Il nuovo direttore sportivo della Salernitana, Walter Sabatini, si presenta alla stampa presso la sede del Gruppo Noviello, uno degli sponsor del club granata. Il DS è accompagnato dall’addetto stampa Gianluca Lambiase, mentre il presidente Iervolino seguirà l’evento in videoconferenza a causa di impegni presi precedentemente.

Proprio il presidente Iervolino prende per primo la parola in remoto dal suo studio presentando il nuovo direttore sportivo Walter Sabatini: “Anche se non sono presente fisicamente, ci tenevo a presentare personalmente il nuovo direttore generale della Salernitana. La mia non è piangeria di circostanza, ma la carica umana e il carisma del direttore Sabatini mi hanno subito conquistato. Lui sarà plenipotenziario di tutto il settore tecnico. La sua competenza, la sua visione, la sua straordinaria strategia per raggiungere gli obiettivi sono sotto gli occhi di tutti. Ha una carriera formidabile e penso che lui sia il primo campione che abbiamo presentato a Salerno. Confido in lui. Oggi siamo stati a lungo a telefono insieme e devo dire con grande soddisfazione, oggi possiamo presentare un campione a cui affidare le nostre speranze. Da presidente e da tifoso, e quindi con un briciolo di soddisfazione, posso dire che iniziamo proprio bene. Ci parlerà del futuro di questa gloriosa società. In bocca al lupo e avanti tutta”.

E’ il turno di Walter Sabatini: “Grazie per l’accoglienza straordinaria, più di questo non potevo aspettarmi. Ringrazio i presenti. E’ uno stimolo straordinario del quale tutti noi abbiamo bisogno, anche per rendere tangibile la forte attrazione che la città sviluppa rispetto alla squadra, cosa che già sapevo. Però a volte c’è bisogno di cose reali e materiali per capire veramente bene in che ‘guaio’ ci si ficca, diciamoci la verità. Io non lo considero un guaio, anzi, lo considero un privilegio. Ho avuto una vita sportiva lunghissima e non considero l’arrivo a Salerno il mio capolinea, né una parabola discendente. Non si tratta della mia ultima sfida. La considero un trampolino di rilancio fantastico. Rilancio che vorrei solo con questo club. Da calciatore ero un velocista; calciatore scarso ma con due qualità: la velocità e la tecnica. Il problema era che non capivo il calcio. E’ una cosa che poi ha reso funzionale il mio futuro da dirigente. Giocavo al contrario. Una volta Nils Liedholm, a San Siro, si era talmente arrabbiato con me, lui che era sempre tranquillo, perché dalla mia fascia laterale piuttosto che mantenere il territorio incrociavo al centro. Mi chiamò e mi fece sedere a fianco a lui per non vedermi più giocare preferendo finire la partita in dieci. Ero un somarone, ma poi sono diventato un bravo dirigente, mi autocelebro perché so di essere stato bravo nella vita. Vorrei generare gioia. Questo mestiere per me ha sempre significato generare gioia nella gente, nei bambini. Quando ho visto gli stadi in festa per i risultati della mia squadra sono stato davvero appagato da me stesso e dalle cose che ho scelto di fare. Intendo proseguire su questa strada anche se so perfettamente che sarà un’avventura difficile. Non voglio retrocedere, non sono mai retrocesso. Mi ucciderebbe una cosa così. Siccome amo la vita, non voglio essere ucciso da una retrocessione. Farò tutto il possibile perché non succeda. Ho fatto il liceo scientifico, ero un somarone in matematica, ma ero bravo in filosofia. L’aritmetica la conosco so perfettamente il cimento che mi viene richiesto e che mi sono imposto. La situazione è poco meno che tragica, senza tirar fuori Shakespeare. Sono certo di riuscire a combattere fino all’ultimo tuffo. Credo fortemente in quello che dico e sono venuto per questo. La Salernitana non è già retrocessa, siamo ancora in gioco. Non voglio essere irrispettoso, ma abbiamo bisogno adesso di una squadra usa e getta. C’è bisogno di giocatori pronti alla battaglia. Non sopporteremo e non sopporterò i calciatori che sono alle prese con problemi psicologici tipo <<I dolori del giovane Werther>> di Goethe. Ci alleneremo ogni giorno per vincere. Arriveranno nuovi giocatori, non so se già per domenica. Mercoledì avremo un incontro con il presidente a Roma e vedremo di chiudere un paio di operazioni per affrontare al meglio la prossima partita. Non ci sarà rivoluzione, ma resteranno solo coloro che dimostreranno di voler combattere fino all’ultimo”.

