Asciugatevi le lacrime, per cortesia. Toglietevi dalla testa che siamo fuori dai giochi. E gentilmente provate a non lamentarvi per l’ennesima finale pareggiata. Al triplice fischio, è ovvio, ci siamo rimasti tutti male, con la bottiglia di birra tra le mani finita troppo presto. Quella andata in scena a Empoli non è stata una “festa annunciata” bensì lo psicodramma di una squadra che ha dovuto lottare non solo contro avversario e malasorte, ma anche contro un esercito di fantasmi. In campo c’erano proprio tutti: quelli del maggio 1999, quelli dei fallimenti e delle ripartenze, quelli dei campi di periferia e delle grandi delusioni, quelli dei risultati conquistati al 96′ (ve lo ricordate l’uomo nero al Partenio?) e dei mercanti di bugie che per anni hanno tenuto in ostaggio questa passione popolare.
Vincere contro tutti questi fantasmi non era impresa facile. La Salernitana di Davide Nicola ci ha provato, nonostante tutto, nonostante il ricordo dei trustee e delle mancate promesse, delle corse contro il tempo e della radiazione a pochi secondi dalla notte di San Silvestro. Non ce l’ha fatta, alla fine il sogno di conquistare 3 punti e quasi archiviare la pratica si è infranto sui guantoni di un portiere – quello toscano – che indossava il costume di Batman. Si è infranto negli occhi gonfi di lacrime e dolore di Diego Perotti, crollato al fischio finale nella sua disperazione personale.
Ma è qui che è accaduto il “miracolo” granata. Tutti in piedi ad applaudire e sostenere Diego Perotti, quasi un’ovazione manco avesse per davvero bucato la rete dell’Empoli su quel rigore. E poi applausi per tutti in uno stadio che ha regalato emozioni e brividi. E’ qui il miracolo dei tifosi salernitani: sono cresciuti, sono diventati adulti ed hanno conquistato un posto in Paradiso. Nel Paradiso del calcio. E ora tutti a sputare ansia e tensione fino a domenica. Ci giochiamo la vita, lo abbiamo promesso e così sarà: fino alla fine!!!