di Giuseppe Barbato

L’instant team non ha funzionato. Abbiamo acquistato tanto, forse troppo

Questa è una squadra che non riesce a vincere ed è una precisa responsabilità che ho io. Sono venuto ad autodenunciarmi perché probabilmente ho fatto un errore di valutazione pensando che tanti giocatori inattivi potessero trovare una condizione tanto velocemente, rispettando la loro storia

Così si sono espressi nelle ultime ore il presidente Iervolino e il d.s. Sabatini. Parole forte, parole dure. Parole dettate anche dall’emotività del post-gara contro il Sassuolo, altra partita in cui la squadra ha mostrato potenzialità importanti senza però aver ottenuto quell’agognata vittoria che rappresenterebbe una prima svolta, sicuramente psicologica. Qui sta il punto: per quanto la società, la squadra e l’ambiente ci credono in queste partite è mancata quella luce nel buio che trascini tutti.

Sono passate sei giornate da quando l’instant team ha preso piede e quattro da quando Davide Nicola è diventato il terzo allenatore della stagione granata. Non sono tantissime gare ma sufficienti per fare un primo bilancio e capire quali direzioni sta prendendo la squadra. Partiamo dal dato più semplice: la media punti. Quella dell’instant team è di 0.83, frutto di 5 punti in 6 gare. Non certo esaltante ma migliore sia di Castori (4 in 8 gare, 0.50) sia di Colantuono (9 in 15, 0.60) e anche dello stesso Nicola (3 in 4, 0.75). In ogni caso tutte sotto il punto a partita, troppo poco per la salvezza: la Salernitana ha vinto solo tre volte e solo a Venezia i tre punti sono arrivati dopo un match votato all’attacco e alla ricerca del risultato. 

Questo dato non è sufficiente per rispondere alle domande della tifoseria: come sta andando l’instant team? Qual è il suo calcio? La vittoria e la salvezza sono davvero dei miraggi? 

Tralasciando la gestione Castori, ormai acqua passata e impossibile da paragonare data l’enorme diversità della rosa e dei contesti, è interessante mettere a confronto le ultime della gestione Colantuono pre-instant team e le sei partite disputate dall’instant team. Queste ultime verranno suddivise tra vecchio e nuovo allenatore, così da fare anche un punto sul lavoro del tecnico torinese. Prendiamo le ultime otto gare, cioè da Cagliari in poi: sono dieci turni di campionato, considerando che le due gare da recuperare. La Salernitana ha ottenuto 4 punti, la stessa media della gestione Castori. E le altre? Prendiamo le squadre della parte destra della classifica, fino al Bologna: Spezia 14, Empoli 10, Cagliari 9, Bologna 6 *, Udinese 6 **, Sampdoria 5, Salernitana 4 **, Venezia 3 *, Genoa 3 (gli asterischi sono le partite da recuperare). Un rendimento da retrocessione in una classifica dove solo lo Spezia ha viaggiato ai ritmi giusti per salvarsi. Eppure guardando altri dati ci si rende conto che quella classifica non è veritiera, non coincide con quanto visto in campo: il dato sugli xPTS, cioè dei punti ipotizzabili in base alla partita, su quelle otto giornate dice 2.41, di cui 1.30 nel match vinto a Verona (gli scaligeri totalizzarono 1.40). C’è dell’altro. Guardando il dato degli xG (expected goals) delle otto gare di quel periodo la Salernitana aveva un rendimento agghiacciante: per la precisione 0,56 xG – 2,57 xGA. Cosa significa? Che creava occasioni buone per mezzo gol a partita, solo a Firenze e a Verona fece meglio del dato medio, e subiva occasioni buone per due gol e mezzo a partita; solo con Cagliari, Verona e Lazio è riuscita a fare meglio. Paragonati inoltre alle ultime 8 delle altre, a prescindere dai recuperi, emerge un distacco abissale rispetto alla concorrenza, perfino nei confronti delle disastrate Venezia e Genoa pre-Blessin.