Quali sono le sue sensazioni su questa nuova sfida?
“E’ una grande sfida che voglio vincere. Potrei definirla in modo piuttosto enfatico definirla la mia più grande e ultima sfida. Ma non è così. Non c’è mai un’ultima sfida per me, io so di essere immortale. Andrò avanti fino a quando il mio apparato nervoso e cerebrale sarà funzionante. Sono sempre avanti con le capacità di pensiero, con le sinapsi attive. La Salernitana è una grande sfida, ma non l’ultima”.

Come farà a coniugare la visione sul medio-lungo termine con la necessità di intervenire nell’immediato?
“Non ci saranno acquisti programmatici. In questo momento ci saranno solo calciatori che arriveranno allo scopo. Poi vedremo se matureranno un merito sul campo per cui otterremo un obiettivo e quindi si continuerà con loro, o meglio alcuni di loro. Perché un programma non riguarda tutti, ma solo alcuni. Poi magari questo numero si allarga nel tempo, però adesso dobbiamo fare una squadra che sia funzionale a combattere. Verranno pochi ragazzi giovani, anzi pochissimi, che però saranno la testa di ponte per un discorso futuribile. Perché non ce la faccio a fare una sessione di campagna acquisti senza portare un paio di ragazzi molto giovani. E’ una mia malattia endemica. Oggi un programma a lungo termine è un lusso che non possiamo permetterci. Oggi il nostro programma è mettere dentro tre o quattro calciatori che non abbiamo parenti o amici in campo, bensì avversari da abbattere. Sportivamente parlando, ovviamente. Giocatori pronto a sopportare un carico emotivo importante perché Salerno è una città che vuole salvarsi. Non è solo il presidente, l’allenatore o la squadra a volerlo. Ho sentito una spinta emotiva impressionante per ottenere un risultato ed io su questa farò affidamento. So che l’emozione e la spinta popolare sradica le sequoie. Credo nella passione popolare. Tant’è che quando sento dire che il calcio sta morendo mi vien da ridere. E’ come dire che sta morendo la passione, ma la passione non morirà mai. La passione è insita nei ragazzini che scendono in strada a giocare a pallone. La passione per il calcio non morirà mai, anzi sarà sempre più rilevante”.

Colantuono è l’allenatore giusto per condividere questo progetto nell’immediato?
“Con l’allenatore mi sono confrontato e lo conosco da quando ha iniziato ad allenare. Credo di essere stato molto importante nella vita di Colantuono perché stava firmando un contratto da calciatore con una squadra dilettantistica. Io, che all’epoca lavoravo alla Sambenedettese di Gaucci nei dilettanti, lo telefono e gli dico di venire in Abruzzo. Ha firmato per la Samb, ha vinto il campionato interregionale da calciatore e l’anno dopo in C2 è diventato allenatore della squadra. Quindi credo che nella sua vita ho recitato un ruolo fondamentale. Ho anche un sentimento di affetto nei suoi confronti, ma attualmente l’affetto non me lo posso permettere. E’ un fattore che non posso considerare nelle valutazioni. Vediamo quanta energia e convinzione ci metterà e poi insieme valuteremo i risultati. Il risultato non è solo vincere o rubacchiare una partita, ma è vedere la squadra come si comporta in campo”.

