di Giuseppe Barbato

Sono passati 29 anni quando le agenzie di stampa diedero la notizia della morte di Agostino di Bartolomei, suicida nella sua casa di Castellabate. La notizia scosse l’intero mondo del calcio, a cominciare dalle tifoserie che lo hanno celebrato e i compagni di squadra sgomenti. Tanto tempo è passato da allora ma il ricordo resta vivissimo: libri, film, spettacoli, iniziative sociali, tornei e tanto altro portano il nome di Ago o solo legate a lui.

A rafforzare tutto questo soprattutto due squadre: la sua Roma, dove Ago è nato e cresciuto, e la Salernitana, ultima tappa del suo cammino da calciatore. Non a caso le sfide tra i due club vivono sotto un cielo particolare, una commistione pure nella tensione della partita nel nome del campione che non c’è più. Una comunanza che non si può spegnere, mantenendo intatte le differenze. Nel corso dell’anno i due club hanno ribadito, con piccoli e grandi gesti, come Di Bartolomei sia una figura centrale: la Roma lo ha fatto portando il trofeo Primavera, vinto a Salerno e ai tempi da un giovanissimo Ago, al cimitero di Castellabate, dov’è sepolto, e poi dalla moglie Marisa. La Salernitana ricordandolo in occasione della prima stagionale, proprio contro i giallo-rossi.

Indimenticato nel cuore delle tifoserie che da ore condividono una foto, un pensiero, un messaggio o anche solo un bacio al cielo. Un segno che restituisca quando Di Bartolomei, uomo e calciatore, abbia dato in carriera con la presenza, i gol e le vittorie. Un amore che vivrà per sempre.

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