Grafico dei NPxG e degli NPxGA (quindi senza considerare i rigori) considerando le ultime 8 partite pre instant-team e un campione delle ultime 8 di tutte le compagini della Serie A. Fonte: profilo Twitter Gabriele Gatti

Morale? Prima dell’avvento dell’instant team la Salernitana produceva pochissimo e subiva tantissimo, aveva di gran lunga i dati peggiori del campionato e soltanto al Bentegodi ha mostrato un gioco accettabile che, sulla carta, avrebbe dovuto fruttare un punto. Quindi era addirittura in credito con quell’attitudine alla fortuna di cui ha parlato sabato Sabatini, attitudine che sta mancando all’instant team la cui classifica è in linea con quelle delle dirette concorrenti. Il rendimento delle ultime giornate, relativo alle squadre di bassa classifica, dice: Udinese 9, Cagliari 8, Genoa 6, Sampdoria 6, Bologna 6, Salernitana 5, Spezia 4, Venezia 3, Empoli 3. Quindi appena sopra la zona retrocessione.

Dal punto di vista tecnico-tattico e della produzione di gioco qualcosa di nuovo si vede e soprattutto con Nicola si registrano progressi molto precisi. La prima evidenza riguarda il possesso-palla: non solo è aumentato di volume, perfino nelle partite contro avversarie molto strutturate come Inter e Milan. È aumentato nella qualità, quindi nel numero di passaggi riusciti, nella zona di campo dove viene attuato quindi più nella metà campo avversaria e con più tocchi in area di rigore. Il giocatore simbolo di quest’evoluzione è Milan Djuric. Una critica che è stata fatta a Nicola è quella di essere “tornato indietro” recuperando il lancio verso il bosniaco. La differenza dov’è? Nel contesto che gli sta intorno. Prendo due partite: le trasferte contro Cagliari e Inter. Djuric ha fatto rispettivamente 14 e 16 passaggi, con una percentuale di passaggi riusciti rispettivamente del 48% e dell’81%. Questo pur mantenendo dati simili sui duelli aerei: a Cagliari 12 vinti su 14, a Milano 9 su 12. C’è una differenza sostanziale: prima, in una Salernitana che aveva di gran lunga il peggior dato sul possesso palla del campionato, il lancio verso Djuric era l’unica opzione, peraltro senza lo sviluppo successivo. Oggi ci sono diversi giocatori che possono ricevere quel passaggio, oppure aggredire il pallone vagante e sviluppare l’azione offensiva. 

L’altro modo con il quale la Salernitana conduce il gioco è sulle fasce: situazione che favorisce degli esterni di spinta come Mazzocchi, Zortea e Ruggeri. In queste sei gare sono stati utilizzati anche Ranieri e Veseli, quelli sulla carta più attenti alla fase di non possesso eppure hanno sofferto di più. Perché questo? Perché sono difensori che tendono a temporeggiare, non vogliono concedere spazio alle spalle e quindi difendono più bassi. Difettano in quella che oggi si chiama “copertura preventiva” e nel modo di attuarla, cioè aggredendo subito la squadra avversaria e impedendo quindi lo sviluppo della ripartenza o dell’azione manovrata. Qualità che per esempio ha Dragusin che tante volte ha aggredito alto, quando poteva svilupparsi l’attacco avversario. Tutto questo prima non era possibile, mancavano i giocatori con quelle caratteristiche, e poi mancava l’atteggiamento tattico perché l’altra sostanziale differenza tra Colantuono e Nicola è il baricentro: da quando c’è stato il cambio di panchina la Salernitana lo ha alzato a prescindere dall’avversario, affrontandolo con la difesa più alta e con un pressing intenso a centrocampo. 

