“Gli eroi sono sempre immortali agli occhi di chi in essi crede. E così i ragazzi crederanno che il Torino non è morto: è soltanto in trasferta.” (Indro Montanelli)

Il 4 maggio 1949 alle ore 17,05 l’aereo che riportava a casa il Grande Torino dalla trasferta di Lisbona si schiantò contro la Basilica di Superga. Da quel momento gli invincibili granata diventano leggenda.

Il progetto del Grande Torino inizia a prendere forma nel 1939-40 quando il nuovo presidente granata, Ferruccio Novo, riorganizza la società ispirandosi ai modelli delle squadre inglesi. Tra i primi acquisti figurano il diciottenne attaccante Franco Ossola, l’ala Romeo Menti e il goleador Guglielmo Gabetto, oltre agli ex campioni del mondo Pietro Ferraris e Felice Borel. Il Torino viene rivoluzionato anche nella disposizione sul rettangolo verde: viene adottato, infatti, l’innovativo schema denominato “Sistema”, utilizzato con enorme successo dall’Arsenal di Herbert Chapman ed in seguito da Gipo Viani alla Salernitana, da cui nascerà il “Vianema”.

I frutti della nuova organizzazione granata iniziano ad arrivare nel 1941-42, quando il Torino chiude il campionato al secondo posto dietro la Roma. Per la stagione seguente vengono acquistati dal Venezia il regista Valentino Mazzola e l’ala Ezio Loik, mentre dalla Triestina arriva il mediano Giuseppe Grezar. Tutti e tre fanno parte del gruppo della Nazionale guidata da Vittorio Pozzo. Il Torino è la super favorita per la vittoria dello scudetto, ma il sorprendente Livorno mantiene la testa della classifica per gran parte della stagione. Soltanto nelle ultime giornate il Torino conquista la vetta e si aggiudica il secondo scudetto della propria storia vincendo l’ultima partita a Bari con un gol di Mazzola. Pochi giorni dopo a San Siro, il Torino rifila quattro gol al Venezia nella finale di Coppa Italia diventando la prima squadra italiana a compiere il “double”. La sospensione dell’attività sportiva causata dalla Seconda Guerra Mondiale non ferma il Torino che prende parte al Campionato Alta Italia. Con la fine dei combattimenti il campionato di calcio riprende nel 1945-46, suddiviso in due gironi, settentrionale e meridionale, a quest’ultimo prende parte anche la Salernitana. Il Torino si rinforza con gli arrivi del portiere Valerio Bacigalupo, dei terzini Aldo Ballarin e Virgilio Maroso, del centromediano Mario Rigamonti e del laterale Eusebio Castigliano. Dopo essersi aggiudicato il girone settentrionale, il Torino vince anche il girone finale dopo un testa a testa con i concittadini della Juventus: è il secondo scudetto consecutivo.

Nella primavera del 1946 nasce il cosiddetto “quarto d’ora granata”. Si trattava di un momento particolare della partita che i giocatori granata dedicavano ai propri tifosi. Quando il “Toro” affrontava avversari poco temibili, i giocatori granata tendevano a giocare al di sotto delle proprie capacità, finché dagli spalti il tifoso ferroviere, Oreste Bolmida, suonava tre squilli di tromba: era il segnale che i calciatori dovevano far divertire il pubblico. Valentino Mazzola si rimboccava le maniche e strigliava i compagni dando il via al “quarto d’ora granata”. In quei quindici minuti per i malcapitati avversari non c’era nulla da fare e spesso venivano sommersi da goleade. Passato il quarto d’ora, il Torino tornava ad addormentare la partita. I tre squilli di tromba venivano suonati anche quando il Torino era in difficoltà o in svantaggio, dando ai granata la spinta necessaria per ribaltare il risultato. Il Grande Torino vince il terzo campionato consecutivo nel 1946-47 in cui mette a segno ben 104 gol, di cui 29 firmati da Valentino Mazzola, capocannoniere del torneo. L’11 maggio 1947 l’Italia batte 3-2 l’Ungheria schierando dieci calciatori del Torino: l’intera formazione granata era in campo, ad eccezione del portiere Bacigalupo, sostituito dallo juventino Lucidio Sentimenti. È la partita della Nazionale italiana con il maggior numero di calciatori in campo provenienti dalla stessa squadra.

Il dominio del Torino raggiunge il culmine nella stagione 1947-48. Il “Toro” vince il quarto scudetto di fila con 16 punti di vantaggio sulle seconde Milan, Juventus e Triestina, e con 125 gol segnati, un record tuttora imbattuto. A quel campionato di Serie A partecipa anche la Salernitana di Gipo Viani, soprannominata “Granata del Sud”, rivelazione del torneo per il suo “Vianema”. Il match del Filadelfia è un incontro leggendario per la Salernitana. Il Torino dà una dimostrazione di stile agli ospiti campani, accolti alla stazione direttamente dal presidente Ferruccio Novo: una premura insolita per la Salernitana, abituata ad atteggiamenti ostili di certi campi in Serie B e C. La partita con il Torino è arbitrata dal signor Galeati, ex calciatore della Salernitana negli anni Venti. Nel mitico Filadelfia il Torino scende in campo con la maglia bianca per dovere di ospitalità, lasciando ai campani l’orgoglio di indossare la casacca granata. Il “Vianema” risulta inefficace contro il Grande Torino che alla mezzora può già considerarsi vincitore dopo i gol di Gabetto, Loik e Menti. La Salernitana ha uno scatto d’orgoglio al 41’, quando un corner di Margiotta viene deviato in porta da Vaschetto. Nella ripresa il Torino va a segno altre tre volte con Loik, doppietta, e Grezar. All’85’ l’arbitro fischia inspiegabilmente la fine dell’incontro, rendendosi conto dell’errore quando alcuni calciatori erano già sotto la doccia. Il capitano del “Toro”, Valentino Mazzola rassicura gli avversari che in quei pochi minuti non si giocherà sul serio, ma solo per concludere regolarmente l’incontro, visto anche il risultato di 6-1. Salernitana e Torino tornano così in campo in uno stadio ormai deserto. Dopo un paio di minuti il rumeno Fabian riceve palla e inizia a dribblare gli immobili difensori salernitani, arrivando a segnare il settimo gol del Torino. Tutto regolare, ma la Salernitana protesta con Mazzola, il quale con un sorriso e una stretta di mano risponde: <<Scusateci, ma Fabian è straniero e non ha capito bene l’italiano. Vuol dire che quando verremo a Salerno ci darete un gol in più!>>.

Il match di ritorno è un vero e proprio evento storico per il calcio salernitano. Il Grande Torino è ricevuto con grande calore dal pubblico salernitano, entusiasta di ammirare da vicino una delle squadre più forti del mondo. La voglia di mettere lo sgambetto alla capolista è tanta tra i calciatori della Salernitana, che scendono in campo in maglia gialla. La partenza sprint dei padroni di casa si concretizza al 7’: Merlin, servito da Onorato, approfitta di una respinta di Bacigalupo per portare in vantaggio la Salernitana tra l’incredulità e il tripudio del pubblico. La Salernitana continua ad attaccare, mentre i propri tifosi tentano di innervosire gli ospiti con fischi e sfottò ad ogni retropassaggio al portiere. Spazientito da ciò, Bacigalupo chiama a sé il capitano Valentino Mazzola, il quale richiama i compagni battendo più volte le mani: è l’inizio della riscossa torinese. Al 17’ arriva il pareggio firmato da Gabetto. All’intervallo la Salernitana è stremata, tanto che l’argentino Sifredi sbaglia spogliatoio e finisce in quello del Torino. Nella ripresa gli ospiti sono scatenati e conquistano la vittoria grazie ai gol di Gabetto, Ossola e Mazzola per il definitivo 1-4. Al triplice fischio il pubblico si alza in piedi per applaudire le due squadre. Questa sconfitta è l’unica che i tifosi della Salernitana ricordano senza dispiacere, ma con rispetto e orgoglio nell’essere stati per pochi minuti all’altezza del Grande Torino.

Il Torino vince anche gli scudetti del 1948 e 1949, portando a cinque la serie di campionati vinti consecutivi. Quel campionato 1948-49 è l’ultimo del Grande Torino, macchiato dalla tragedia di Superga. Di ritorno da Lisbona, dove aveva perso 4-3 un’amichevole contro il Benfica, l’aereo su cui viaggiava l’intera comitiva granata si schiantò contro la Basilica di Superga. Tra le vittime anche il giornalista salernitano Renato Casalbore, fondatore e direttore del quotidiano Tuttosport, al quale nel 1952 viene intitolata la piazza antistante lo stadio Vestuti.

Nell’incidente persero la vita i giocatori: Valerio Bacigalupo, Aldo Ballarin, Dino Ballarin, Emile Bongiorni, Eusebio Castigliano, Rubens Fadini, Guglielmo Gabetto, Ruggero Grava, Giuseppe Grezar, Ezio Loik, Virgilio Maroso, Danilo Martelli, Valentino Mazzola, Romeo Menti, Piero Operto, Franco Ossola, Mario Rigamonti, Giulio Schubert.
Gli allenatori Egri Erbstein, Leslie Lievesley.
Il massaggiatore Ottavio Cortina.
I dirigenti Arnaldo Agnisetta, Andrea Bonaiuti ed Ippolito Civalleri.
Morirono inoltre tre dei migliori giornalisti sportivi italiani: Renato Casalbore (fondatore di Tuttosport), Renato Tosatti (Gazzetta del Popolo) e Luigi Cavallero (La Stampa) ed i membri dell’equipaggio Pierluigi Meroni, Celeste D’Inca, Celeste Biancardi e Antonio Pangrazi.

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