di Giuseppe Barbato

Come arrivano le squadre di Serie A alla sosta per le qualificazioni mondiali? Questa è la domanda da farsi al termine del 30° turno, nel quale sono stati segnati 24 gol e in cui si sono visti alcune indicazioni interessanti che incideranno sulla ripresa il 3 aprile. Nel frattempo buttiamoci su questo turno provando a capire lo stato di forma delle squadre, usando una metafora di grande attualità: l’indicatore della benzina, da applicare su giocatori e squadre.

Serbatoio pieno: Genoa, Osimhen e Mourinho. La squadra rosso-blu interrompe la serie di pareggi a un passo dal record, che resta nelle mani del Varese 70-71, e conquista una vittoria preziosa contro il Torino. Ancora una volta si evidenza l’ottima organizzazione di gioco costruita da Blessin, soprattutto in fase di non possesso; stavolta però sono arrivati anche i tre punti grazie al gol di Portanova e a un’ottima gestione dell’inferiorità numerica. Osimhen era e resta uno dei protagonisti del campionato ma il nigeriano è in grandissimo spolvero e anche stavolta toglie le castagne del fuoco al Napoli, passato in svantaggio al Maradona: l’Udinese gioca una buona gara, soprattutto nel primo tempo, poi alla lunga subisce gli azzurri e torna a casa senza punti. José Mourinho non sta vivendo solo il momento migliore della sua esperienza romanista: è anche il protagonista della settimana, con la vittoria nel derby. Un dominio netto, anche superiore al 3-0 finale: la Lazio ha tenuto palla il doppio del tempo della Roma senza avere la benché minima idea di come usarla. I giallo-rossi invece non hanno sbagliato niente e questo, pure in una condizione fisica non eccezionale, rappresenta una grande scarica di adrenalina da usare in futuro.

Serbatoio a metà: Cholito Simeone, Gasperini e Spezia. Le prestazioni dell’argentino sono lo specchio del Verona: quando ha la palla buona si stappa l’amarone della Valpolicella, quando ha le polveri bagnate stenta tutta la squadra. I giallo-blu, contro un Empoli anch’esso non brillante, rischiano grosso e vengono salvati dal giovane Cancellieri, al primo gol in A. Un altro talento che ha festeggiato la prima marcatura nel grande calcio è Moustapha Cisse, acquistato a febbraio dall’Atalanta da una squadra di seconda categoria dedicata a ragazzi rifugiati. Schierato da Gasperini al posto di Muriel per fare da riferimento avanzato finalizza con grande sicurezza l’assist di Pasalic, abile a pescarlo tra le linee non proprio ordinate della difesa del Bologna. Tre punti che rappresentano una punizione pesantissima per i rosso-blu che nel corso del match avevano sprecato tre palle gol nitide con Orsolini e Arnautovic. Lo Spezia subisce 4 gol dal Sassuolo, squadra più in forma del torneo, ma non esce così ridimensionato come dice la gara: i bianchi fanno il possibile e tengono in piedi tutti i discorsi sulla salvezza. Contro avversari di minor caratura possono ancora dire la loro.

Spia della riserva: Inter, Cagliari e Venezia. I nero-azzurri, con il pari contro la Fiorentina, scivolano a – 6, sentono il fiato della Juventus sul collo e forse dicono addio alle chance scudetto. Non c’è solo l’assenza di Brozovic o il clamoroso errore di Sanchez nel finale: la squadra è stanca e con pochissime idee, oltre che confuse. Il Venezia di Zanetti, estremamente nervoso, è la squadra che sta peggio di tutta la Serie A: quarta sconfitta consecutiva e aggancio del Genoa al penultimo posto. Ringrazia la Sampdoria che vince 2-0, doppietta di Caputo, senza fare alcuno sforzo. Il Cagliari di Mazzarri, che sembrava pronto a riprendere il treno, è alla terza sconfitta di fila ma contro il Milan la cosa peggiore non è il gol di Bennacer bensì gli insulti razzisti contro Mike Maignan. Una brutta immagine che purtroppo si ripete da tempo alla Sardegna Arena, tra l’altro nel turno che aveva come slogan “keep racism out”. Volendo fare una chiosa si potrebbe dire che c’è tanto ancora da fare.

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