di Giuseppe Barbato
Tre corse per quattro squadre: questa è la sintesi del 32° turno, alla luce della classifica che emerge, nel quale sono stati segnati 26 gol e nel quale si vedono che tante squadre sono distanti da qualsivoglia obiettivo e si avviano a un finale di stagione con pochi stimoli. Nel mezzo dodici squadre: 4 in lizza per lo scudetto, 4 in lizza per la sopravvivenza, 4 in lizza per i posti europei.
Partiamo dalla lotta scudetto dove l’Inter rosicchia altri punti a Napoli e Milan: lo fa con una prestazione autoritaria contro il Verona, un 2-0 firmato dagli assist di Ivan Perisic e creato con alcune varianti nel gioco di Inzaghi che hanno fatto saltare il sistema di gioco molto aggressivo di Tudor. Il Milan resiste al primo posto nonostante il secondo 0-0 consecutivo, ottenuto contro il Torino: un match poco esaltante dove entrambe le squadre hanno costruito tanti tiri ma nessuno realmente nitido per rappresentare un’occasione da gol. Poi c’è il Napoli che per la seconda volta nel giro di pochi anni potrebbe aver perso il treno buono per lo scudetto contro la Fiorentina: stavolta non è questione di alberghi ma di un capolavoro tecnico firmato Vincenzo Italiano. Limita Osimhen e domina il centrocampo, con gli inserimenti continui degli esterni e Amrabat che garantisce le giuste distanze in mediana. E la Juve? La vittoria di Cagliari l’avvicina alle altre ma sempre con quel punto di domanda che aleggia sugli uomini di Allegri da inizio anno. C’è la sensazione di sempre: vince con le squadre più deboli perché alla lunga ha valori tecnici superiori ma sempre con quel sottofondo agonico frutto di un gioco meccanico e sterile.
Cagliari che resta destinataria dell’ultimo posto salvezza perché nessuna dietro ne ha approfittato. Per esempio il Venezia che, contro l’Udinese, ha avuto la chance per muovere la classifica ma se l’è vista strappare al 94° da Rodrigo Becao. Lagunari che avevano anche rimontato il vantaggio di Deulofeu, dopo due occasioni sbagliate, le uniche del match peraltro. I friulani di Cioffi salgono a 36 e archiviano quasi del tutto il loro campionato. Così come il Bologna che batte la Sampdoria e staziona a 37: come tante volte in questa stagione i rosso-blu camminano sulle spalle di Marko Arnautovic che firma una doppietta e chiude i giochi della stagione degli uomini di Mihajlovic. I doriani restano a 29, margine minimo sufficiente ma solo per demeriti altrui. Nemmeno il Genoa riesce a trovare punti: per 4-1 al Ferraris contro la Lazio e subisce i primi gol nel secondo tempo della gestione Blessin. Infatti per la prima volta c’è la sensazione che ci sia un modo per scardinare il sistema di gegenpressing costruito dal tecnico tedesco. Le combinazioni sarriane e il gran lavoro sugli esterni della coppia Lazzari-Marusic fa la differenza.
Rimane la corsa all’Europa che al momento vede la seguente classifica: Roma 57, Lazio 55, Fiorentina 53, Atalanta 51. La posizione dei bergamaschi è quella più anomala: a oggi sarebbe fuori dalle lotte europee, prima volta dopo anni, nonostante proprio in campo internazionale si confermi la squadra più competitiva, lo dimostra l’ottimo pareggio ottenuto giovedì a Lipsia. In campionato invece continua a stentare: domenica pomeriggio è arrivata la brutta sconfitta col Sassuolo. Quello che manca, rispetto agli anni passati, è un po’ di profondità della rosa che garantisce un rendimento anche sul lungo termine: l’organizzazione di gioco è sempre quella, tuttavia perfino quel sistema così oliato ha bisogno di interpreti di alto livello. Il Sassuolo, che ha un’organizzazione altrettanto valida, ha meno partite sulle gambe e un Hamed Traorè sempre più decisivo: il 2-1 finale è determinato dalla sua doppietta.