Quello che sta per iniziare sarà un torneo di A ancora più difficile e complesso. Lo sanno bene quelli del “palazzo” del calcio, avvezzi per lo più a badare agli equilibri geopolitici interni alla lega; lo sanno gli addetti ai lavori, costretti a commentare un calcio che ricorda solo lontanamente il più bel gioco del mondo. E lo sanno benissimo i tifosi, l’ultimo anello della catena di montaggio, quelli sacrificati da sempre sull’altare degli interessi di un calcio moderno che riscuote sempre più dissensi.
La pandemia Covid-19 è un problema planetario, certo. Poi in ogni nazione ci sono i distinguo e le differenze. In Italia – poi – ci sono addirittura titoloni di giornale che commentano in vario modo le performances dei “no-vax”, quelle dei virologi dell’ultima ora e quelle di un sistema sanitario spesso in difficoltà “non giustificata” rispetto alla gestione della campagna vaccinale. Per ciò che attiene l’accesso agli stadi, tutto dipenderà da due elementi in continua evoluzione: i dati epidemiologici che muteranno le capienze degli impianti e la questione green-pass, al centro di feroci polemiche.
Se le norme di distanziamento, gli accessi e i documenti necessari per poter acquistare il biglietto saranno quelle attuali, gli ultras italiani sono già sul piede di guerra. Molti gruppi hanno annunciato che diserteranno le gradinate in queste condizioni e che faranno rientro allo stadio solo quando si potrà tornare a tifare come sempre, tutti abbracciati, con le sciarpe al collo, i rullanti in azione e i cori, anche quelli politicamente scorretti.
A Salerno è un’altra storia. Speriamo di si, visto che la Salernitana si gioca uno storico torneo di A ed ha stramaledettamente bisogno dei suoi tifosi e della sua gente. Al di là di ogni commento o valutazione rispetto alla gestione societaria ed alla vicenda trust, la maglia granata dovrà essere sostenuta in ogni modo possibile. Nella speranza che il sangue di “San Matteo si possa sciogliere” e accada il miracolo. Ed allora iniziamo tutti a cantare!