L’esterno della Salernitana Pasquale Mazzocchi è stato il protagonista della puntata di DAZN Talks, programma in onda sulla piattaforma streaming DAZN. 

Da quanto tempo ti chiamano Pako?
“Da tanto tempo, a Napoli da quando siamo piccoli siamo abituati a sceglierci i diminutivi dei nomi. Ero molto piccino e mi chiamavano anche ‘mezzo chilo'”.

I tifosi ti amano molto, come ti trovi a Salerno e che rapporto hai con la tifoseria?
“Forse dipende anche dal mio modo di giocare, in campo sono molto sanguigno. A Salerno comunque sono molto calorosi e ti fanno sentire un giocatore importante e sempre amato. Abito a Salerno perchè mi piace stare vicino al campo di allenamento, sono un tipo da ‘casa e chiesa’. Non mi va di fare tanti chilometri ogni giorno per tornare a casa”.

Ti aspetti una chiamata dalla nazionale?
“È bello sentire queste cose, fa piacere per chi è partito dal basso. Al momento sono concentrato solo su quello che devo fare con la Salernitana e non posso distrarmi”.

Ti accostano a Theo Hernandez del Milan…
“Non voglio essere paragonato a questi campioni, io sto facendo il mio cammino e penso solo a quello. Ovviamente fa piacere sentire queste cose”.

Sensazioni ed emozioni dopo il primo gol in Serie A?
“Io nasco come esterno d’attacco ma poi vengo spostato come terzino. Durante la mia carriera ho dovuto modificare il mio modo di giocare, il mio corpo e prendere la mentalità da difensore. A carriera in corso non è facile. Ho portato però sempre avanti il mio credo, quello del lavoro e dopo tanto lavoro sono arrivato ad esordire in serie A l’anno scorso e a segnare il primo gol. Molto contento che sia arrivato in casa davanti ai nostri tifosi, è stato spettacolare. Ho perso il conto di quante volte l’ho rivisto”.

Più emozionante l’esordio in A o il primo gol?
“Il primo gol. È stata una liberazione dopo le tante chiacchiere e i due mesi difficili che ho passato a inizio stagione”.

Perchè hai scelto il numero 30?
“Perchè è la data di nascita di un mio caro amico che è venuto a mancare tanto tempo fa”.

Sei molto religioso, che rapporto hai con la fede?
“Sono molto credente ma poco praticante per gli impegni calcistici. Ho scelto una casa che sta a pochi passi da una chiesa, mi piace stare sempre a contatto col Nostro Signore. Tatuaggio sulla schiena? Ognuno manifesta la propria fede a modo suo. A me piace dimostrarla così”.

Il compagno con cui hai legato di più?
“Rido e scherzo con tutti, anche con gli stranieri con cui a volte devo gesticolare. Ho insegnato a Coulibaly a dire in dialetto ‘passami il pallone’ e lui ogni tanto lo dice. Stiamo avendo un inizio di campionato importante, l’umore è alto ma dobbiamo stare con i piedi per terra”.

Descrivi con poche parole alcuni compagni di squadra…
“Piatek? Bel ragazzo. Ribery? Un fenomeno. Coulibaly? Un animale. Nicola? È un maestro. Dia? È un ragazzo bravissimo, molto timido e che dà l’anima in campo. Candreva? Si è presentato alla grande e lo abbiamo accolto alla grande. Ha una grande carriera alle spalle, cerca di darci sempre una mano con la sua corsa e la sua qualità”.

Sogni di giocare in Europa?
“Non ho sogni, ho obiettivi. I sogni li fai mentre dormi, gli obiettivi si raggiungono col lavoro. Mi do degli obiettivi e cerco di raggiungerli”.

