di Giuseppe Barbato

Ieri il presidente granata Iervolino è tornato a parlare dei procuratori, tema che gli sta a cuore fin dal suo ingresso nel mondo del calcio. Lo ha fatto con una lunga intervista a ‘La Gazzetta dello Sport’, sollecitato da Andrea Ramazzotti. Le sue dichiarazioni si instradano nel solco di quelle già date sul tema, volte a cambiare questo settore del calcio. Una battaglia che il presidente porta avanti anche alla luce dei costi sostenuti dal club granata. Durante il suo primo anno di presidenza la Salernitana ha speso quasi 9 milioni di Euro (8.777.980,24), posizionandosi al 9° posto tra i club di Serie A. Si tratta di una cifra importante, a prescindere dalla posizione di classifica. Secondo il presidente l’intermediazione è un elemento necessario, ciò che contesta riguarda speculazioni e atteggiamenti non professionali:

Non mi piace generalizzare e reputo l’attività dei procuratori necessaria quando è svolta in maniera professionale, quando il calciatore viene accompagnato durante la sua carriera e quando c’è una sana mediazione con le società. Ho molto rispetto per gli agenti: diversi li stimo e alcuni sono diventati miei grandi amici

Nel corso dell’intervista non si è parlato della rottura con Walter Sabatini ma il costo delle commissioni è tornato d’attualità alla luce dei dati pubblicati sul tema e relativi al 2022. Sono dati pubblicati dalla Federcalcio ogni anno, con grafici relativamente a Serie A, B e C. La Salernitana ha registrato, rispetto all’anno precedente, un aumento esponenziale di questa voce di spesa (oltre il 700%). Una cifra che trova giustificazione nelle conduzioni emergenziali della squadra, sia con Sabatini sia con De Sanctis, nonché l’eredità passata. L’uomo di Marsciano ha dovuto fare una squadra in pochissimo tempo, situazione che attira possibili speculazioni nonché la necessità di mediare il più possibile per stare sulla scia degli altri club. Questa dinamica è emersa anche nel documentario “W Sabatini”, in cui si vede l’allora D.S. trattare con agenti e società proprio sul tema delle commissioni.

De Sanctis ha dovuto lavorare tanto sul piano delle cessioni, con tanti giocatori da piazzare in quanto fuori dal progetto. Già dalla prossima estate dovrà lavorare su questo: rafforzare la rosa riducendo le intermediazioni, stando nel solco di altri club di A come Monza (quasi 4 milioni) e Torino (2 milioni). Il presidente ha voluto sottolineare come il costo di eventuali prestazioni negative del calciatore ricade tutto sul club:

Se un presidente investe su un giocatore, compra il suo cartellino da un’altra società e lo lega alla propria squadra per cinque stagioni con un contratto magari economicamente importante, lo fa perché si aspetta performance di un certo livello. Se dopo sei mesi o un anno queste performance non ci sono, cosa succede? I proprietari devono pagare lo stesso. Se invece il calciatore va bene, arriva il suo procuratore a battere cassa e a chiedere più soldi. In un mondo ideale anche noi presidenti dovremmo avere il diritto di sciogliere il contratto o quanto meno di chiedere una riduzione dello stipendio. Se lavoro con un avvocato e non sono contento del suo operato, non devo farmi rappresentare da lui in eterno

Il punto chiave del discorso di Iervolino è il rischio d’impresa che, secondo lui, resta solo a carico dell’imprenditore provocando uno sbilanciamento rispetto alle altre componenti del calcio. Qui subentra il dibattito interno ai club sui costi. Soprattutto in Italia si spende male, con tanta spesa e pochi investimenti. Il presidente è entrato in una Lega, quella Serie A, da anni spaccata in più fronti e non improntata a una visione strategica di medio-lungo termine nonché degli accordi quadro. In assenza di tutto questo il presidente punta a un senso di responsabilità per non arrivare a una frattura profonda:

Siccome gli agenti guadagnano tanti soldi, devono avere anche delle responsabilità: essere i primi a non speculare, entrare nella gestione del rischio delle squadre. I presidenti non possono essere gli unici a perdere. Un sistema non può funzionare così, altrimenti tra qualche anno si potrebbe anche fare a meno di certe figure […] Se ci portano allo stremo, questa potrebbe essere la soluzione limite. Se però il calcio non trova una sintesi e un modo per non far fuoriuscire tutti questi soldi dal sistema, a breve per la società ci saranno guai seri

Il presidente espone anche una pars costruens con proposte come il salary cup e la revisione della legge Melandri, che regola la cessione dei diritti televisivi. Nell’attesa Iervolino sposa il progetto della FIFA di regolamentare il ruolo degli agenti: la nuova legge dovrebbe partire dal 1° ottobre e prevede un albo a cui iscriversi, nonché un limite al prezzo delle commissioni (dal 3% al 10% dello stipendio). Non è ancora definitivo ma è un segnale di quanto sia sentito il tema e della necessità di regolamentare i costi.

In conclusione si può adottare un duplice punto di vista. Da una parte il presidente ha ragione: manca uno sguardo imprenditoriale nel calcio, nonché accordi reali per l’ammortamento dei costi. Questo limita la gestione virtuosa dei club, nonché l’intervento imprenditoriale nel calcio. Di contro c’è un limite nel discorso di Iervolino: il calcio è un gioco estremamente aleatorio, è la sua natura. Non tutto è controllabile e bisogna farci i conti. Ci sarà sempre un acquisto sbagliato o degli errori tecnici che verranno commessi: nel calcio compete chi sa limitarli, compensando con tante scelte corrette.

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