Ci sono state valutazioni su Simy, principale colpo di mercato estivo della Salernitana?
“Simy è un giocatore che ha goduto lungamente della mia stima. Ha risorse, ha fatto tanti gol in due anni. Ammetto che il Simy della Salernitana mi ha molto deluso. Sono pronto, però, a cambiare la mia opinione. Vedrò tutti gli allenamenti, è un mio vizio o virtù. Simy deve far di più, così non basta. Il Simy attuale non serve. Non so che condizionamento abbia avuto. Non credo che la squadra non lo abbia aiutato perché loro si fidano di lui come compagno e come attaccante. Ci deve mettere più cattiveria, più convinzione altrimenti non serve a niente. E se non serve a niente traete voi le conclusioni”.

Quanti acquisti verranno effettuati in queste due settimane?
“Penso che verranno cinque o sei calciatori. Prima però devo incontrare e parlare con la squadra. Li andrò a salutare domani, martedì. Gli parlerò brevemente perché le squadre di calciatori non sopportano discorsi più lunghi di venticinque secondi, ma sono un maestro di sintesi. Chi è votato alla causa, chi butterà il cuore oltre l’ostacolo in campo e non a parole. Sarò molto attento perché sarò presente agli allenamenti come ho sempre fatto nella mia vita. E’ un’esigenza ineludibile perché vedo le facce, come si parlano tra loro, come arrivano all’ultimo metro. Tanti piccoli dettagli che la mia sensibilità mi fanno cogliere per fare le valutazioni insieme all’allenatore. Voglio l’opinione del tecnico, ci siamo già incontrati e mi ha detto le sue valutazioni circa i giocatori e i problemi individuali e collettivi. Ora che ne sono al corrente mi oriento molto meglio”.

Che importanza avrà Ribery?
“Ribery è un campione e farà il campione. Oltretutto i comportamenti di Ribery mi risultano al di là di ogni sospetto per quello che mi ha riferito Colantuono. Sia dal punto di vista professionale sia dell’impegno e della partecipazione. Nessuno discute il ruolo e l’importanza di Ribery. Anzi al termine della conferenza lo chiamerò per salutarlo e per dargli un appuntamento domani. Voglio che lui senta la società vicina”.

In quali ruoli rinforzerà la squadra?
“Non farò mai il nome di un calciatore, o meglio lo farò dire con un comunicato alla responsabile della comunicazione Mara Andria quando lo avremo preso. In corso d’opera non farò mai una cosa del genere. Mai depisterò un giornalista. E’ una cosa deontologicamente ignobile far prendere una toppa a un giornalista. Posso dire che ci saranno integrazioni in ogni reparto. Poi vediamo chi si salva dei titolari attuali. Sono tutti in discussione. Nessuno è stato accantonato in questo momento”.

Quante possibilità ci sono di vedere De Rossi sulla panchina della Salernitana?
“No, è nell’impossibilità di allenare De Rossi. Poi mi parlate di un figlio mio. Daniele De Rossi lo sento come un figlio. Non potrà arrivare per una questione tecnica perché non è abilitato a farlo. Non mi chiedete se può arrivare o meno perché c’è un allenatore che sta allenando e domani sarà nello spogliatoio insieme a me”.

