di Giuseppe Barbato

La giornata degli allenatori toscani: così si può sintetizzare questo 27° turno, nel quale sono stati realizzati 27 reti e nel quale le tre squadre protagoniste hanno in comune questo carattere geografico. Ovviamente è una simpatica coincidenza, tuttavia le vittorie di Napoli, Juventus e Cagliari raccontano anche di chi siede in panchina.

Partiamo dagli azzurri che all’ultimo sussulto sbancano l’Olimpico con uno splendido gol di Fabian Ruiz che fa il paio con le altre due marcature del match, di Insigne e Pedro, anch’esse di ottima fattura. Lazio e Napoli hanno dato vita a un match equilibrato, vinto con merito dagli ospiti per la crescita avuta nel corso della gara. La Lazio può recriminare per le occasioni avute ma fa i conti col fatto di essere un gradino sotto rispetto alle big del torneo. La Juventus, nella vittoria esterna a Empoli, mostra i pregi e i difetti tipici del mondo di Max Allegri: letale quando necessario, ancora afflitta da pericolose pause quando non dovrebbe. Per il resto è già la Juve di Dusan Vlahovic e non lo dice la doppietta realizzata, bensì le giocate, i movimenti spalle e fronte porta, la fisicità, l’intensità dello scontro con i centrali empolesi. La squadra si appoggia tanto a lui e lui non si sottrae. Walter Mazzarri ha plasmato il Cagliari e lo sta guidando verso una salvezza che sembrava davvero irreale un paio di mesi fa, con alcuni giocatori che stanno avendo i migliori rendimenti della loro carriera. Un esempio interessante è Bellanova, autore della prima rete sarda: oggetto misterioso nel Pescara retrocesso in C l’anno scorso, cursore di fascia di quantità e qualità quest’anno. Se poi Cragno torna ai suoi livelli, come si è visto nella strepitosa parata su Pjaca, allora diventa dura per le avversarie che lottano per mantenere la categoria.

Napoli, Juve e Cagliari: tre squadre per tre lotte diverse. Lo scudetto, i posti europei e la salvezza. Situazioni diverse dove si sono viste cose interessanti. Partiamo dalla prima dove c’è la crisi delle due milanesi che perdono due buone occasioni contro Udinese e Genoa. Il Milan lamenta qualcosa sul fronte arbitrale ma mostra di nuovo la sua tendenza a specchiarsi contro squadre di bassa classifica. Anche stavolta Leao risponde presente mentre altri no e l’Udinese, come il topolino, minuto dopo minuto rosicchiano il campo e alla fine trovano il formaggio: un punto a San Siro che fa classifica. L’Inter a Marassi per certi versi fa peggio: torna a casa con un brutto 0-0, subisce l’aggressività enorme su cui Blessin ha plasmato il Genoa e nel secondo tempo tiene palla senza mai indirizzarla nello specchio.

Alle spalle della Juve tengono il passo Atalanta e Roma. La Dea archivia la pratica Samp con un netto 4-0, match a senso unico che si segnala per la doppietta di Koopmeiners, e ritrova una vittoria che in campionato mancava dal 12 gennaio. Se sia un sussulto o un segnale di ripresa vero potrà dircelo solo la sfida incrociata contro i giallorossi di sabato prossimo. Gli uomini di Mourinho ci arriveranno dopo aver strappato all’ultimo secondo e subendo calci in faccia (il fallo di Maggiore su Zaniolo che ha provocato il rigore poi segnato da Abraham) la vittoria dal Picco. Match condizionato dal rosso, molto contestato, ad Amian che ha lasciato lo Spezia in dieci per tutta la ripresa, nella quale la Roma ha sbagliato tantissimo: un po’ per errori suoi, un po’ per merito del solito Provedel. Ai margini della zona europea si trova la Fiorentina che perde terreno con la sconfitta di Reggio Emilia, nella quale i viola erano stati bravissimi a recuperare lo svantaggio iniziale. Merito di Cabral, primo gol italiano per lui, e di un buonissimo secondo tempo. Ma non avevano fatto i conti con un grande Berardi, ispirato come lo si è visto all’Europeo, che ha ancora il tempo per passare a Defrel la palla del 2-1 finale.

Nella zona salvezza il Cagliari ha staccato il Venezia che ora resta da solo al terzultimo posto, grazie alla sconfitta nel derby veneto col Verona. Il match è deciso dalla tripletta di Giovanni Simeone, che recupera in 90° la lunga astinenza, e dal dominio dei gialloblu: gli uomini di Tudor hanno un altro passo, un’intensità ingestibile per un Venezia che vorrebbe essere metodico e ragionare col fioretto ma deve utilizzare la spada se vuole raggiungere la salvezza. Il tempo è sempre di meno e le partite sempre più feroci.

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