Di Giovanni Di Domenico

Dal presidente della UEFA Ceferin a Roma e Napoli, passando addirittura per i massimi esponenti politici italiani e non solo. Tutti uniti nel recitare quello che ormai è diventato uno slogan: “NO ALLA SUPERLEGA”. La nuova competizione annunciata dal madrileno Florentino Perez ha destato molta preoccupazione per quello che sarà il futuro del calcio, sempre più dipendente dal dio denaro. E questa non è di certo una novità. Diversi club di A hanno chiesto l’esclusione del campionato di Juventus, Inter e Milan. C’è chi ipotizza inoltre l’estromissione dalle coppe europee per le squadre partecipanti alla Superlega: se ciò dovesse verificarsi, il PSG vincerebbe la Champions League per la prima volta nella storia, mentre Roma e Villarreal si giocherebbero in finale l’Europa League. Il numero uno della FIFA Gianni Infantino ha condannato pubblicamente la competizione, minacciando di impedire ai calciatori tesserati con le squadre partecipanti di giocare per la propria nazionale. Anche i leader politici, come detto in precedenza, hanno espresso il proprio parere contrario. I premier di Francia ed Inghilterra Emmanuel Macron e Boris Johnson si sono detti pronti a bloccare la Superlega.

FLORENTINO PEREZ: “IL CALCIO STA MORENDO”

Ieri sera il presidente del Real Madrid Florentino Perez, principale fondatore della Superlega, ha parlato davanti alle telecamere di “Chiringuito TV”, chiarendo il perché secondo lui sia necessario partire con questa nuova competizione: “Siamo in un momento di enorme difficoltà. Il calcio per colpa della pandemia ha perso 5 miliardi di euro. Noi 100 milioni in tre mesi un anno fa e 300 in questa stagione. Bisogna far qualcosa, bisogna cambiare. I giovani stanno perdendo interesse nella competizione e bisogna far sì che si riaggancino al prodotto. Per farlo bisogna cambiare, così come si fece negli anni 50 quando Santiago Bernabeu ideò la Coppa d’Europa e ha cambiato la storia del calcio, ora succederà lo stesso. Sono tre anni che lavoriamo a questo progetto, la pandemia ci ha costretti ad accelerare i tempi. L’unico modo per sopravvivere è generare nuovi introiti, che al momento possono arrivare solo dal mercato televisivo. L’attuale Champions League non è attrattiva, lo diventa solo in marzo, la gente non vuole vedere partite contro squadre modeste. Ci sono 4 miliardi di potenziali tifosi che vogliono veder giocare i grandi club. Se questi grandi club vanno bene e incassano possono poi condividere quanto incassato con i club modesti, perché noi ragioniamo in termini di valori e di solidarietà. Hanno detto che è un progetto da ricchi per ricchi che renderà i poveri più poveri e non è vero. Ho sentito il Primo Ministro inglese Boris Johnson dire che vuole proteggere la Premier League ed evidentemente è stato informato male da persone che ora hanno dei privilegi che non vogliono perdere. Noi non vogliamo farla finita con la Premier, che è un’istituzione del calcio, né con gli altri campionati. Però se noi non guadagniamo moriremo, e con noi il calcio, che è in rovina. Vogliamo partire il prima possibile, ma non ci sarà nessuno strappo. Noi cerchiamo il dialogo e a quello lavoreremo. Se si può, si parte, altrimenti aspettiamo un anno. E magari non troveremo un accordo e non si farà. Ma io spero di sì, perché altrimenti moriremo tutti”.

CEFERIN: “C’E’ ANCORA TEMPO PER CAMBIARE IDEA”

Intervenuto nel corso del Congresso UEFA a Montreaux, Aleksander Ceferin ha ribadito la totale opposizione alla Superlega, elogiando inoltre l’Atalanta di Gasperini: “Vorrei rivolgermi ai presidenti di alcuni club, inglesi principalmente: signori, avete fatto un grande errore. Alcuni dicono per avarizia, ignoranza del calcio inglese, altro, ma ora non importa. Tutti fanno errori. Però è il tempo di cambiare idea. I tifosi lo meritano. Se non per l’amore del calcio, che immagino alcuni di voi non sentono, per il rispetto di chi si dissangua per poter andare allo stadio a tifare la propria squadra e volere che il sogno si mantenga vivo. Fatelo per il popolo inglese, fatelo per il calcio. L’egoismo sta sostituendo la solidarietà. Il denaro è diventato più importante della gloria, l’avidità più importante della lealtà e i dividendi più importanti della passione. Per alcuni, i tifosi sono diventati clienti e le competizioni sono diventate prodotti. Con queste riforme stiamo costruendo il calcio del futuro, mentre alcune persone egoiste stanno cercando di uccidere questo gioco bellissimo. Dove era il Manchester United prima che arrivasse Sir Alex Ferguson? E dove era la Juventus quindici anni fa? Per quanto ne so era in Serie B. Il calcio cambia, il calcio non appartiene a nessuno. O meglio, appartiene a tutti, perché il calcio fa parte del nostro patrimonio. Ci vuole rispetto per la storia, per le tradizioni e per tutti i club. Il calcio è dinamico e imprevedibile. Questo lo rende così bello. Noi abbiamo bisogno dell’Atalanta, del Celtic, dei Rangers, della Dinamo Zagabria e del Galatasaray. Abbiamo bisogno di questi club, perché le persone hanno bisogno di sapere che ognuno può sognare. Dobbiamo tenere il sogno vivo”.

