Corsi e ricorsi storici. A volta avere traccia di ciò che è stato aiuta a comportarsi di conseguenza. E forse anche meglio. Ciò che sta accadendo in serie A in questi giorni ha del paradossale. I focolai Covid sono ormai all’ordine del giorno in quasi tutte le società del torneo di massima serie, eppure si gioca come se niente fosse. Si gioca nonostante dal governo centrale e dagli enti decentrati (vedi Regione Campania, ad esempio) si continua a ripetere come sia necessaria la somministrazione della terza dose del vaccino contro il coronavirus per poter fermare l’esponenziale aumento della pandemia in questa fase. Ecco perchè sarebbe stato logico e prudente fermare il torneo di A (e non solo) per almeno tre settimane, consentire alla percentuale di vaccinati di crescere in modo considerevole e riprendere le “ostilità” sportive con una prospettiva ed un orizzonte decisamente più lineari e sereni.

Ed invece no. Si deve giocare e le società devono adeguarsi. Il tutto in ossequio al dio denaro ed agli interessi dei network televisivi a pagamento. Sarebbe bastato però un sussulto di dignità – firmato da tutte le 20 società di A – per mettere la Lega spalle al muro. Ed invece ognuno continua a badare al proprio orticello. Accade così che domani sera allo stadio Arechi il Venezia scenderà regolarmente in campo, “approfittando” in modo squallido della situazione che vive la Salernitana, falcidiata dal Covid. 45 minuti di attesa e l’arbitro fischierà la fine di un incontro fantasma che non verrà mai celebrato in quanto la squadra granata non si presenterà al campo. 0-3 a tavolino ed un punto di penalizzazione. La Salernitana però non può lamentarsi a pieno di questa situazione visto che nello scorso torneo di B, a parti inverse, scese in campo pur sapendo che l’avversario di turno (in quel caso era la Reggiana) non si sarebbe presentata in quanto in ginocchio a causa dell’elevato numero di contagiati. Tre punti a tavolino in quel caso, guadagnati senza giocarsela “ad armi pari”, e tre punti persi stavolta per la stessa identica motivazione, cui si aggiunge anche la beffa della penalizzazione.

Non sarebbe stato eticamente ammirevole – al contrario – provare a mettersi seduti tutti attorno ad un tavolo ed “autoimporsi” una solidarietà comune contro le decisioni cervellotiche della Lega? O tutti o nessuno, era questo il motto da adottare. Oggi è tardi e si è in balia del telecomando e degli interessi del palazzo. Ma vi piace proprio questo calcio?

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