Per loro, che hanno sempre tenuto fede al motto “Conta solo la maglia e non chi la indossa”, che scenda in campo Dia, Stewart, un campione o un ragazzino della Primavera non fa differenza. Ciò che importa è che tutti i tesserati onorino la maglia e rispettino decine di migliaia di tifosi che fanno enormi sacrifici per seguire la squadra del cuore e per sostenerla in giro per l’Italia. Quando ciò non accade, ecco che il messaggio arriva chiaro. Come in questo caso, con gli ultras della curva Sud Siberiano che hanno esposto un eloquente striscione all’esterno dello stadio Arechi scrivendo quanto segue: “Il calcio moderno non ha più miti e bandiere. Dia scendi in campo e fai il tuo dovere”. La tifoseria granata si sente fortemente tradita da un calciatore osannato, applaudito, sostenuto con un coro personalizzato come non accadeva da anni, idolo delle nuove generazioni e di giovanissimi tifosi e che, rispetto al maledetto dio denaro, si stava tirando indietro al punto da non meritarsi la convocazione per Lecce. Poi la partenza per il Senegal, l’infortunio, il mancato arrivo a Salerno e la permanenza in Francia per motivi personali al netto di sollecitazioni continue del club. La sensazione è che una piazza con grande dignità come la nostra abbia già voltato pagina. Chissà se un giorno Dia capirà quanto il calore della gente e l’amore dei salernitani abbiano fortemente inciso sul suo rendimento permettendogli di esplodere e di uscire dall’anonimato.

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