Domenica sera la Salernitana affronterà la Roma nella prima gara casalinga della stagione. Per l’occasione, noi di Salernitanalive abbiamo avuto il piacere di scambiare quattro chiacchiere con Federico Baranello, giornalista e direttore del sito GliEroidelCalcio.com, nonché grande tifoso della Roma.

Innanzitutto, di cosa si occupa il portale GliEroidelCalcio.com?
“La testata giornalistica GliEroidelCalcio.com si occupa di storia del calcio, di collezionismo calcistico e di tutto ciò che è cultura nell’ambito del calcio. Quindi anche di rappresentazioni teatrali che portano il calcio nei teatri e nei cinema piuttosto che le poesie. A tal proposito Umberto Saba scrisse alcune poesie sulla Triestina. Insomma cercare di elevare il calcio dal classico calcio urlato a qualcosa di più culturale. Questo è un po’ il nostro obiettivo. Raccontiamo il calcio attraverso le interviste dei protagonisti negli anni, facendo anche ricerche documentali. Noi abbiamo tutta la Gazzetta dello Sport dalla fine dell’Ottocento, quindi dal primo numero, sino ai primi Duemila, dove facciamo tutte le ricerche storiche e quant’altro. Questo è il nostro focus. E ovviamente anche al collezionismo perché io vengo da quel mondo. Io sono appunto tifoso della Roma e colleziono biglietti delle partite della Roma a partire dagli anni Quaranta. Quindi raccontiamo anche la storia di tutti i collezionisti, ovviamente di tutte le squadre, perché se ti piace il calcio ti piace la storia di tutte le squadre, poi il cuore è un’altra cosa e quello per me batte solo per la Roma. La storia del calcio riteniamo sia bella tutta fondamentalmente. Perché quello che diciamo sempre è che tu puoi raccontare la storia di un paese attraverso il calcio. Puoi raccontare la storia di una comunità, magari piccola, attraverso il calcio. Possiamo raccontare il periodo del fascismo: nel calcio l’Italia vinse i Mondiali nel 1934 e nel 1938, le Olimpiadi nel 1936 e vennero costruiti oltre 2500 stadi in tutto il paese. Possiamo raccontare la storia della nascita dei sindacati o il movimento del ’68 parlando di calcio: i giocatori capelloni, la nascita del sindacato dei calciatori, quindi la protesta. Ci sono giocatori che hanno incarnato la protesta o che in quel periodo volevano essere qualcosa di diverso, parliamo di Best o di Zigoni in Italia e tanti altri. Possiamo parlare della rinascita di una nazione, come ad esempio nel 1982. I Mondiali del 1982 sono stati la rinascita di un paese per noi. Si veniva dagli anni di piombo e in quel periodo l’Italia diventa un po’ il centro del mondo. La Serie A diventa il campionato più bello del mondo in quegli anni e tutti i calciatori decidono di venire in Italia. Non c’è un calciatore importante o famoso che non abbia giocato nel nostro campionato. Basti pensare a Zico nell’Udinese. Zico era uno dei più grandi calciatori del mondo e giocava nell’Udinese. Un po’ come se Messi oggi giocasse nel Sassuolo. Questo per dire quanto è bella per noi la storia del calcio e quanto noi ci spendiamo per far sì che le persone, soprattutto i giovani, sappiano queste cose. Raccontare la storia del nostro paese attraverso il calcio è il nostro fiore all’occhiello”.

Come è nata l’idea di aprire il sito GliEroidelCalcio.com?
“Sicuramente dalla passione per la storia del calcio e del collezionismo. Perché non c’era una cosa di questo tipo. O meglio, puoi trovare il sito che racconta la storia di una determinata squadra o che racconta una cosa particolare oppure un articolo sul collezionismo, ma qualcosa come questa che abbiamo creato noi di fatto non esisteva. Noi facciamo giornalmente rassegna stampa su questi temi; facciamo quotidianamente nostri articoli e abbiamo anche stretto degli accordi per avere dei video con DAZN. Io credo che si è colmata una lacuna che esisteva nel mondo dell’informazione in relazione a questi temi, cioè alla storia del calcio, al collezionismo e alla parte culturale del calcio a tutto tondo. È un po’ questo l’obiettivo che ci ha mosso, ovviamente partendo da quella che è una cosa fondamentale, ovvero la passione nel raccontare questo”.