In questo modo è normale prendersi dei rischi ma di quali rischi parliamo? Per capirlo bisogna vedere il dato sugli xG e gli xGA di queste sei partite, con due varianti da considerare: la prima è la gestione Nicola, la seconda è la trasferta di San Siro che in parte fa storia a sé. Nelle sei partite abbiamo 0,97 xG – 2,11 xGA, escludendo San Siro 0,99 xG – 1,59 xGA. Cosa vuol dire? Che in attacco ha migliorato sensibilmente e pure al Meazza non ha rinunciato a proporre gioco. Dal punto di vista difensivo c’è stato un miglioramento sostanziale che viene “rovinato” da una partita storta. E con Nicola? La differenza è enorme, non tanto nel dato generale (1,10 xG – 2,02 xGA) che risente ovviamente del match contro l’Inter, quanto negli altri tre incontri: 1,19 xG– 1,13 xGA. La Salernitana, con l’atteggiamento portato da Nicola e con gli uomini giusti per attuarlo, produce di più di quanto subisce. Cosa verificatasi sia col Sassuolo sia col Bologna, prima di Nicola era successo solo all’Arechi contro l’Hellas e a Venezia.

Nelle ultime settimane ci sono stati indubbiamente dei progressi dal punto di vista difensivo, tuttavia è lecito chiedersi quanto ha influito Sepe in tutto questo. La tifoseria è spaccata: da un lato c’è chi vedeva nella sostituzione di Belec una delle priorità, dall’altro chi inseriva le prestazioni dello sloveno in una crisi generale del reparto. Escludendo Salernitana-Inter, disputata da Fiorillo, Belec aveva subito 45 gol in 22 gare, quindi con una media di 2.25 gol a partita. Un dato importante aggravato dalle situazioni di gioco: considerando il PSxG, cioè l’indicatore statistico dei gol in base alle possibilità di pararlo, quello relativo a Belec è di 34.9 con un differenziale sui 90 minuti di -0,41: è il secondo peggior dato su tutti i portieri dei primi cinque campionati europei. Peggio di lui sono Costil del Bordeaux. Nemmeno Levante e Greuther Fürth, le uniche squadre con un rendimento peggiore della Salernitana, hanno avuto un’incidenza così negativa del proprio pipelet.

Grafico che incrocia la distanza media dei tiri e il PSxG+/-90 relativo ai portieri dei primi cinque campionati europei. Fonte:
profilo Twitter Marco Lai

E Sepe? Ha subito 13 gol, di cui 5 a San Siro, con un PSxG di 12.4 (5.3 contro l’Inter); ciò significa che è assolutamente in linea con le azioni da gol create dalle avversarie. C’è un’ulteriore aspetto da considerare: escluso il secondo gol di Lautaro (0.14) e il gol di Rebic (0.02) tutti i gol subiti dall’instant team hanno un indice di xG superiore a 0.30, di cui 6 (i tre gol dell’Inter nella ripresa, il gol di Destro e i due rigori dello Spezia) sopra 0.50: ciò significa che erano tutte occasioni molto nitide e ad alta probabilità di realizzazione. Questo è l’unico dato che non è cambiato nel passaggio da Belec a Sepe: la Salernitana le occasioni da gol le concede molto vicino alla porta, sebbene per ragioni diverse. Per quanto riguarda la fase d’impostazione Sepe staziona di più fuori dai pali, facendo anche delle sortite palla al piede, tenta più passaggi sul medio-breve e ha una percentuale migliore anche sui passaggi lunghi. Di contro Belec ha numeri migliori sui rinvii dal fondo che rappresentavano la principale opzione di risalita dal campo, dato che prima di Nicola la Salernitana giocava con un blocco basso o molto basso e si appoggiava molto di più alle punte per risalire il campo.

Giungo alle conclusioni: la Salernitana dei primi cinque mesi di campionato era totalmente inadeguata all’obiettivo stagionale, sia come qualità dei singoli sia come proposta di calcio. Questa squadra sta dimostrando di essere potenzialmente adeguata alla salvezza, quantomeno all’altezza delle proprie dirette concorrenti, ma sta facendo i conti con l’enorme zavorra che ha ereditato dalla precedente proprietà. Ciò non significa che non sono stati commessi errori o non ne verranno commessi. Significa che c’è anche un’altra lettura delle frasi di Iervolino e Sabatini: “se anche andrà male la responsabilità è soltanto nostra. Finché la matematica non ci condanna lasciate lavorare chi abbiamo scelto per tentare questa impresa”. 

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