di Giuseppe Barbato

Domen Črnigoj è l’ultimo arrivato in casa granata. Il giocatore sloveno, cresciuto a Koper-Capodistria, torna in una città di mare dopo i due anni e mezzo in Laguna e i cinque sul lago di Lugano. L’esperienza in Svizzera costituisce la parte principale della sua carriera, ideale per conoscerne qualità e difetti. Abbiamo chiesto a Patrick Locatelli, giornalista di RSI Sport (Radiotelevisione Svizzera Italiana), un profilo a tutto tondo di Črnigoj.

Nicola ha chiesto una mezzala che abbia tempi d’inserimento e capacità di reggere l’impatto fisico con l’avversario: Črnigoj corrisponde a questo profilo?

Dal punto di vista atletico è certamente l’uomo perfetto per Davide Nicola: ha tempi d’inserimento, ha una fisicità senza eguali, può giocare per fiato e muscolatura 180 minuti a partita. È un profilo molto versatile: per anni ha giocato più da ala che da mezzala, copre tutta la fascia e si butta in attacco. Questo per quanto riguarda il suo impatto fisico. Mi lascia un po’ in dubbio la sua presenza a livello tecnico: non è certamente un giocatore tecnico, non gli si può chiedere un gioco alla Nicolussi Caviglia o alla Bohinen. Non è per questo che è stato presto.

È sicuramente una freccia utile all’arco di Nicola proprio perché può ricoprire più ruoli: può fare la mezzala, il centrocampista centrale. A Venezia ha fatto anche il mediano ma lo vedo in difficoltà, almeno per il livello della Serie A. Può recuperare tanti palloni ma non altro. Ha i numeri per inserirsi in area senza alcun problema, da quel punto di vista lo ritengo interessante per versatilità e duttilità se utilizzato come incursore. Tecnicamente ha delle lacune importanti che gli hanno precluso possibilità in nazionale slovena. A Lugano ha avuto diversi infortuni. Ultimamente, vedendo i dati, è stato più costante dal punto di vista infortunistico.

Črnigoj arriva a Lugano nel 2015 dal campionato sloveno, in un momento particolare per i bianco-neri perché l’allenatore di quel Lugano era Zeman: come andò quella stagione, anche nel rapporto col boemo?

La stagione 2015 del Lugano è particolare: torna in Super League dopo oltre un decennio, con un fallimento nel mezzo. Lo fa con Zdenek Zeman perché il presidente di allora, Angelo Renzetti, è un romantico, un sognatore, simile a Danilo Iervolino. Renzetti trova in Zeman un elemento di assoluto valore. Riesce a portarlo a Lugano per una stagione. Il Lugano quell’anno si prefissa la salvezza come obiettivo, arriva risicata all’ultima giornata con una vittoria per 3-0 sul San Gallo. Črnigoj in quella stagione è uno degli elementi più importanti perché è uno dei trascinatori della squadra, segna anche nell’ultima decisiva partita.

Viene utilizzato come esterno destro e fatto galoppare sulla fascia. Il suo elemento è la corsa, il fiato, l’atleticità. Il terreno dove riesce a esprimersi con maggior efficacia. Il rapporto con Zeman è quello che Zeman ha con tutti: freddo, distaccato. Molti giocatori si lamentavano della preparazione che però portò i suoi frutti perché il Lugano nelle ultime giornate vinse alcune partite con il fiato, il fisico. Il rapporto personale con Črnigoj non lo conosco però veniva utilizzato secondo le sue caratteristiche. Zeman in una conferenza stampa diventata famosa qui disse ‘difficile far fare ai cavalli chicchirichì‘. Secondo me Črnigoj è un bel cavallo e tale deve rimanere.

Črnigoj ha trascorso cinque anni in Canton Ticino, il periodo principale della sua carriera: qual è l’immagine che ha lasciato?

L’immagine che abbiamo è quella di un giocatore incompleto. Uno con cui si poteva fare una plusvalenza e non ci sono riusciti. Andava valorizzato e nel Lugano di quel tempo non ha trovato più spazio, malgrado per anni abbia occupato la fascia destra. È stato fondamentale, un po’ la scostanza per via degli infortuni. L’inizio della stagione 2019-2020, l’ultima a Lugano, l’ha visto un po’ in ombra da parte del tecnico Maurizio Jacobacci.

A Lugano ha trovato la sua dimensione, ha avuto la sua fase di mini-sviluppo, la sua mini-esplosione ma poi ha trovato il ruolo di poli-strumentista a Venezia. Lì ha scavato il solco a metà campo dove a Lugano non eccelleva assolutamente, visti i piedi. Ha portato tanti gol, tanti assist però non eccelleva per scelte. Era un giocatore che faceva anche arrabbiare perché se ne intravedeva il potenziale crescente ma non è mai esploso. A Venezia ha fatto uno step. Può servire alla causa se, citando ancora Zeman, lo si utilizza come cavallo e non gli si chiede di fare chicchirichì.

Fonte foto: ussalernitana1919.it

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