di Giuseppe Barbato
Tutto in bilico: questa è la sintesi del 36° turno di Serie A, nel quale sono stati segnati 33 gol ed è successo qualsiasi cosa possibile e impossibile. Nota di metodo: qui non parleremo di sospetti o biscotti, valuteremo soltanto il campo perché è l’unica cosa da fare.
Partiamo dalla corsa scudetto, dove non è cambiato nulla: il Milan resta a +2 dall’Inter e adesso le restano 4 punti da ottenere per raggiungere il tricolore. I rossoneri si impongono con grande autorità a Verona, dominando il match sia in attacco sia in difesa: annullano, per larghi tratti della gara, le grandi folate degli scaligeri e scardinano con grande facilità il loro sistema difensivo molto aggressivo. Leao domina a tutto campo e gli inserimenti nei mezzi spazi di difensori e centrocampisti costituiscono i gol del 3-1 finale. L’Inter, contro l’Empoli, sbanda nel primo quarto d’ora, andando sul 2-0 sotto e poi rimonta di prepotenza: fondamentale la doppietta di Lautaro Martinez che riporta l’Inter avanti, poi in pieno recupero è Sanchez a chiudere i conti. Gli azzurri giocano la solita gara, fatta di combinazioni offensive e grande reattività.
Nella corsa europea fa un balzo in avanti la Lazio che adesso staziona solitaria al quinto posto: 2-0 alla Sampdoria con un gol per tempo. Le serve tutta la prima frazione per ottenere il vantaggio, grazie al primo gol in A di Patric: nella ripresa i blucerchiati non hanno le forze per rientrare e Luis Alberto chiude i giochi con una giocata d’alta scuola. Dietro, a 59 punti, staziona il trio composto da Atalanta, Fiorentina e Roma. I nerazzurri sbancano La Spezia dopo un match sofferto: nel primo tempo Muriel e Verde tengono il punteggio in parità, nella ripresa parte l’assalto gasperiniano che si risolve nel finale con Djimsiti e il solito Pasalic, al 13° centro stagionale. Lo scontro diretto tra viola e giallo-rossi si risolve nei primi undici minuti: Jack Bonaventura e un rigore, molto contestato, di Nico Gonzales risolvono la pratica. L’unica buona notizia per la Roma è il rientro, dopo dieci mesi di infortunio, di Leonardo Spinazzola: pochi minuti per riprendere confidenza con il campo. Al momento la classifica avulsa tra le tre squadre recita: Fiorentina e Roma 9, Atalanta 0.
Sul fondo la quota salvezza si è alzata, grazie alle vittorie di Genoa e Venezia. I lagunari evitano per ora la retrocessione grazie al lampo di Johnsen in pieno recupero che fissa il risultato sul 4-3 dopo un match altalenante: dopo 20′ il Venezia era sul 2-0, poi è il Bologna a scatenarsi completando la rimonta con uno splendido gol di Schouten. I lagunari, forse letteralmente con l’acqua alla gola, si gettano in avanti e riemergono: anche in questa circostanza si è parlato molto di un rigore contestato, quello del momentaneo 3-3 trasformato da Aramu. La squadra di Soncin ha confermato quella voglia di giocarsela fino al termine già vista a Salerno. Per raccontare Genoa-Juve non bisogna partire dagli errori di Kean e Morata ma da quanto fatto dal grifone nel corso della gara: impalpabile nei primi 70 minuti, dove la Juve era in vantaggio e in controllo, e tutto nel finale con tante occasioni nelle quali Szczesny si è superato con grandi parate. Vedere solo gli episodi non rende la dimensione di un match dove il Genoa ha mostrato tutti i suoi limiti tecnici, il resto sta nella forza mentale di Criscito che si assume la responsabilità dovuta a un capitano e a un leader.
Negli unici match dove non c’erano obiettivi in palio si è visto poco. Sassuolo e Udinese si dividono la posta, un 1-1 dove si segnala solo la grande giocata di Raspadori che ha portato al gol di Scamacca. Torino-Napoli finisce 0-1, con un rigore sbagliato da Insigne e due allenatori che in sala stampa hanno mostrato tutta la loro irritazione: da un lato Juric chiede alla società uno sforzo per migliorare il probabile 10° posto finale, dall’altro Spalletti continua a fronteggiare le polemiche in casa partenopea dopo la discesa dal treno scudetto.