Perché considera la Salernitana una sfida importante dopo le tante affrontate e vinte con anche calciatori importanti?
“Perché c’è l’umore di una città intera che va assecondato e incentivato, oltre che soddisfatto. Salerno è un impegno immenso e per me sarebbe una gioia inenarrabile restituire gioia e dignità ad una città intera. Voglio riuscirci perché sarà importante per il mio futuro. Non penso mai ad una vita crepuscolare, declinante. Penso sempre ad un futuro attivo, anzi mi sento ancora un bell’uomo, ancora competitivo. Non voglio mollare niente. Voglio soffrire fino all’ultimo, non voglio dormire la notte. Mi è successa, però, una cosa strana, l’ho detta anche al presidente. Non ho mai dormito prima della quattro del mattino negli ultimi mesi, e sempre, anche quando giocavo a calcio. Perché nella notte sto bene, controllo i messaggi, rispondo a messaggi sfuggiti, polemizzo con le persone così so che non possono ribattere subito dicendo anche cose invadenti o cattive. Normalmente alle 3,30 faccio la doccia e alle 4 vado a letto, leggo un po’ fino a quando sono sfinito e mi addormento quando ormai arriva la luce del sole in camera. Da quando ho questo onere psichico, oltre che cerebrale, della Salernitana vado a letto all’una e dormo stupendamente fino alle sette di mattina. Il che significa che sono rientrato nella mia dimensione. Sono un uomo che vive di stress. Mi ritrovo in una frase della scrittrice vittoriana Emily Bronte: <<Solo gli inquieti sanno quanto sia difficile sopravvivere alla tempesta e sanno anche, però, quanto sia impossibile farne a meno>>. Questa è stata tutta la mia vita. Ho sempre combattuto nella tempesta. So quanto è difficile sopravvivere e questa della Salernitana è un tempesta”.

Quanto sarà veloce il mercato della Salernitana perché ci sono partite imminenti?
“Otto giorni. Conto di fare molto in otto giorni”.

Qual è il budget a disposizione?
“Il presidente non ha parlato di budget, facendo intendere che se ci sarà da fare qualche sacrificio lo farà. Abbiamo parlato di tipologia di operazioni. Cioè la tipologia che potrebbe essere importantissima e che dovrebbe tenere la Salernitana al riparo da costi elevati. Potrà essere fatto un sacrificio congruo, motivato. Non certo un sacrificio sterile. Lui è un imprenditore intelligente e non si farà fregare soldi. Nella situazione in cui si trova la Salernitana si rischia di perdere i soldi investiti a gennaio. Certo non mi ha detto di spendere 50 milioni. Ed io stesso se me l’avesse detto avrei rifiutato. Perché non è così che si fa il calcio, anche con imprenditori facoltosi come il presidente Iervolino. Ci si procura il precipizio dal quale non si riemerge mai. Il mercato di gennaio si fa in maniera equilibrata ed intelligente. A queste latitudini l’intelligenza non manca. Andrò a pescare i calciatori che ci serviranno, fatto salvo che potrebbero essere sbagliati. Qualora lo fossero mi prenderò la responsabilità e chiederò scusa. Ma non succederà. Potrò sbagliare qualcosa, ma non tutto”.

Qual è la quota salvezza di questo campionato?
“Non l’ho ancora stabilita, ma penso sarà intorno ai 36-37 punti e potrebbero non bastare. La quota storica è 40 punti, speriamo siano un po’ di meno”.

Che idea si è fatto della Salernitana?
“Quando la Salernitana ha giocato a Bologna, che è stata la mia squadra fino a tre mesi fa, alla prima di campionato. La Salernitana ha perso 3-2, ma io alla fine della partita ho avuto la netta impressione che quella fosse una squadra che avrebbe combattuto fino alla fine per la salvezza. Non la solita squadra cuscinetto, tutt’altro. Una squadra di corsa, motivata, coesa, anche con qualche trama di gioco. Poi le cose sono andate un pochino in calando alla Salernitana, però diverse cose da salvare ci sono”.

Sarà lei più che l’allenatore a disegnare il profilo dei calciatori da acquistare?
“Ovviamente chiederò il suo parere perché è l’allenatore in carica, fatto salvo che la decisione finale sarà mia, anche per un fatto di responsabilità. L’allenatore ha altre responsabilità, non posso scaricargli anche questa. Gli errori a venire saranno miei, non dell’allenatore”.

