Di Vincenzo Senatore
Proviamo a fare il gioco dei se. E fermiamoci subito alla prima ipotesi: se la Salernitana avesse avuto questa squadra, questa società e sì, questo allenatore dall’inizio del campionato oggi dove sarebbe? Molto probabilmente, e per dirla con un’espressione molto in voga dalle nostre parti, tra i tranquilli. Ma ciò che conta, ovviamente, è la realtà. Che mette sotto gli occhi di tutti una squadra finalmente da Serie A, e qui qualche merito al direttore sportivo Sabatini diamolo eccome perché in 10 giorni ha messo su questo team. Capisci che il vento è cambiato quando vai sotto quasi subito con il Milan primo in classifica e invece di sfasciarti, come è successo per tutto il campionato, continui a giocare la tua partita, a dare forma e sostanza alla tua idea di gioco, a tenere alto il ritmo quando serve. E poi l’atteggiamento tattico. Vivaddio si è vista una squadra che, soprattutto sul 2-1 e anche dopo il pari del Milan, ha cercato di difendere stando in pressione invece di fare il fortino davanti a Sepe. Sull’Arechi servirebbe uno speciale a parte più che qualche riga in questo o altri interventi. Una cornice splendida, da scenario internazionale. Una spinta costante, appassionata, emozionante. La salvezza, certo, resta un mezzo miraggio ma con questa gente in campo e dietro la scrivania, con questo pubblico presente in massa ovunque il miracolo sportivo è possibile. Bisogna crederci e essere consapevoli che, anche in caso di retrocessione, la Salernitana è destinata a tornare molto presto nel massimo palcoscenico nazionale. Vada come vada, questa piazza è destinata a diventare grande.