Nella vita di ognuno, le strade degli incontri conducono inconsapevolmente le une verso le altre. Senza alcuna regola o logica. E’ accaduto così che, alcuni anni or sono, ho avuto l’onore di incontrare sul mio sentiero Marino Bartoletti. Uno di quei giorni da segnare sul proprio diario, di quelli che arricchiscono l’animo, di quelli che non si dimenticano. Uno scambio di mail, in occasione del quale ho sempre avuto la netta sensazione di parlare con un amico di vecchia data, una persona speciale, nonostante non avessi mai avuto il piacere di conoscerlo. E poi, in occasione della seconda edizione del premio giornalistico “Zaccaria Tartarone” nel 2017, il nostro incontrarci di persona. Una stretta di mano grande e calorosa.
Era il 23 ottobre e l’emozione di accompagnare il più grande giornalista sportivo italiano fino a Palazzo di Città, dove erano in attesa i “redattori speciali” di Paperboy, insieme al presidente della cooperativa sociale Il Villaggio di Esteban Carlo Noviello, ai giornalisti ed a tanti appassionati di sport mi faceva tremare le gambe.
Le foto di rito, le dediche, i sorrisi e la pacche sulle spalle. Tutto bellissimo. Come la Sua narrazione di cosa rappresenti ancora oggi lo sport per questo Paese e per la sua gente. Partendo da un ricordo lontano, dal 1952, anno delle Olimpiadi di Helsinki, quando per la prima volta una donna aveva ricevuto l’onore di introdurre la delegazione italiana con in mano il tricolore: era la ginnasta Miranda Cicognani. Marino ci ha raccontato con trasporto di come quello scricciolo di donna (aveva 15 anni in quel momento e la federazione “chiuse” un occhio pur di consentirle di gareggiare) fece innamorare tutto il pubblico finlandese presente all’Olympiastadion di Helsinki quel 19 luglio 1952. Già perchè – ci ricordasti – i finlandesi che avevano accolto l’ingresso degli italiani (“rei” di aver innescato, insieme ai tedeschi, la miccia della seconda guerra mondiale) con bordate di fischi, gradualmente iniziarono ad applaudire fino ad alzarsi in piedi. Lo fecero perchè avevano capito che l’Italia – indicando una piccola donna quale portabandiera – voleva ricominciare da capo dopo la sciagurata parentesi bellica, puntando sulle migliori risorse della società. E chi meglio di una ragazza, da volto pulito e dal sorriso splendido per scrivere una nuova storia. Brividi.
Ci siamo poi visti di nuovo a luglio dello scorso anno, in occasione di una tua venuta a Salerno per un incontro sui valori dello sport, nell’ambito delle iniziative per l’Universiade 2019 in Campania. Eravamo presso il sagrato della parrocchia di Santa Margherita a Pastena. Mi fece piacere consegnarti l’ultimo prodotto dei “redattori speciali” di Paperboy, l’Almanacco Granata per il centenario della Salernitana. E Tu, sfogliandolo con affetto, mi sussurrasti: “Fate sempre cose di qualità, bravi”.
Devo essere sincero: non avrei mai immaginato che il primo numero di “SalernitanaLive” potesse essere aperto dal saluto di Marino Bartoletti. Un onore ed un onere particolare – questo – perchè le parole del più grande giornalista sportivo italiano comportano una responsabilità immane. Che noi di SalernitanaLive accettiamo di buon grado. Grazie di cuore Marino!
“Se oggi qualcuno fa nascere un giornale, vuol dire che è armato di tanto coraggio e di immensa passione. “SALERNITANA-LIVE” è in ottime mani. E – da innamorato dello sport, ma anche della vostra meravigliosa terra – io lo seguirò con l’affetto dovuto a chi fa le cose con amore”
Marino Bartoletti