice sovrano. Prima è importante capire come potrà farlo e porre una premessa di metodo sulla scelta fatta dalla società.

Chi può risollevare una barca?

In Italia quando le cose vanno male si rispolvera il vecchio lupo di mare, il timoniere esperto che striglia ferocemente i marinai e li mette faccia al muro. Così si potrebbe ricondurre Davide Nicola, quello della scarpa lanciata contro Ranieri. Lo scorso anno il campo ha raccontato di una squadra compatta, ben disposta tatticamente, e che valorizzò giocatori come Verdi, Bohinen ed Ederson. Così Nicola fece davvero la differenza. Paulo Sousa è un tecnico dal carattere deciso però non si impone con i muscoli. Come dichiarò a Fabrizio Salvio in un’intervista del 2017: “Pratico la filosofia zen, ma in panchina sono un passionale”. Questo serve alla Salernitana: nuove energie e la capacità di ricombinare il buono del passato con le necessità del presente. Va abbassato il livello emotivo dello scontro per vincere l’alto livello dello scontro sul campo. La gestione dei momenti farà la differenza.

Privilegio la fase offensiva

La gestione dei momenti è il concetto centrale per capire il calcio di Paulo Sousa. È un allenatore che ragiona molto per situazioni, vuole che il giocatore interpreti cosa succede in campo per sviluppare le sue qualità e costruire la propria autostima. Ciò da un lato si scontra con l’incombenza del presente che potrebbe richiedere meno feedback, dall’altro può avvantaggiare la Salernitana perché nei singoli ha individualità superiori alle concorrenti. Un gioco che rimette al centro il giocatore, le sue doti e depuri dalle tossine precedenti può aiutare. Le gerarchie sono tutte da scrivere, tutti tornano in gioco. Molto si sta scrivendo degli screzi che Sousa ebbe con Sepe, anche alla luce del dualismo con Ochoa: oggi è un’altra storia. Anche il recentissimo passato va messo da parte per ricominciare. Riprendo un’altra frase del mister a Salvio:

Gli italiani sono abituati ad aspettare l’avversario per poi colpirlo. Io parto dal concetto opposto: prendere il comando della partita. Privilegio la fase offensiva, perché in questo modo arricchisco i miei giocatori

La Salernitana di Paulo Sousa sarà una squadra pro-attiva, giocherà all’attacco il più possibile. Qui si pone la grande sfida: mantenere questi principii e questa consapevolezza restituendo alla Salernitana una fase difensiva. Oggi è una squadra con troppi buchi, che non tiene gli spazi dentro il campo. Non ha le dovute coperture preventive, regala troppi palloni, lascia tante palle scoperte e pochissimi giocatori accorciano con efficacia. Sono tanti i difetti da correggere, il modo più facile sarebbe rinchiudersi e atrofizzare la fase offensiva. Sousa forse prenderà la strada opposta: prendere i mattoni del passato e ridargli una forma.

Finora non ho parlato di moduli, anche perché non ne ha uno fisso. È lecito aspettarsi una squadra che alternerà 3-4-2-1 in fase di possesso e 4-2-3-1 in fase di non possesso. Queste disposizioni hanno un presupposto: una coppia a metà campo, meglio se dotata tecnicamente. La grande novità che ci si può aspettare è questa: il doppio play. Bohinen e HNC possono giocare insieme, non lo faranno sempre ma avere due registi avrebbe due vantaggi: toglie un riferimento alle avversarie e permetterebbe ad altri, su tutti Candreva e Vilhena, di giocare più avanti mettendo lì le proprie doti di playmaking e ultimo passaggio. La Salernitana degli ultimi mesi ha rinunciato troppo facilmente alla zona centrale del campo. Qui sta la grande sfida di Paulo Sousa: ricordare ai giocatori che il campo è il loro giardino e che hanno tutte le qualità, tecniche e umane, per riprenderselo.

Fonte foto: www.ussalernitana1919.it

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