La storia del calcio italiano – non volendo scomodare cugini d’oltralpe, cognati d’oltre Manica e zii celtici – è lastricata di partite “facili”, che qualcuno pensa di aver vinto già prima di ascoltare il fischietto dell’uomo nero (oggi multicolor). Lo ricordava – primo fra tanti – un gentiluomo piemontese, al secolo Vittorio Pozzo. Il trainer dell’Italia che vinse due mondiali consecutivi (1934 in Italia e 1938 in Francia) amava raccontare sulle pagine dei diversi giornali per i quali collaborò l’episodio storico della semifinale in Francia nel 1938 contro la Selecao brasiliana. I verdeoro si presentarono a quell’incontro con la spocchia di chi si sente forte e a cui basta sfiorare la pelota per vincere la gara. Tanto da aver già prenotato aereo e hotel per la finalissima di Parigi. Fatto sta che l’Italia di Pozzo ribaltò ogni pronostico della vigilia, imponendosi 2-1 e beffeggiando così i presuntuosi brasiliani.
Peggio ancora quando si parla di partite facili perchè l’avversario non ha stimoli nè obiettivi da raggiungere. Di episodi ve ne sono tanti da riempire un volume della Treccani (semmai l’abbiate ancora in casa, beati voi), ma ne basta uno. Emblematico. Iconico. Roma-Lecce 1986. I giallorossi di Eriksson, primi in classifica, ospitano in un Olimpico stracolmo di entusiasmo, il Lecce già retrocesso. La vittoria “facile” vorrebbe dire il terzo scudetto della storia capitolina. Ma accade l’imponderabile e i tifosi romanisti ancora oggi ricordano le lacrime amare versate al termine dei 90 minuti di gioco, conclusi con la vittoria per 3-2 dei salentini.
E arriviamo alle cose nostre, di queste ore. La vigilia delle due ultime gare della Salernitana – per qualche sprovveduto – è equivalente ad una formalità da espletare all’ufficio postale. Come effettuare un bonifico o pagare una bolletta telefonica. Niente di più sbagliato. Pensare che Empoli e Pescara si “caleranno le brache” per consentire ai granata di strappare il secondo biglietto per la serie A senza passare attraverso la lotteria dei play-off è quanto di più incosciente esista al mondo. Tenete a mente queste due partite – qualsiasi sarà il risultato finale della Salernitana – e poi provate ad osservare tutto quanto accadrà nel calciomercato prossimo. Troverete alcune risposte probabilmente. L’unico modo che ha la squadra di Castori di affrontare questi 180 minuti al cardiopalmo è con la “cazzimma” solita, senza badare a ciò che accade sugli altri campi. Testa bassa e pedalare. Le somme si tirano alla fine. “Partita finisce quando arbitro fischia”, amava ripetere un arzillo allenatore dei balcani.