Come è stato convinto dal presidente Iervolino nell’accettare la sfida Salernitana?
“Mi ha convinto la sua personalità, il suo modo di essere, il modo di esprimersi. Devo dire che in tantissimi anni di calcio non ho mai sentito un presidente o un dirigente dire alla stampa di voler creare un sinallagma. Gli ho mandato un messaggio di stare attento con i termini perché si genera una nevrosi collettiva. E’ un uomo di cultura, è un uomo di grande convinzione, un imprenditore di successo. Lui parla della Salernitana con un’enfasi incredibile. E’ un’affascinazione incredibile. Ha in mente cose fantastiche. Il giorno che parteciperà alla prima riunione in Lega immagino che creerà una situazione di disagio totale perché sugli altri presidenti arriverà un tornado. Un tornado di idee, di fattibilità di cose rivoluzionarie. Mi ha convinto con questo, non con promesse fittizie. Per un modo di pensare, non solo il calcio, ma la vita. Mi ha detto di essere un amante della bellezza e ne sono rimasto affascinato. Credo molto che la bellezza possa migliorare i nostri sentimenti”.

Quanto è importante il gruppo di calciatori della vecchia guardia, che hanno vissuto il playout del 2019, lo stop per il lockdown e la promozione in A, in particolare Djuric?
“Ho fatto valutazioni. Il ruolo che potrà avere questa squadra è il ruolo che si ritaglieranno con i comportamenti. Da questi capirò se vorranno un ruolo reale in questa squadra. Le parole senza riscontro in campo non valgono molto. Il riscontro del campo non è solo la partita. E’ la puntualità nell’arrivare, il modo di come ci si cura, come si affronta l’allenamento. Tutta una serie di cose che rendono veritiero un proposito. Un proposito viene reso veritiero dal comportamento. Il proposito fine a se stesso è sterile, inutile. Djuric è un giocatore importante, combatte e si guadagna la pagnotta tutte le domeniche. Vedremo come si svilupperà il nostro mercato. Arriveranno attaccanti, ma non significa che uscirà Djuric. Spazio ne devo fare. Voglio gente che vada in campo con un altro stato d’animo, non voglio gente frustrata che non ci crede. L’unica speranza della Salernitana è una nuova idea di noi stessi. Adesso questa idea è un pochino debole e fragile. Bisogna cambiarla”.

Perché il contratto dura solo sei mesi? Non è disposto a ripartire eventualmente dalla B?
“No. E’ una mia richiesta accolta dal presidente. Nella mia vita non ho mai voluto gravare contrattualmente sui club. Faccio contratti snelli, veloci, poi il club valuterà il mio operato ed io stesso valuterò le cose che sono riuscito a fare. Se non sarò soddisfatto me ne andrò a prescindere dalla categoria. Il calcio l’ho fatto in tutte le categorie, la Serie B non mi spaventa. Mi umilia perché vuol dire che sarei retrocesso”.

Il mercato sarà incentrato su un nuovo modulo?
“A me il 3-5-2 non piace più di tanto anche se è diventato un modulo ricorrente e a volte vincente. Il modulo è una prerogativa dell’allenatore. Io posso tentare di mettere a disposizione dell’allenatore calciatori abili a recitare il progetto di gioco dell’allenatore. Penso che anche Colantuono stia valutando la difesa a 4. Domani ci confronteremo ancora sui temi caldi della nostra squadra e vedremo”.

Rivedendo Bologna-Salernitana potrà rivalutare l’operato di Castori, allenatore ancora a libro paga della Salernitana?
“Castori lo conosco da quando allenava la Maceratese. Non c’è nessuna preclusione. Però la partita Bologna-Salernitana la rivedrò in compagnia di Colantuono. Perché sentirò cosa lui apprezzerà o meno di quella partita. Magari dirà cose anche rilevanti da un punto di vista tecnico-tattico. Ho sempre protetto i miei allenatori. Sono andato anche al rogo con i miei allenatori, sempre. Ho dovuto fare una battaglia anni fa a Roma per non cambiare, sbagliando, Rudi Garcia, per un sentimento di riconoscenza perché la stagione prima aveva fatto il record di vittorie consecutive della Roma. In ritardo lo abbiamo sostituito con Spalletti che ha portato quella squadra ad 87 punti. Riferimento ‘casuale’: Fazio era il difensore centrale di quella squadra. Non escluderei un suo arrivo a priori”.

