Di Giuseppe Barbato

È il 45° del primo tempo: Frattesi è appena entrato in area e viene contrastato da Gagliolo che con un intervento deciso toglie il pallone dalla disponibilità del centrocampista nero-verde. L’arbitro Giua e il secondo assistente hanno una buona visuale e non hanno dubbi: è rigore per il Sassuolo. Anche i tifosi della Salernitana hanno una buona visuale e non hanno dubbi: Gagliolo ha anticipato l’avversario con i tempi giusti, prendendo soltanto il pallone. La storia della partita la sappiamo: l’errore della terna è evidente e solo l’intervento del VAR metterà le cose a posto. Quello che raccontiamo qui è un’altra storia: è la reazione sugli spalti del Mapei Stadium. I 2500 cuori granata assiepati nella tribuna nord, cioè il settore ospiti, sono furiosi. Ciò che colpisce è che le stesse reazioni si registrano anche nelle gradinate dello stadio: sono decine i tifosi granata, ben visibili grazie alle maglie che indossano, che si alzano in piedi e hanno le stesse rimostranze.

Tifosi che hanno sfidato il limite del 50%, imposto dalle ragioni sanitarie, e le prescrizioni del Sassuolo per evitare di ostentare il colore granata in altri settori. Nessuno le ha seguite perché non si può mettere un freno alla passione. Un tifoso, incontrato sugli spalti, mi racconta che venerdì contatta la società emiliana per capire se ci siano, in extremis, ulteriori disponibilità di biglietti. Gli risponde una dipendente del Sassuolo che lo esclude e poi, come se fosse una confessione, aggiunge che solo quel giorno ha già ricevuto decine di telefonate analoghe: “in tanti anni di Serie A non abbiamo mai visto una cosa del genere, siete speciali”. Altri tifosi, nonostante la sconfitta, si davano già appuntamento per la trasferta di La Spezia. Quando senti questi racconti pensi a un vecchio striscione della Curva Sud, esposto molti anni fa in un periodo non brillante della Salernitana: siamo i soli a non tradire mai.

Le immagini e le fotografie parlano da sole: tifo incessante, colorato e civile. I numeri sono quelli di una tifoseria che segue una squadra prima in classifica, trascinata dall’entusiasmo, e non quelli di una che giace sul fondo della graduatoria. Se ieri, fuori dal casello di Reggio Emilia, avessero scritto “uscita stadio Arechi” nessuno avrebbe notato la differenza. La partita, vista dagli spalti di un impianto di Serie A e potenziale esempio per un restyling del ‘Principe degli stadi’, è quella di sempre: una Salernitana generosa, che suda e sbuffa, ma più di questo non sa fare. Latitano le conclusioni, soprattutto nello specchio, e l’attesa di Bonazzoli, nome sulla bocca di tanti che sperano in una svolta, si spegne sul salvataggio di Rogerio. Il Sassuolo non è quello dell’anno scorso ma ha quel mix minimo di idee e qualità per vincere: tutto questo alimenta i rimpianti, perché un punto era possibile, ma non la rassegnazione. “La gente vuole il gol” cantavano Elio e le storie tese: bisogna avere pazienza e continuare a cantare. Anche sotto la pioggia perché c’è un’altra cosa che non tradisce: il meteo nelle trasferte balorde, contro squadre di piccole città e grandi risultati. In B era Cittadella, in A è Sassuolo.

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