Passando alla Roma, come giudica la passata stagione e da dove partono i giallorossi?
“Parlo da tifoso, ovviamente. La Roma viene da un periodo in cui si era demotivati e psicologicamente abbattuti, nonostante siano state raggiunte le semifinali di Champions ed Europa League. Questo perché non si vedeva, secondo me, un futuro. Fonseca, ha avuto sì qualche merito, ma ritengo che probabilmente questa è una piazza troppo importante per un allenatore come lui. Questa è una piazza che va domata e quindi ha bisogno di uomini forti. Fonseca forse è troppo educato. Questa è una piazza dove hanno fatto bene gli uomini forti. Penso a Capello o a Liedholm, il quale col suo carisma riusciva a domare la piazza. Entrambi avevano un carisma ineguagliabile e Mourinho, in questo senso, ne ha da vendere. Anche la nuova società sta lavorando bene. E’ arrivata lo scorso anno ed ha fatto del silenzio la sua maggiore arma, evitando i proclami delle passate gestioni. Credo che la piazza al momento abbia bisogno di questo, cioè una proprietà che lavori senza declamare troppo e questa è un’arma vincente. Poi, ovviamente, da qua a vincere c’è tutto un mondo, però sembra che si siano gettate delle basi solide. E’ una società molto attenta a tutta una serie di particolari, come anche costruire un rapporto con la tifoseria che con Pallotta si era un po’ deteriorato per mille motivi. Credo che in questo momento ci sia da parte del tifoso una speranza, si intravede un metodo di lavoro, si intravede la luce in fondo al tunnel. C’è una sorta di coraggio quasi collettivo, condiviso, che prima non c’era. Per esempio, l’altro giorno Mourinho diceva che è un peccato che i calciatori non ascoltino l’inno della Roma prima di entrare in campo. Ecco, questi sono quei messaggi che questa piazza cerca. Sono quei messaggi che danno carica, un’esortazione che dalle nostre parti riassumiamo con “daje”. Ecco, c’è una sorta di “daje” collettivo che secondo me prima mancava”.

Cosa pensa del mercato svolto fino ad ora dalla Roma?
“Anche sul mercato si è vista una programmazione. Ricordo Pinto che ad inizio mercato diceva di voler allestire una squadra di circa 17 calciatori più un gruppo di giovani. Si sta facendo esattamente questo, quindi trovare fatti che danno continuità alle parole, credo che sia molto importante. Ovviamente bisogna abbassare anche il monte ingaggi, infatti, ci sono una serie di esuberi come Pastore e Nzonzi che non sono utili alla causa e che hanno uno stipendio pesante. Questo non consente di acquistare quelle due pedine che servono per completare la rosa. Tutto sommato sembra, almeno in questo inizio, che abbia fatto propri gli insegnamenti di Mourinho ed appare come una squadra abbastanza tosta. Il mercato ha visto la Roma assoluta protagonista perché sono stati spesi circa 90 milioni, e sono poche le società in Italia e in Europa a farlo. Vuol dire che c’è la volontà di voler tornare ad essere protagonisti e che c’è un lavoro dietro. Non è detto che si vince per forza, però si inizia ad alimentare una passione e una voglia che si vedrà anche stasera contro il Trabzonspor. Credo che si sfioreranno le 30.000 presenze, che sarebbe il tutto esaurito visti i problemi di distanziamento e quant’altro. Credo che si sia riportato un nuovo entusiasmo intorno alla Roma”.

Come ha visto la Roma nel debutto in Serie A contro la Fiorentina?
“L’esordio è andato bene con la Fiorentina. È andata bene anche l’andata di Conference League in Turchia. Stasera ci sarà il ritorno all’Olimpico ed il passaggio del turno è ancora in bilico, però si ha la sensazione di avere una squadra che quanto meno combatte e non si arrende. Poi si può non vincere, questo è evidente, però sembra di essere sulla strada giusta”.

Qual è la posizione degli ultras della Roma sulla riapertura degli stadi?
“Sugli ultras non conosco, non facendo parte di quel mondo. Sicuramente queste norme anti-Covid non sono state prese benissimo da tutto il mondo degli ultras. Se ti dico, invece, sui tifosi in generale al di là di tutto, perché ci sono le idee personali di ognuno, mi sembra di capire che anche stasera ci sarà il pienone. Credo che la gente, i tifosi, abbiano voglia di essere vicini alla squadra”.

