Di Vincenzo Senatore

Azzerare. È l’unica parola che viene in mente, anche qualche ora dopo la fine della partita, come conseguenza di qualunque ragionamento. Perché nulla si può salvare. E, del resto, dopo un girone d’andata trascorso a collezionare figuracce, ha ormai poco senso parlare del campo. Soffermarsi sugli errori, a volte incredibili, di Belec o sullo score disastroso tanto di Colantuono quanto di Castori. Quello che conta è mettere fine a questo stillicidio, ridare dignità a una piazza che ormai dappertutto fa parlare di sé per la sua smodata passione. Provateci voi, a Firenze o a Napoli, a Roma o in qualche altro covo di sputasentenze, a portare almeno 5mila persone su ogni campo e mai meno di 15mila in casa con una squadra già retrocessa a novembre. Fatelo e solo dopo potrete parlare di Salerno e della sua tifoseria. Senza una nuova società subito operativa meglio staccare la spina che trascinare avanti questo strazio. Perché qui il discorso non si presta a giri di parole o alchimie: solo ripartendo da zero (nuova società, nuova dirigenza, nuovo staff tecnico, giocatori di categoria) si può tentare la mission impossible nel girone di ritorno. Stando alle informazioni che è possibile apprendere siamo alle puntate finali della soap opera. La nuova proprietà potrebbe avere un volto italiano o straniero ma, quel che più conta, dovrebbe comunque essere un gruppo solido e credibile. Ne va della credibilità di tutti, dalla Figc ai trustee che – casomai venisse fuori qualche magheggio – perderebbero la faccia con conseguente danno professionale. L’alternativa a un nuovo corso limpido e in grado di fare davvero calcio a Salerno non esiste. O così oppure meglio chiuderla qui. E, in ogni caso, ripartire da zero.

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