Sonderà il mercato straniero o soltanto quello italiano?
“Ho sempre attinto al mercato straniero con molta fortuna. Poi c’è anche un fattore fiscale che consiglia di farlo. Ci sarà l’arrivo di qualche calciatore da federazioni estere”.

Bonazzoli ci crede alla salvezza o potrebbe partire?
“Rimarrà a Salerno se darà segnali di voler restare. Ripeto, questi segnali arriveranno dal campo, in allenamento e in partita. E’ un discorso che non riguarda solo lui. Riguarda tutti i componenti della squadra”.

Quanto sarà difficile sfoltire la rosa?
“Sarà difficile ma non impossibile. Certo, collocare giocatori con questa posizione in classifica non è facilissimo. Però ci sono giocatori che hanno estimatori. Vedremo cosa succederà”.

Quanto la stimola questa sfida dopo che la Salernitana per anni si è accontentata di “galleggiare”?
“Mi stimola 10. E’ un’impresa bellissima solamente da pensare. Non bisogna dimenticare di fare un plauso alle gestioni precedenti. La Salernitana ha vinto campionati ed ora è tornata in A. Era dai tempi di Gattuso che mancava. Quella Salernitana me la ricordo, con Rino Gattuso a fare il mediano e Delio Rossi allenatore. Di Vaio era un mio calciatore quando era nel settore giovanile della Lazio. Era una bella squadra. C’erano pezzi in quella Salernitana che conosco bene. Alle persone che hanno riportato la Serie A da queste parti va rivolto perlomeno un pensiero”.

Cosa pensa del calcio al tempo del Covid?
“Il calcio al tempo del Covid è terribile, l’assenza del pubblico è insopportabile. E’ una penalizzazione per le società, le città e gli appassionati. È triste, ma dobbiamo conviverci. Io fermerei il campionato per un mese, mi sembra stia prendendo una brutta piega”.

Investirà molto nel settore giovanile, trascurato negli ultimi anni?
“Il settore giovanile dovrà essere sicuramente incentivato. Questo è in primis un desiderio del presidente. Per me è una vergogna, una cosa veramente imbarazzante che una squadra di Serie A non abbia dietro un settore giovanile che possa garantire qualche ricambio. Lavoreremo anche su questo fronte”.

Quale sarà il futuro di Belec e dei ragazzi della Primavera aggregati sabato?
“Devo parlare con lui per capire alcune cose. Se i giovani non hanno le risorse per restare in prima squadra è tempo perso”.

La Salernitana prenderà riferimento dalla MLS americana sul piano di business e struttura amministrativa? Potrebbero arrivare calciatori da quel campionato vista la sua precedente esperienza con i Montreal Impact?
“Sarebbe ridicolo se la Salernitana dovesse attingere cultura calcistica da un paese che cultura calcistica non ha. Le regole della MLS sono imperscrutabili, neanche chi ci lavora le conosce fino in fondo. Per quanto riguarda l’aspetto tecnico, le franchigie MLS attingono molto al mercato sudamericano e a volte riescono a prendere dei talenti. Non credo, però, che sia un campionato che possa fare scuola alla Serie A italiana, anzi viceversa”.

Come è cambiato lo scouting ai tempi del Covid?
“Lo scouting è cambiato per la tecnologia, non per il Covid. Ai miei tempi viaggiavo in macchina da Perugia a Casarano per scovare qualche talento. Lo scouting era empirico. Si ricorreva alle telefonate dirette, ai suggerimenti, ai viaggi. Oggi in tempo reale vedi tutti i calciatori. Ci sono piattaforme come Wyscout che permettono di conoscere tutto di ogni calciatore. Non è eresia valutare un calciatore attraverso immagini televisive. Lo faccio da anni”.

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