Roma-Salernitana. I ricordi sono una delle esperienze sensoriali che emozionano maggiormente. E se in tema di ricordi l’argomento è quello della maglietta granata, allora il connubio è praticamente ideale. La storia che sto per raccontarvi è stata vissuta in presa diretta dal sottoscritto, allora semplice redattore sportivo di un quotidiano locale di Salerno.
La partenza sotto il diluvio
La prima trasferta in serie A non si poteva certo mancare. E così quel 12 settembre 1998, insieme al club Padre Carmelo Corvo di Baronissi, prendo la strada verso la capitale, ignorando del tutto il finale cui sarei andato incontro. La partenza avvenne in mattinata verso le 10, sotto un autentico diluvio, dalla zona del convento dei francescani. A bordo dell’autobus soprattutto persone anziane e tante donne. Il clima che si respira è di quelli tranquilli, tipici di una scampagnata. A bordo il vino rallegra le ore di viaggio, si canta e si spera in un’impresa dell’Armata Rossi.
L’arrivo a Roma e la ressa ai cancelli dell’Olimpico
Si arriva nella capitale con abbondante anticipo. Tutte le operazioni logistiche previste dalla questura di Roma vengono svolte in modo relativamente organizzato, tranne l’ingresso allo stadio. Una volta dentro le “mura” dell’Olimpico e senza che nessuno riuscisse a verificare se avessimo o meno il biglietto d’ingresso, all’improvviso una ressa infernale ci spinge verso i varchi dove i poliziotti altro non fanno che creare un tappo. Ad un certo punto, tra urla e spintoni, il varco si apre e veniamo sospinti – quasi volando a mezzo metro da terra – verso le scale della curva Nord, superando non so come le transenne abbattute. E così arriviamo in curva e ci sistemiamo, iniziando a cantare a squarciagola.
Il ritorno a casa e il vile agguato dei napoletani
Con l’amaro in bocca per il 3-1 incassato dai giallorossi di Zeman, ci incamminiamo tutti e 13mila verso Salerno. Nessuno però aveva previsto che proprio sulla Roma-Napoli sarebbero confluiti anche i pullman dei tifosi napoletani, di ritorno dalla trasferta di Pescara. Una miscela esplosiva che non poteva non avere conseguenze. Una volta fermi nell’area di servizio di Caianiello, veniamo letteralmente assaliti da un gruppo di teppisti napoletani, armati di catene e bastoni. I vetri dell’autobus iniziano ad andare in frantumi, si sentono i colpi contro le pareti in lamiera dell’automezzo. Noi a bordo terrorizzati ma pronti allo scontro quasi inevitabile. Non avendo nulla con cui provare a difendermi, afferro lo zaino ed una bottiglia d’acqua pensando di lanciarle addosso agli aggressori che stavano per salire a bordo. Ma un attimo prima dello scontro fisico, ecco l’arrivo delle volanti della Polstrada che mettono in fuga i vigliacchi in maglia azzurra. Poco dopo venimmo a sapere anche di un altro agguato, stavolta nei confronti del club Fedelissime. Per fortuna anche questo senza conseguenze.