Non ce lo nascondiamo. Sarà scaramanzia o semplice “pretattica” col destino, ma ognuno di noi vivrà questa domenica di vigilia del match all’Adriatico di Pescara a modo proprio. Con rituali ben precisi. Da ripetere a loop. Da far osservare al resto della famiglia come precetti religiosi. Tra sacro e profano, l’attesa di Pescara-Salernitana è e resterà nella memoria dei presenti come uno dei momenti più tesi della storia recente.
Le ansie e le paure sono tante in queste ore. C’è chi si guarda allo specchio e canticchia i cori dello stadio, ma sottovoce, per non farsi sentire da amici e parenti. C’è chi sprofonda in letture pur di distrarre l’animo dall’obiettivo di domani. Chi ancora preferisce dedicarsi alla festa della mamma e ad onorare la tavola, in un rito tra il gastronomico e l’ascetico. Già, la mamma. Sono d’obbligo gli auguri alle mamme del mondo, vero motore di questa umanità così fragile e complessa. Ma auguri anche ad una mamma particolare, la Salernitana. I suoi figli sono tutti accanto a lei. Lo sono sempre stati. C’erano quando al Vestuti le partite si giocavano solo se al botteghino c’era un bell’incasso da consegnare all’ufficiale giudiziario. C’erano quando Agostino faceva tremare le porte avversarie e quando lui fece tremare il nostro cuore. C’erano al San Paolo a sfottere i cugini stabiesi e c’erano anche quando in casa col Venezia si rinunciò alla festa per onorare la memoria delle vittime di Sarno. C’erano anche quando “non c’erano i palloni”, quando in giro per l’italia in tanti ci prendevano in giro e quando abbiamo dato lezioni di tifo. Loro – i figli ultras di questa mamma che ha quasi 102 anni – ci sono e ci saranno sempre.
La paura che Pescara possa serbare qualche amara sorpresa è nel fondo di ognuno di noi. Ma non vogliamo ascoltare il cervello, preferiamo abbandonarci al cuore. Che è pronto ad esplodere di gioia. Devono essere cancellate anche queste ultime ore caratterizzate da episodi vergognosi che nulla hanno a che fare con la tifoseria salernitana (vedi l’aggressione alla figlia di Gianluca Grassadonia, tecnico del Pescara). Lo si farà, a modo nostro. Con quel risultato che tutti sognano ma che tutti tengono ancora stretto in gola, pronto a venire fuori con forza. Tutti gli altri discorsi sul futuro che verrà li lasciamo a tempi più maturi e sereni, ogni elemento e circostanza sarà analizzato e come sempre la verità in ogni ambito della vita verrà fuori. Per ora concentriamoci tutti su Pescara e immaginiamo di essere sulla Napoli-Bari, stipati dentro uno dei tanti pullman granata, alla volta dell’Adriatico. Noi ci siamo col cuore.