di Giuseppe Barbato

Fabio Liverani, sollecitato dalla sala stampa, ha presentato alcuni punti di quello che è il suo calcio che lo ha contraddistinto negli anni, con alti (Ternana e soprattutto Lecce) e bassi (Leyton Orient e le due ultime esperienze, Parma e Cagliari). Un calcio di proposta, volto a una manovra offensiva e che privilegia la difesa a 4 e il centrocampo a 3 con delle varianti in attacco (trequartista e due punte o attacco a tre). Molto sporadicamente ha utilizzato soluzioni organizzative diverse, segno di una certa chiarezza nella disposizione degli uomini. Però come abbiamo detto tante volte il modulo non è tutto, contano i principii e la maniera di stare in campo. Tutto questo ha dei pesi in relazione alla Salernitana attuale, di cui la classifica non è quello più importante. È questione di uomini e di caratteristiche. La Salernitana di Liverani ha delle possibilità e dei rischi.

Possibilità. Sono quasi tutte rivolte all’attacco, agli uomini d’attacco, che potenzialmente possono disporsi in entrambe le soluzioni tipiche di Liverani. Un attacco a due chiama direttamente in causa una coppia Weissman-Dia, con Candreva trequartista alle spalle. Almeno nei titolari. Un attacco a tre offre possibilità, sugli esterni, a Vignato e a Tchaouna. Senza rimuovere un giocatore come Ikwuemesi che per fisico e capacità di muoversi nella profondità può rientrare nelle carte a disposizione del tecnico. Il mister ha detto chiaramente che la Salernitana deve fare gol, deve occupare maggiormente l’area e deve farlo con tanti uomini. Il calcio di Liverani nelle sue espressioni migliori ha offerto soluzioni offensive di grande pregio, soprattutto con centrocampisti in grado di esaltarsi e rendere al meglio. Però non è un meccanismo automatico: la palla deve arrivare in certe zone e per avere tanti uomini serve un lavoro di equilibrio.

Le combinazioni che gli attaccanti possono creare sono di qualità perché lo spessore tecnico dei singoli è indubbio. I vari Candreva, Kastanos e Tchaouna hanno dimostrato di avere affinità di coppia e capacità di giocare in sincrono. Dia si è esaltato con giocatori che avessero spunto e piedi per giocare accanto a lui, basta rivedersi alcune combinazioni dell’anno scorso con Botheim che poi hanno esaltato la capacità di finalizzare del senegalese. Il calcio di Liverani possiede tutto questo però non c’è una resa automatica, lo si è visto l’anno scorso a Cagliari quando l’affinità Lapadula-Pavoletti non era chiara e Luvumbo è stato utilizzato senza la necessaria chiarezza tattica. L’esperienza sarda dovrà servire al mister per capire dove sbagliò allora per rimediare oggi.

Rischi. La fase offensiva di Inzaghi era volutamente ridotta al lumicino, con tante preventive per non andare in scompenso. Non è un pensiero gratuito di Superpippo, aveva delle basi legittime. E l’ha detto lo stesso Liverani in conferenza: serve equilibrio e capacità di stare in campo con tanta corsa. Che non significa solo il ripiegamento delle punte. Significa avere una capacità ben precisa di centrocampo e difesa: su questo potrebbe scontrarsi Liverani. Per due ordini di ragioni. Il primo riguarda la retroguardia dove si pone un problema di compatibilità: se tu attacchi con una difesa più alta devi avere difensori in grado di difendere la palla scoperta e ripiegare con rapidità. Sarà molto difficile vedere coppie composte dal trio Fazio-Manolas-Boateng. Giocheranno in alternativa, dando più spazio a Pellegrino e Pirola che saranno importantissimi proprio per garantire costruzione e reattività nelle ripartenze avversarie.

Il secondo grande problema è a centrocampo. Il calcio di Liverani ha bisogno di ordine in mezzo, di un uomo che dia ritmo. E anche quando non è un regista puro almeno qualcuno che sappia dettare certi tempi. La Salernitana non ha certezze di questo tipo. Maggiore può fare il vertice basso ma di un calcio difensivo. Coulibaly potrebbe farlo però perderesti quasi totalmente le sue doti di incursore, utilissime per Liverani e che Paulo Sousa ha saputo esaltare. In conferenza si è ipotizzato Kastanos ma sarebbe da reinventare, così come Martegani che era arrivato a Salerno con quel progetto in testa. Molto potrebbe passare da due nuovi acquisti: Basic potrebbe ritrovarsi a dover fare quel salto tecnico che alla Lazio gli è mancato, Gomis a cui si riconoscono caratteristiche congeniali dovrebbe dimostrarlo in Italia però va lanciato quasi da zero.

In conclusione. A rischi e possibilità vanno aggiunti due fattori: il tempo, che non è tanto, e una nota sottolineata da Liverani stesso. Potrebbe anche essere che la Salernitana non ha le forze per aggredire e giocare più alto, proprio a partire da chi gestirà il lavoro in mezzo. Con la conseguenza che la fase offensiva non sarà così marcata, alimentando determinate paure dell’ambiente. Il mercato ha restituito una rosa più difensiva, rivolta a un modo diverso di gestire la verticalità. Di certo non quello con cui si era partiti in estate, più simile a quello di Liverani. Non è questione di percentuali, di utopie e di disperazione. C’è sempre un equilibrio tattico, una serie di funzioni e di caratteristiche da far incrociare. Liverani lavorerà su questo, già da oggi. Perché poi la testa gira se tu chiedi alle persone di fare cose che possono fare.

La Salernitana è una mistery box: ha ingredienti di qualità però alcuni cozzano con altri. E in mezzo c’è il tecnico che i tempi di un pressure test. Non basterà dire ‘sì Chef Sabatini’ per salvarsi. Già da venerdì dovranno vedersi segnali reali della trasformazione necessaria all’obiettivo. Perché su una cosa Liverani ha già convinto, almeno negli intenti: la volontà di fare punti ovunque.

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui