Basterebbe sfogliare di tanto in tanto un dizionario della lingua italiana per rendersi conto della “povertà” – in termini di concetti e lessico – che emana da una serie di giudizi, lasciati sui social, partoriti da una “pancia” gonfia di livore, preconcetti e – non mancano mai – interessi di piccola bottega. Quanto accaduto alla Salernitana nelle ultime due giornate (le sconfitte con Lecce e Sassuolo) fa parte di un gioco – il calcio – che nella sua forma più arcaica veniva praticato dai legionari romani ben prima della nascita di Cristo. E di cose da allora ne sono accadute, tra guerre, pestilenze e emergenze climatiche. Quanto accaduto alla Bersagliera fa parte del gioco, nel senso che tutto il nostro rincorrere tattiche, moduli, interpretazioni, campagne acquisti, sogni e incubi, può essere tradotto con un semplice termine: sport. E nello sport si vince e si perde, per tutta una serie di motivazioni, alcune delle quali ascrivibili anche al volere degli Dei.

In questo caso, la Salernitana le cose se l’è complicate da sola, mutando in creatura arruffona e confusionaria, priva di piglio e cazzimma, alla mercè di qualsiasi avversario. Di chi siano le colpe, le responsabilità, sarà compito della società appurarlo. E lo farà, statene certi, perchè si tratta di una società sana che ha davvero a cuore la Salernitana e la sua gente. A differenza di ciò che accadeva da queste parti fino al 31 dicembre 2021, quando delle sorti della Salernitana alcuni se ne infischiavano altissimamente, altri stavano in religioso silenzio per non disturbare “il capo” mentre tanti (per fortuna) provavano ad alzare la voce per denunciare quella esistenza vissuta in una condizione vicina al codice penale.

La caccia alle streghe che allora andava fatta, per estirpare da Salerno quel “male” che ci aveva trasformati in zimbello italico da esporre negli stadi del Paese come “trofeo”, non fu fatta da tutti: si astennero quelli che avevano interesse a che tutto restasse come prima, affinchè la “macchina” Salernitana continuasse a lavorare a pieno regime per consentire alla “sorella maggiore” di poter gestire al meglio conti, trasferimenti, partite di giro e altre amenità del genere. Oggi invece, alla prima vera difficoltà, gli stessi dell’epoca utilizzano lo strumento dei social per spargere veleni e chiedere la decapitazione di teste in quantità industriale. Mentalità da provinciali – questa – che non riesce a vedere al di là del proprio naso, che vive e si alimenta di piccole prebende sotto varie forme. La critica è altra cosa. La critica sportiva nel calcio è innanzitutto doverosa (e ci sono tati colleghi che esercitano questo esercizio giornalistico nel miglior modo possibile), è strumento di crescita, osservazione della realtà, analisi dei numeri, valutazione delle condizioni. Altro insomma. E solo la critica sana è bene accetta in questa fase, unicamente finalizzata al bene della Salernitana. Il resto è pattume, inaccettabile per chi – come i 5000 di Sassuolo – si sobbarca autostrada, sonno e Borghetti pur di non lasciare sola la Bersagliera.

Detto questo e posto i paletti davanti a questa nuova “ondata” di barbarie mediatica, l’appello a tifosi, ambiente e organi d’informazione è quello di far tutti la propria parte, con obiettività, senza pregiudizi, per indirizzare le energie nella stessa direzione. Cresciamo tutti insieme e isoliamo questi latrati di mediocrità. E’ solo pattume!

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