In vista di domenica, come vede la Salernitana dopo la sconfitta di Bologna?
“Credo che sarà un campo difficile. Proprio perché reduce da una sconfitta ci sarà una Salernitana assolutamente agguerrita che davanti ai propri tifosi non vorrà fare brutta figura e quindi la Roma, come chiunque verrà a Salerno, dovrà impegnarsi, mettercela tutta ed è un po’ questo anche la natura di questo sport. E’ bene che nessuno prenda sottogamba un impegno di questo tipo. Salerno è una piazza sicuramente calda e come tale va affrontata senza sottovalutare l’impegno, proprio perché in questo momento credo che la voglia di fare, non dico tre punti, ma di mettere, come si suol dire, del fieno in cascina sia importante. La Salernitana immagino che punti quanto meno ad una salvezza tranquilla, penso che sia questo l’obiettivo. Sarà una partita difficile perché chi lotta per la salvezza ha sempre il coltello tra i denti. Inoltre, bisognerà fare i conti con una piazza che immagino inciterà a dismisura la propria compagine, come giusto che sia. Credo che la Roma debba fare molta attenzione, ma ripeto come tutte quelle che andranno a Salerno a cercare di portar via i tre punti. Credo che non sia cosa facile”.

Salernitana-Roma è anche la partita di Di Bartolomei, che ricordi ha di lui?
“Di Bartolomei è una figura che ovviamente se parliamo di Salernitana e Roma non si può prescindere. Se mi chiedono chi è il capitano della Roma, per me è in assoluto Di Bartolomei, ancora oggi, non c’è Totti che tenga, per quel che mi riguarda. Perché era proprio una filosofia di calcio. Ne “Il manuale del calcio”, il libro di Agostino Di Bartolomei, che pubblicò poi il figlio riprendendo i suoi appunti, viene trasmessa la semplicità di questo gioco. Dice Di Bartolomei: <<Si ammira sempre la semplicità con la quale un grande campione rende facile le cose, anche le più complicate. Ma cosa c’è dietro questa semplicità? Sinceramente doti naturali, ma anche tanto lavoro, studio e concentrazione per essere sempre al meglio>>. È un po’ questo il concetto di semplicità di Di Bartolomei, cioè tanto lavoro, abnegazione, la passione, quindi l’allenamento, lo studio dei movimenti, le posture, come si calcia una punizione, fondamentale in cui lui era un leader, e la concentrazione per essere sempre al meglio. Sembra qualcosa di molto lontano dai calciatori attuali che, come diceva Gianni Mura, hanno più tatuaggi che idee. Invece, Di Bartolomei incarna un calcio importante, un calcio semplice, un calcio dove l’abnegazione, lo studio e l’allenamento sono le fasi importanti per arrivare ad essere un uomo prima e un calciatore poi. Queste sono le chiavi di questo sport. Poi c’è tutto il decalogo di Di Bartolomei dove si parla di lealtà con l’avversario, con l’arbitro. Ricordiamo che Di Bartolomei era uno che andava dall’arbitro con le mani dietro la schiena, perché voleva dire la sua ad alta voce, però in maniera composta. E questo ti rende un leader rispettato, un leader carismatico, un leader silenzioso. La leadership di Di Bartolomei è una leadership silenziosa che va sull’esempio. Quindi la lealtà, il capire che non si può vincere una partita da soli, che il calcio è appunto un gioco di squadra, di rispetto nei confronti degli arbitri e dell’avversario. Nel suo decalogo c’è anche l’alimentazione, quindi l’allenamento, il mangiare bene da atleta, l’attenzione agli infortuni. È questa la semplicità di Di Bartolomei. Un uomo che nella Roma ha scritto la storia. È stato il capitano di uno storico scudetto ed ha vinto tre Coppe Italia, dopo essere partito dalle giovanili, vincendo quindi campionati e coppe primavera. Per non dimenticare la finale di Coppa Campioni con il Liverpool che ci ha segnato a tutti e a lui probabilmente in maniera particolare, tanto poi da doverne, con quella ricorrenza dieci anni dopo, decidere quel gesto estremo. Ma anche con la Salernitana ha fatto la storia. Ha contribuito con gli ultimi due anni della sua carriera, dal 1988 al 1990, a portare in cadetteria i granata in quella famosa promozione dopo oltre vent’anni di assenza, portando anche qui la fascia di capitano al braccio. Ecco in occasione di Salernitana-Roma dovremmo tutti ricordare Agostino Di Bartolomei. Perché credo che l’uomo in primis e il campione poi debbano essere assolutamente ricordati. Di Bartolomei è uno di quelli che ha scritto pagine indelebili della storia del nostro calcio”.

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