Il primo turno infrasettimanale mette di fronte Salernitana ed Hellas Verona. Allo stadio Arechi i granata cercheranno i primi punti del campionato dopo la buona prova contro l’Atalanta, mentre gli scaligeri proveranno a dare continuità alla sorprendente vittoria ottenuta sulla Roma. Per l’occasione la redazione di Salernitanalive ha avuto il piacere di scambiare quattro chiacchiere con Matteo Fontana, giornalista per il “Corriere di Verona” e corrispondente per “La Gazzetta dello Sport”, oltre ad essere autore di diversi volumi a tema calcistico come “La maglia gialloblù” e “Continuavano a chiamarlo Hellas”.
Non è stato un buon inizio di stagione per l’Hellas che forse ha raccolto meno di quanto avrebbe meritato. Era davvero Di Francesco il problema?
“Diciamo che i punti persi sono stati recuperati in parte nella partita di domenica contro la Roma. Indubbiamente se si guarda alla prestazione, il Verona avrebbe meritato qualcosa in più nelle partite contro Sassuolo ed Inter. Il problema dell’esonero di Di Francesco non è legato soltanto alle prime tre giornate di campionato, bensì il lavoro fin lì svolto non ha convinto fino in fondo la società in termini di impostazione e di metodo. Nel corso della conferenza stampa di presentazione di Igor Tudor, il direttore sportivo Tony D’Amico ha evidenziato proprio questo. Il lavoro iniziato in estate durante il ritiro non è andato nella direzione che ci si aspettava. È stata una decisione di certo sorprendente. La responsabilità non è unicamente del tecnico. Di Francesco si è trovato al posto sbagliato nel momento sbagliato, senza nulla togliere alle qualità dell’allenatore e allo spessore umano della persona. La decisione dell’esonero accende discussioni piuttosto difficili da concludere in modo univoco, però a conti fatti il Verona ha preferito rimettersi in discussione subito correggendo una scelta estiva che non ha convinto”.
L’Hellas ha vinto a sorpresa domenica contro la Roma di Mourinho affrontandola senza timori reverenziali. Tudor ha dato alla squadra maggior consapevolezza dei propri mezzi?
“Sicuramente Tudor è riuscito ad approcciare nel modo giusto la gara in pochi giorni, avendo iniziato ad allenare soltanto mercoledì. Ha toccato le corde giuste dei giocatori, dando loro fiducia, coraggio, volontà e determinazione. Ha rinfrescato gli automatismi inculcati nel gruppo da Ivan Juric nel biennio scorso. È stata una rivoluzione all’insegna della continuità, aggiungendo quelle che sono le convinzioni tattiche personali di Tudor. Ovviamente in quattro giorni non si ribalta il mondo, ma ha saputo fare le cose giuste nel momento giusto ed è stato premiato da una bella prestazione di squadra. La vittoria sulla Roma ha dato al Verona una gran consapevolezza di sé, anche in vista dei prossimi impegni tra cui quello di stasera all’Arechi”.
L’Hellas ha chiuso al 9° e al 10° posto gli ultimi due campionati. Riuscirà a ripetersi anche quest’anno o dovrà lottare per la salvezza?
“L’obiettivo è sempre quello di salvarsi, nonostante negli ultimi due campionati il Verona è arrivato nella parte sinistra della classifica. E’ vero che con i se e con i ma non si fa la storia, però senza la pandemia avremmo avuto risultati diversi. Al momento dell’interruzione del campionato 2019-20 per il lockdown, il Verona era in un picco di forma straordinario ed occupava le posizioni utili per la qualificazione in Europa League, quindi chissà cosa sarebbe successo. Questo per dire che ripetere quanto avvenuto nell’ultimo biennio sarebbe al di sopra dello straordinario. Il Verona ha come obiettivo unico la salvezza e senza dubbio ha l’organico per poterlo fare in tutta tranquillità”.
Com’è il rapporto tra la piazza e il presidente Setti?
“Ci sono state polemiche in passato, dettate anche da difetti di comunicazione da parte della proprietà. Questo punto è stato corretto nel corso del tempo e si è arrivati ad un punto di ripartenza nel rapporto tra la tifoseria e il presidente Setti. I risultati ci sono, si è costantemente in Serie A, gli investimenti vengono fatti, per cui l’ambiente si può ritenere soddisfatto, avendo maggior coscienza di quelli che sono i pregi e i difetti del patron. Probabilmente anche lui è riuscito a capire maggiormente la piazza rispetto al passato. È un momento in cui non ci sono tensioni, ma al tempo stesso non c’è nemmeno un rapporto idilliaco”.
Qual è la posizione degli ultras dell’Hellas sul Covid e le restrizioni sulle riaperture degli stadi?
“In realtà non ci sono proteste o prese di posizione contrari a Green Pass o alla vaccinazione. Si va allo stadio, si segue la squadra e lo si fa nel rispetto delle regole, nonostante sia difficile per tutti. Non ci sono posizioni critiche a prescindere o manifestazioni di dissenso”.
Oggi ci sarà Salernitana-Hellas Verona, in quello che può essere uno scontro diretto e con precedenti importanti come la finale playoff del 2011. C’è attesa tra i tifosi gialloblù?
