di Giuseppe Barbato

La prima sgambata “vera” della Salernitana-bis di Davide Nicola, dopo il netto 9-0 contro la selezione locale di Jenbach, ha offerto un paio di spunti sulla squadra che verrà e le mancanze che il D.S. De Sanctis dovrà risolvere per costruire un organico all’altezza del progetto tecnico. Le indicazioni offerte dal match non sono state tantissime, a causa delle tante assenze e della rosa incompleta, ma qualche spunto utile si è visto. Soprattutto nel primo tempo.

La fase di possesso: difesa a 3,5 e mobilità degli attaccanti

In campo, nella prima frazione, c’era il norvegese Kristoffersen che due anni fa rappresentò l’alternativa low cost di Milan Djuric per garantirsi la soluzione aerea su cui basare la risalita del campo. Oggi le idee sono molto diverse: il bosniaco non c’è più e al suo posto è arrivato Erik Botheim, visto solo per pochi minuti nella ripresa (troppo pochi per essere giudicato). È interessante però uno spunto: ha quasi sempre ricevuto dei passaggi palla a terra, segno di un cambiamento enorme nella costruzione del gioco. Il possesso da dietro, anche insistito se necessario, è la base di ogni azione granata: un grande aiuto in tal senso lo dà Sepe, sempre pronto a un cambio gioco. La costruzione dal basso impone dei centrali abili, anche in condizione di difficoltà, a muovere palla o a condurla con efficacia. Il supporto può venire o da Bohinen, che si abbassa sulla linea difensiva con i due quinti che compongono una linea a 4, o viceversa con un avanzamento di Radovanovic che crea un 4-4-2 posizionale. Fondamentale sarà il lavoro alle spalle della linea di pressione oppure di ripiegamento dell’attaccante: lì servirà un pallone in verticale da giocare subito, così da sfruttare il disequilibrio e alimentarlo con un cambio gioco.

Importante il lavoro di Ribery che fa un doppio movimento smarcante, in modo tale da mettere in difficoltà il difensore e avere il tempo per sviluppare l’azione. Questo sarà il lavoro che dovrà fare Erik Botheim

Uno dei giocatori più in palla è stato sicuramente Pasquale Mazzocchi: il giocatore napoletano è un elemento chiave perché unisce quelle doti necessarie per un quinto di fascia. Tecnica, fisicità, capacità di interazione con i compagni. Questo a prescindere dal posizionamento della squadra, quindi sia con posizionamento a 4 sia con posizionamento a 3: l’importante è la creazione di triangoli e movimenti che superino la pressione avversaria andando alla ricerca di quel terzo uomo, elemento chiave del possesso palla moderno.

Qui la difesa è a 4. Si segnala il lavoro di Capezzi che prima si propone vicino per un’eventuale ricezione dei difensori e poi si alza, notando il contemporaneo abbassamento di Ribery, in maniera tale da dargli il supporto per la triangolazione e lo sviluppo dell’azione
Qui c’è il 3-5-2. Nel momento di difficoltà, creato dalla pressione dello Schalke che pressa le linee di passaggio, è Bohinen a dare una linea di passaggio verticale. Si segnala ancora una volta Capezzi che occupa la posizione laterale quando Mazzocchi si accentra, in maniera tale da mantenere la struttura posizionale

La fase di non possesso: aggressività, recupero palla e contro-indicazioni

La squadra dell’anno scorso, per tante motivazioni, faticava nella fase di non possesso: aveva pochi elementi pro-attivi e quando li attuava poi prestava il fianco all’avversaria con grande facilità. La Salernitana che verrà deve indubbiamente migliorare in quest’aspetto, considerando che dall’avvento di Nicola aveva migliorato il PPDA (indice che misura la quantità di pressione difensiva) ma non il Field Tilt (un indicatore che misura l’efficacia della pressione). Nel corso della partita con lo Schalke è emerso questo limite: una struttura posizionale difensiva tutto sommato efficace e con un baricentro basso soprattutto nella ripresa. Nel primo tempo si è visto anche qualche recupero palla, trasformato subito in una transizione positiva: le ripartenze saranno una delle armi di questa squadra, considerando anche la presenza di molti giocatori reattivi.

La prima pressione di Bohinen impedisce allo Schalke di costruire da dietro. Resta solo il lancio lungo che si trasforma in un recupero, nato dalla gabbia di pressione esercitata sulla seconda palla

Non sempre la Salernitana è stata efficace, soprattutto nella propria fascia destra a causa di un errato posizionamento di Mazzocchi (che dovrà stare attento a lavorare con efficacia entrambe le fasi, ai quinti sarà richiesto un grande lavoro) e di Capezzi, mezzala di riferimento che dovrà garantire un lavoro di copertura così da non lasciare il difensore preda di un 2 vs. 1 che la squadra avversaria potrà attaccare facilmente con un movimento alle spalle. L’assenza di Lassana, fondamentale cerniera del gioco granata, si è fatta sentire e l’aggressività di Fazio non sempre può essere sufficiente a tamponare. Non a caso lo Schalke anche nel secondo tempo ha attaccato quella zona di campo, costringendo l’argentino a commettere un fallo da cartellino giallo.

Qui abbiamo estrapolato due situazioni analoghe, non sfruttate dallo Schalke, nate entrambe da un errato posizionamento del centrocampo granata. In entrambe le circostanze Gagliolo è stato chiamato a una diagonale profondissima per metterci una pezza.

Grande attenzione però servirà anche in fase di possesso perché una gestione troppo compassata del pallone può diventare preda del pressing dell’avversario e trasformarsi in una transizione negativa. Quest’elemento può diventare problematico contro squadre che fanno dell’aggressione e della riaggressione un elemento cardine del proprio gioco (in A gli esempi principali sono Atalanta e Torino). Nel corso del primo tempo è stato Mamadou Coulibaly a gigioneggiare troppo con la palla, favorendo gli avversari.

Interessante come anche in questo caso né Mazzocchi né Capezzi hanno ripiegato con i tempi giusti, lasciando spazio di manovra allo Schalke

Morale della storia: una squadra ancora incompleta ma dal potenziale indubbio

Botheim, perfetto per questo tipo di soluzioni, utilizzato solo per pochi minuti e in una formazione piena di riserve e giovani; Lovato, Pirola e Lassana, perni della squadra del domani, ancora non utilizzabili; un mercato tutto da scrivere. La squadra vista ieri è molto lontana da quella che il 14 Agosto scenderà in campo contro la Roma di Mourinho. Ciò che farà la differenza è lo spartito che verrà costruito e l’adattabilità di questo all’organico che verrà fornito a Davide Nicola. Le basi ci sono tutte, i principii di gioco si vedono già e il tempo per affinare il lavoro, migliorare la condizione fisica e limare i difetti ci sono tutti. Una nuova Salernitana è all’orizzonte.

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