di Giuseppe Barbato

La Fiorentina di Vincenzo Italiano, giunta al secondo anno di lavoro, sta alternando alti e bassi e non è quella brillante della stagione scorsa. Sono due le principali mancanze rispetto allo scorso anno: l’assenza di Torreira, rimpiazzata con un giocatore diverso come Mandragora, e di un centravanti affidabile. Jovic finora ha deluso e Cabral non ha mai trovato la continuità necessaria. Si tratta, in ogni caso, di una formazione temibile e con degli elementi da prendere con attenzione. La partita con la Sampdoria, seppur indirizzata dopo pochi minuti, ha dato indicazioni importanti. Partiamo da una premessa di metodo:

La ricerca degli spazi. Il calcio di Vincenzo Italiano è molto peculiare. Nelle sue migliori espressioni diventa un tourbillon incredibile che si conclude con il pallone portato in rete, nemmeno spinto. L’anno scorso il perno di questo gioco era Torreira: l’uruguayo, con la sua tecnica e visione di gioco, era la figura ideale. La sua assenza ha obbligato la Fiorentina a ricalibrare la proposta, con risultati altalenanti. Meno gioco di possesso, più conduzioni e inserimenti. La conduzione è affidata spesso a Ikoné e Kouame, i quali giocano molto larghi con l’obiettivo di attaccare la difesa e lasciar attaccare i mezzi spazi con i terzini e le mezzali. I cosiddetti half-spaces (mezzi spazi) sono gli spazi tra i giocatori di una stessa linea. Il gol di Bonaventura domenica è stata un’ottima dimostrazione di tutto questo. La Fiorentina lo sa fare in transizione o quando trova squadre che attaccano per larghe fasi del match, creando quindi un continuo ping-pong tra attacco e difesa. Contro formazioni più chiuse, finora, i viola hanno accumulato tanti tiri ma con pochissima qualità: esemplari le partite con Juventus (1.07 xG con 16 tiri creati) e Spezia (1.5 xG con 27 tiri creati).

La variante Bonaventura. La posizione del centrocampista ex-Milan è molto interessante perché mette in luce un’alternativa importante. I viola partono dal 4-3-3 tipico di Italiano ma Bonaventura non occupa la classica posizione di mezzala destra. Si muove anche più avanzato e centrale, trasformando la squadra in un 4-2-3-1. In questo modo si perde un uomo, almeno formalmente, ma si guadagna gioco tra le linee e opzioni di qualità. Seguirlo per le difese avversarie diventa più difficile, dato che non c’è più il duello 1 vs. 1 a fare da riferimento. Chi dovrà seguirlo dei granata? Probabilmente sarà Lassana Coulibaly ma un inseguimento a tutto campo può essere pericoloso. Servirà una difesa mista, capace di alternare aggressività sull’uomo e gestione della zona. Con la Samp si è distinto anche difensivamente, con sette recuperi: solo Kouame, che su questo aspetto ha numeri da centrale navigato, ha fatto meglio.

Si passa sempre da Biraghi. Prendiamo le ultime due partite stagionali. Con lo Spezia un assist, 4 occasioni da gol e tre passaggi chiave; con la Samp primo per palloni giocati, passaggi in avanti, nella 3/4 avversaria e un assist. Una parte importante del gioco dei viola, compresi i calci da fermo, passa dai piedi del capitano viola. Biraghi a Firenze ha trovato una sua dimensione: quella di un giocatore votato alla verticalità, sia con i passaggi sia con la conduzione palla, e sempre pronto a dare il passaggio vincente ai compagni. Mercoledì il duello con Mazzocchi sarà determinante. Biraghi non è solo cursore di fascia. Contro Spezia e Sampdoria ha messo all’opera uno schema semplice ed efficace: corner a rientrare sul primo palo per Milenkovic che segna senza neanche staccare, sfruttando i centimetri a disposizione. Anche per questo la probabile assenza di Fazio e Daniliuc potrebbe rappresentare un problema.

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