“Il ricordo di quella finale non sparisce. Quello fu uno spartiacque per la storia del Verona. Si era in Lega Pro e fu una stagione difficilissima che, però, cambiò proprio in seguito alla sconfitta subita in campionato contro la Salernitana, un 2-1 sotto la pioggia all’Arechi. Ci fu l’esonero di Giuseppe Giannini, rimpiazzato da Andrea Mandorlini, il quale migliorò le cose. Nel girone di ritorno la squadra risalì la classifica anche perché poteva contare su giocatori come Emil Halfredsson e Domenico Maietta. Era una squadra di valore che non riusciva ad esprimere il proprio potenziale. Ci riuscì nel momento in cui serviva, ossia nella seconda parte di stagione e nei playoff. Quella fu una finale sentitissima da entrambe le parti, con due stadi stracolmi e caldissimi. Verona e Salerno hanno due piazze di straordinaria passione per la propria squadra. Diciamo che è stato il culmine di una rivalità storica con tanti precedenti, alcuni favorevoli ai gialloblù e altri invece ai granata. Il ricordo di quella finale di dieci anni fa rimane vivo e non sparirà mai perché è stato un incrocio epico, bellissimo. È stata un’ascesa travolgente da parte di un Verona che sembrava spacciato e che, invece è riuscito a chiudere la stagione in maniera trionfale con il tanto atteso ritorno in Serie B”.
In quella partita tra i granata c’era Antonino Ragusa che lasciò il campo in lacrime e che oggi veste la maglia dell’Hellas.
“Fu colui che riuscì ad ottenere il rigore che diede le speranze di rimonta alla Salernitana all’ultimo istante del primo tempo. Fallo di Martinarini su di lui, intervento netto in area, con il rigore trasformato da Carrus. Il Verona riuscì a resistere nel secondo tempo con due grandi parate di Rafael e portò a casa il risultato. Perse ma vinse”.
La Salernitana è ancora a 0 punti, ma contro Bologna e Atalanta ha mostrato buone cose. Che partita si aspetta oggi e si aspettava un rendimento simile da parte dei granata?
“Ho visto la Salernitana contro la Roma e contro l’Atalanta. Due prestazioni completamente diverse. Con la Roma è stata assolutamente annichilita. Oltre ai quattro gol subiti, si vedeva già nel primo tempo che non riusciva a contenere l’avversario. Con l’Atalanta, invece, è apparsa trasformata. Meritava di più, almeno il pareggio, ma ha avuto anche occasioni per passare in vantaggio e portare a casa una vittoria che non sarebbe stata per nulla fuori luogo. Gian Piero Gasperini se l’è vista brutta e l’ha riconosciuto. Mi ha convinto dal punto di vista del carattere, del temperamento, dell’intensità di gioco. Sono curioso di vedere il confronto tra Salernitana e Verona di stasera perché entrambe vengono da prove di notevole spessore. Il Verona è riuscito a battere la Roma. La Salernitana ha fatto tutto quello che poteva per battere l’Atalanta o quanto meno bloccarla. Ha pagato un attimo di distrazione: invenzione di Ilicic, Zapata si è girato ed ha infilato Belec. La Serie A è così. Sarà una sfida molto agonistica, molto muscolare. Bisogna capire chi sarà riuscito a recuperare meglio rispetto all’ultimo turno. La Salernitana ha avuto qualche ora in più di tempo per recuperare le energie. Però è anche vero che il Verona ha delle aspettative enormi dopo la vittoria con la Roma. Se per la Salernitana arrivasse un altro risultato negativo allora la panchina di Fabrizio Castori inizierà a traballare un bel po’. Il calcio è fatto così. Ha portato la Salernitana in Serie A dopo tanti anni, però poi bisogna mantenere la categoria. Per il Verona, invece, un risultato positivo darebbe continuità a quanto fatto con la Roma”.
Tra le fila granata ci sono giocatori come Ribery e Simy che possono sempre fare la differenza.
“Non c’è dubbio, sono giocatori che non hanno bisogno di presentazioni. Non so qual è il suo stato di forma, ma Ribery ha le capacità per incidere nel corso della partita. Bisogna capire solo se riesce ad avere un’autonomia di sessanta-settanta minuti. Anche Simy ha le qualità per essere determinante. Con questi uomini la Salernitana può far male”.
Sappiamo della sua attività come curatore di diversi volumi. Vogliamo parlare della sua ultima fatica letteraria?
“Il titolo è <<Continuavano a chiamarlo Hellas>> e tratta gli anni del Verona Football Club. Sono le stagioni che vanno dal momento in cui li Verona fallì nel 1991 e poi si ricostituì. L’Hellas Verona divenne Verona FC per poi tornare dopo poco tempo ad essere Hellas. In quel periodo si usciva dagli anni Ottanta, in cui si vinse lo scudetto, e la piazza si trovò a fronteggiare un improvviso ridimensionamento. La realtà era difficile, però ci fu grande vicinanza da parte dei tifosi. Il libro è un racconto attraverso le parole dei diretti interessati. Alcuni dei calciatori hanno avuto in Verona il picco assoluto della loro carriera, come capitato a Giovanni Cefis e Fabrizio Fermanelli. Erano gli anni in cui in gialloblù hanno militato calciatori come Damiano Tommasi, nato e cresciuto nel Verona, e Pippo Inzaghi. Erano gli anni in cui proprio la rivalità con la Salernitana è andata a svilupparsi. Parliamo del 1994-95, stagione in cui la prima Salernitana di Delio Rossi perse 4-1 all’andata al Bentegodi, ma che seppe ribaltare il risultato all’Arechi. Il Verona si salvò, mentre i granata andarono a giocarsi la promozione all’ultimo turno a Bergamo contro l’Atalanta. Finì male, però quello fu l’inizio di un grande ciclo per la Salernitana, con Delio Rossi e Franco Colomba in panchina. Sono storie degli anni Novanta in cui il Verona ha affrontato questa e tante altre rivalità. Con la Salernitana fu una sfida speciale proprio perché in quella stagione c’era un Verona che cercava di tornare ad essere qualcosa di simile a quel che era stato, mentre la Salernitana visse uno dei campionati più belli della propria storia”.