di Giuseppe Barbato
Il Napoli prova a scappare, il resto insegue a blocchi. Questa è la sintesi della tredicesima giornata di Serie A, nella quale sono stati segnati 23 gol e ci sono stati due pareggi. Continua la tendenza a vedere pochi segni x: questa settimana, oltre alla Salernitana, si è visto nell’anticipo tra Udinese e Lecce. Buonissimo primo tempo degli uomini di Baroni, concluso in vantaggio col gol di Colombo. Nella ripresa i friulani si scuotono e trovano il pari con Beto, in rete dopo un lungo periodo di assenza. L’Udinese sale a 23 e resta ai margini dell’alta classifica, il Lecce al margine della zona salvezza.
Il 9° posto della Salernitana va collegato al blocco di squadre che le stanno vicine: 5 in 2 punti, con diverse che si sono avvicinate. Per esempio il Bologna che batte in rimonta il Torino 2-1: i granata si fermano dopo due vittorie di fila e un’ora a la Juric. Aggressivi sulla palla, sull’uomo e in palla atleticamente. Il gol di Orsolini, il secondo consecutivo e frutto di una grande azione, sblocca il Bologna che poi completa la rimonta. In loro compagnia anche la Fiorentina che sbanca Marassi. Sampdoria lanciata in avanti ma inconcludente. I viola rispondono con un senso pratico finora mai visto: 5 tiri, 4 in porta, 2 gol.
Al blocco di centro classifica si avvicinano Empoli e Monza, vincenti sul proprio terreno contro Sassuolo e Verona. Agli azzurri basta e avanza il ritorno al gol di Tommaso Baldanzi, solo il gol sveglia i nero-verdi che però non incidono. Pesa il rendimento di Pinamonti, finora delusione stagionale. Il Monza ha ragione degli scaligeri nella ripresa, in un match condizionato dal rosso a Magnani che annulla ogni velleità dell’Hellas. Si segnala, in negativo, il bruttissimo fallo di Sulemana su Sensi, per giunta non ravvisato dall’arbitro. Perone rotto, stagione finita per l’ex-Inter.
Le due sfide della domenica sera premiano Lazio e Juventus che sorpassano Roma e Inter. Nel derby capitolino non pesa solo l’errore di Ibanez da cui nasce il gol di Felipe Anderson. I giallo-rossi non hanno idee, si affidano a folate sterili e l’unico a sembrare davvero sul pezzo è Smalling. Il derby d’Italia è nelle disponibilità dell’Inter per 50 minuti, comprese almeno due grosse palle gol sprecate. La Juve però è sorniona e colpisce alla prima ripartenza buona: vola Kostic sulla fascia, palla in mezzo e Rabiot a rimorchio non sbaglia. Da quel momento l’Inter perde la bussola e i bianco-neri continuano a colpire di rimessa, fino al 2-0 di Fagioli.
Lo abbiamo detto prima nella sintesi iniziale: il Napoli è la regina della Serie A. La vittoria a Bergamo è autoritaria, netta e meritata: una grande dimostrazione di forza. Lo dimostra la reazione dopo il gol di Lookman: il Napoli riprende il filo del gioco e accelera con grande facilità. Osimhen è dominante e come a Roma imprime la sua firma sul match: prima pareggia di testa, poi mortifica fisicamente Demiral e dà a Elmas un assist al bacio per il 2-1 finale. Nella ripresa emerge solo la confusione e il nervosismo degli uomini di Gasperini.
Solo una squadra sembra all’altezza della situazione: è il Milan che resiste a -6. I rossoneri vincono solo al 90° contro lo Spezia, decisivo ancora una volta Giroud. Il dominio di Bennacer e compagni è netto, seppur non finalizzato a dovere. Il vantaggio iniziale di Theo Hernandez sembra già indirizzare il match ma manca quel colpo finale. È qui che lo Spezia risale la corrente, soprattutto nel primo spezzone della ripresa fino al gol di Daniel Maldini. Il resto è solo la rabbia del Milan, amplificata dall’annullamento del bellissimo gol di Tonali. Il lodigiano però non demorde e incide sul match con classe, suo è l’assist per il gol di Giroud.