L’arrivo in sala stampa di Maurizio Milan, terza volta nel giro di poco tempo quest’anno, rappresenta di suo la terribile stagione granata. L’AD, unico tesserato del club a parlare, ha fatto capire senza mezzi termini l’esonero certo di Fabio Liverani. Un punto in cinque partite, peggior bilancio dei tre tecnici giunti al capezzale della Salernitana, non sono solo l’unico motivo e nemmeno il più importante. Pesa l’atteggiamento in campo e al Mary Rosy del tecnico: inadeguato, svogliato, volto al litigio continuo con un gruppo spaccato e refrattario. Se già la Salernitana aveva un sacco di problemi interni in queste settimane li ha aumentati a dismisura. La conferenza stampa di venerdì, definita surreale perfino dalla stampa nazionale, ha rappresentato la ciliegina sulla torta.

Gli esoneri degli allenatori fanno parte del gioco, non sarebbe un problema per una dirigenza che ha il polso della situazione. Quello che non è la Salernitana attuale. Il presidente Iervolino al Corriere dello Sport ha detto che il rapporto con i dirigenti sia difficile, fatto di delusione e fiducia tradita. Almeno dal suo punto di vista. In questo non è stato risparmiato nemmeno Walter Sabatini che, secondo il presidente, “ha avuto carta bianca e speso oltre 6 milioni”. Come per i punti di Liverani anche i soldi non sono il motivo più importante. Soppesando la difficile situazione di salute, che rappresenta un limite oggettivo, Sabatini non ha saputo dare quell’aura che fu il respiro dell’ambiente granata due anni fa. La presenza di Pietro Bergamini, come filtro tra Sabatini, squadra, tecnico e società, non è bastata. Il nuovo cambio di gerarchie ha scosso ancora di più un gruppo già diviso.

Dagli acquisti ci si aspettava qualcosa di più sul fronte carismatico e tecnico: solo Manolas, per giunta arrivato oltre il termine regolare del mercato, ha saputo dare qualcosa. Gli altri, tra infortuni e palesi limiti tecnici, sono stati inadeguati. Nemmeno la generosità atletica di Weissmann si è rivelata vincente. Gli unici alibi sono per Iron Gomis, il cui potenziale si intravede. La scelta del prossimo tecnico, demandata direttamente al presidente, limita ancora di più l’operato di Sabatini. Questo a prescindere da un’eventuale ritorno di Inzaghi, i rapporti tra i due non sono idilliaci però Super Pippo non ha chiesto stile Salomé la testa del Mago Walter. Servirà anche un dialogo DG-Presidente per capire il destino: non è escluso che Sabatini rimanga a onor di firma, nei fatti fuori dal club e poi divisi da giugno in poi.

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