LA POSIZIONE DI ROMA E NAPOLI

Nel corso dell’intervista di ieri, Florentino Perez aveva nominato anche Roma e Napoli come partecipanti al torneo. Entrambe, però, hanno smentito. Per i partenopei, nelle scorse ore era circolata l’indiscrezione di una lunga telefonata notturna tra Aurelio De Laurentiis e un emissario della JPMorgan. Il patron azzurro ha messo un punto sulla vicenda tramite un ironico tweet pubblicato nel pomeriggio: “JP…chi? La scorsa notte dormivo”. La società giallorossa, invece, ha emesso un duro comunicato dichiarandosi totalmente contro questo modello: “L’AS Roma è fortemente contraria a questo modello “chiuso”, perché totalmente in contrasto con lo spirito del gioco che tutti noi amiamo. Certe cose sono più importanti del denaro e noi restiamo assolutamente impegnati nel calcio italiano e nelle competizioni europee aperte a tutti. Non vediamo l’ora di continuare a lavorare con la Lega Serie A, la Federazione Italiana, l’ECA e l’UEFA per far crescere e sviluppare il gioco del calcio in Italia e in tutto il mondo. I tifosi e un calcio accessibile a tutti sono al centro del nostro sport e questo non deve essere mai dimenticato”.

LE OPINIONI DI DRAGHI, SALVINI, LETTA E VEZZALI

Anche la politica ha dato voce alla protesta contro la Superlega. Dopo le dichiarazioni di Macron e Johnson, anche i maggiori esponenti italiani hanno espresso la loro opinione contraria, a partire dal Presidente del Consiglio Mario Draghi: “Il Governo segue con attenzione il dibattito intorno al progetto della Superlega calcio e sostiene con determinazione le posizioni delle autorità calcistiche italiane ed europee per preservare le competizioni nazionali, i valori meritocratici e la funzione sociale dello sport”. Il leader della Lega Matteo Salvini e il segretario del PD Enrico Letta, entrambi tifosi del Milan, si sono espressi attraverso Twitter. Anche la neo sottosegretaria allo sport Valentina Vezzali è intervenuta sulla vicenda: “Sto seguendo con attenzione la vicenda della Superlega di calcio. Sono molto preoccupata per le conseguenze che uno scontro istituzionale potrebbe portare alla filiera dello sport, che ricordo, comincia con i campionati giovanili e porta, poi, fino ai campionati internazionali e ai Giochi Olimpici. Non entro nel merito della questione per il rispetto dovuto all’autonomia dello sport, ma non posso non sottolineare che lo sport è in grado di coinvolgere miliardi di persone in ogni angolo del pianeta, perché rappresenta i sogni di ogni bambina e bambino e non certo per la pur importante industria economica che lo anima”.


DE ZERBI ATTACCA: “NON VOGLIO GIOCARE CONTRO IL MILAN”

Non le ha mandate a dire Roberto De Zerbi. In conferenza stampa il tecnico del Sassuolo, alla vigilia della gara contro il Milan, ha attaccato pubblicamente i rossoneri: “Non ho piacere a giocare questa partita perché il Milan fa parte delle squadre fondatrici. L’ho detto a Carnevali e ai miei giocatori. Poi se Carnevali (ad dei neroverdi, ndr) mi obbligherà allora andrò, ma ci sono rimasto male. Ieri prima dell’allenamento ho parlato con i ragazzi della situazione. Ho espresso il mio pensiero. Sono molto arrabbiato perché domenica è stato fatto un colpo di stato, nei contenuti e nella modalità. Potevano farlo alla luce del sole invece di fare comunicati a mezzanotte. Il calcio è di tutti ed è meritocratico. Il comportamento di questi club lede il diritto del più debole, al quale impedisci di crearsi la strada. È come se il figlio di un operaio non possa in futuro sognare di poter fare il dottore o l’avvocato. È come se dicessero: ‘il pallone è mio, gioco io, lo porto via’. Quest’anno siamo partiti con questa società e questi giocatori con il sogno dell’Europa, poi forse io e la mia società siamo cog**** perché ancora sogniamo. Però qualche risultato lo abbiamo fatto. Se questo è il calcio moderno, è una roba che non rispetta l’uomo. Non ci interessa se quelle squadre sono indebitate. Queste società sono gestite da potenti e prepotenti ma non per questo debbono farla pagare alle piccole società che fanno le cose per bene”.

RANIERI RICORDA IL SUO LEICESTER

Claudio Ranieri, attuale tecnico della Sampdoria, non poteva essere sottratto a quest’accesa discussione. Lui che contro tutti i pronostici ha incarnato perfettamente lo scontro Davide contro Golia ha voluto ricordare l’impresa compiuta dal suo Leicester nel 2016: “Leggendo quello che vogliono fare alcuni club europei la prima cosa che mi viene alla memoria è proprio l’impresa compiuta dal Leicester. Ciò, a prescindere dal fatto che ci fossi anch’io di mezzo. Intendo dire un risultato ottenuto dal più piccolo che è riuscito a competere con i grandi giganti del calcio mondiale. Secondo me questo spirito rappresenta l’essenza dello sport. Quello che stanno cercando di fare è una cosa sbagliata. Forse agiscono così per coprire tutti i debiti che hanno. Mi auguro che la Fifa e l’Uefa abbiamo gli strumenti idonei per lottare contro questo grosso gigante. E, inoltre, che vogliano farlo”.

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