Abbiamo visto una grande partita giocata contro la Juventus dopo tutto quello che è successo lo scorso anno, cos’è questa Salernitana?
“Ci vogliamo tutti bene, uscire tutti insieme a cena per esempio aiuta tanto a fare gruppo. Il mister è molto bravo a creare un gruppo forte e unito. Puoi avere anche giocatori forti ma se non hai un gruppo forte non si va da nessuna parte. La nostra forza, sia l’anno scorso che quest’anno è stata avere un gruppo forte e di aiutarci sempre, chi va in campo e soprattutto chi sta fuori. Chi non sta giocando ora ci sta dando una grande mano e ci permette di allenarci sempre al massimo”.

La tua squadra del cuore da piccolo?
“L’Inter, mi piaceva Oba Martins. Poi crescendo sono stato fedele alla mia città”.

Il coro preferito della Curva Sud Siberiano?
“Quando sono in campo sono talmente concentrato sulla partita che sento solo tanto rumore. I tifosi poi cantano dal primo all’ultimo secondo”.

In cucina ti concedi qualche strappo?
“Sono un professionista e cerco di portare avanti la mia dieta. Conto anche i chicchi di riso. Su queste cose sono un ‘malato’ e alcuni mi prendono anche in giro nello spogliatoio ma è la mia mentalità e la porto avanti. Io poi ho giocato quasi sempre al nord e c’erano meno tentazioni sul cibo, ora al sud è più difficile. Il mio debole è la mozzarella”.

Oltre al calcio quale altro sport ti piace e ti appassiona?
“Nessuno, mi piace il disegno. Mi rilassa. In caso di salvezza faccio un ritratto di tutta la squadra”. 

Il giocatore più difficile che hai dovuto marcare e il più forte con cui hai giocato?
“Sono rimasto impressionato da Leao, ha delle potenzialità incredibili e dei margini di miglioramento infinito. È molto forte. Il più forte con cui ho giocato è Ribery. Durante le partite di allenamento lui è quattro giocate avanti rispetto agli altri”.

Il rapporto con mister Nicola?
“È unico nel suo genere. Ti entra dentro, alcune volte ci basta uno sguardo per capirci. È speciale, prima di essere un grande allenatore è un grande uomo”.

Come avete vissuto l’incredibile salvezza dello scorso anno? Anche con Nicola sembravate spacciati ad un certo punto…
“Il mister ci ha dato l’obiettivo di pensare partita dopo partita. Sapevamo che sarebbe stata un’impresa. All’inizio era davvero troppo lontana la salvezza, non ci restava da fare altro che vincere la partita successiva. Poi partita dopo partita abbiamo iniziato a vedere l’obiettivo che si avvicinava. Il finale è stato qualcosa che non si vedrà per i prossimi 100 anni. Ci è dispiaciuto davvero moltissimo aver sbagliato l’ultima partita, è stata colpa nostra, davanti ai nostri tifosi che ci hanno fatto vedere una coreografia mai vista nel calcio. In certe occasioni subentra ansia, tensione, quella partita aveva un’importanza troppo grande Poi abbiamo ottenuto ciò che abbiamo meritato, giocando 7 partite in 21 giorni, facendo qualcosa di unico”.

Avete davvero la percezione che quest’anno la Salernitana può fare qualcosa in più della salvezza?
“Deve essere la nostra ambizione fare sempre bene e sempre meglio, non dobbiamo però dimenticarci da dove veniamo e cosa abbiamo affrontato per essere qui quest’anno. Dobbiamo farlo capire anche ai ragazzi nuovi che sono venuti e cercare di stare sempre con i piedi per terra. Venerdì ci aspetta una partita importante e difficile contro una squadra che sta bene e che può metterdi in difficoltà. Noi però giochiamo in casa e avremo un uomo in più. Dovremo essre decisi e portare a casa i tre punti che ci permetterano di affrontare i prossimi giorni con più serenità”

Un tifoso scrive “Pako resta a Salerno e scrivi la storia”…
“È bellissimo sentire certe cose. Salerno è magica, bisogna viverla per capirla”.

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