di Giuseppe Barbato
Davide Nicola, sia da calciatore sia da allenatore, ha contraddistinto la sua carriera nel segno del Giro d’Italia, passando da una città all’altra senza pause. Una delle tappe, da allenatore, è stata Udine e quest’esperienza gli è tornata utile quando ieri serviva un luogo dove fare la rifinitura e il risveglio muscolare della Salernitana. La scelta è ricaduta non su un campo sportivo del capoluogo friulano ma su Piazza XX Settembre, uno dei luoghi principali della città: una piazza grande, nei pressi dell’albergo e poco frequentata al mattino. L’ideale per sgambare senza pericoli.
Piazza XX Settembre sembra una piazza come tante ma è un luogo particolarmente propizio al calcio ma bisogna tornare indietro di quarant’anni: è il 1983, la Serie A è il campionato più bello del mondo, i grandi stranieri sgomitano per giocare da noi e anche durante quel mercato se ne aggiunsero altri a quelli che già c’erano. Ai vari Platini, Falcao, Boniek e Bertoni si aggiunsero nomi come Joao Batista, Schachner e Laudrup. Ma i pezzi da novanta dovevano arrivare e gli occhi erano rivolti al Brasile: la Roma voleva aggiungere al proprio centrocampo Toninho Cerezo mentre l’Udinese stava trattando nientemeno che Zico. Il numero 10 per eccellenza di quel periodo era pronto a sbarcare in Europa, dopo aver portato il suo Flamengo in cima al mondo e il Brasile a giocare un calcio forse mai più rivisto. Se non fosse che c’erano molti dubbi sul fatto che l’Udinese avesse le possibilità per acquistare il Galinho. Dopo furiose polemiche, anche politiche, il presidente della FIGC Sorbello il 2 Luglio considera nulli gli acquisti di Zico e Cerezo.
Non l’avesse mai fatto! 48 ore dopo tutta Udine si rivolta e scende in piazza, guidati da un cartello artigianale portato in piazza da un tifoso che sarà il simbolo di quell’estate friulana: “Zico o Austria”. Il luogo scelto dai friulani, apparentemente schivi e tranquilli ma pronti alla rivolta per il campione, è proprio Piazza XX Settembre: lì la voce della città salirà fortissima e scuoterà il paese e lì, alla fine di un lungo braccio di ferro, Zico verrà presentato alla folla come un liberatore. Udine vivrà grandi pagine senza raggiungere quei trionfi tanto sognati ma Zico lascerà il segno per sempre: non a caso in curva ancora oggi viene sventolato un bandierone con la sua effige. Prima ancora della fisionomica l’occhio dell’appassionato si legava alle sue punizioni magistrali, a quella capacità di calciare e trasformare un pallone franco in gol. Quell’abilità che ha legato Simone Verdi a Salerno, quell’abilità che in granata non si vedeva da trent’anni. Da un giocatore che negli anni di Zico era proprio a Udine, lì accanto al campione ad apprendere tutti i segreti: si chiamava, e si chiama, Daniele Pasa e per i tifosi granata era un brasiliano ad honorem. Così come brasiliani sono Ederson e Mikael: idoli della folla, sulle cui gambe cammina l’entusiasmo della città. Salerno, Udine e il Brasile: più vicine di quanto si pensi, tutte devote al dio del calcio e alla bellezza del gioco.