di Giuseppe Barbato

Salernitana e Atalanta hanno giocato meglio un tempo a testa: nel primo si son fatti preferire i nerazzurri, i granata sono cresciuti nel secondo tempo. Il gol di Candreva ha sbloccato un match teso, appesantito dalla pioggia ed equilibrato. Gli ultimi 15 minuti del match hanno fatto la differenza per la Salernitana. Bravo Sousa a fare le mosse giuste, quelle che hanno messo alle corde gli uomini di Gasperini.

La prima mezz’ora ha visto molto possesso palla ma poco fruttuoso. La Salernitana ha palleggiato soprattutto nella prima metà campo, per due ragioni: una endogena, la ricerca di spazi manovrando palla e trovando il terzo uomo; una esogena, il pressing dell’Atalanta che non è stato esagerato ma costante e ben portato. L’Atalanta ha spinto nella metà campo faticando a trovare spazi con la difesa schierata. Non a caso la prima grande occasione del match nasce da un pallone recuperato alto e poi spostato velocemente sull’esterno. L’idea di Gasperini era di avere molta ampiezza, con Soppy e Zappacosta, per poi avere raddoppi vicini con i trequartisti o il braccetto che si sganciava. A destra questa cosa è mancata, a sinistra Pasalic e Scalvini hanno contribuito. La Salernitana ha cercato di fare qualcosa di analogo, con Botheim e Dia molto larghi, ma i due subivano spesso l’anticipo.

Si è vista poco la mediana, da entrambe le parti. Vilhena cercava di dare respiro con sponde e movimenti a uscire, De Roon ed Ederson tenevano bene gli spazi senza spingersi molto. La pioggia caduta dal 30° ha rallentato il match, era lecito aspettarsi una fase di stanca ma due leggerezze della Salernitana (una sulla posizione della rimessa, l’altra di Lovato in marcatura) stavano regalando il gol a Zapata. Il leitmotiv del secondo tempo è stato molto diverso, per due ragioni: la Salernitana ha alzato il proprio baricentro, l’Atalanta è stata costretta a stravolgere l’assetto a causa degli infortuni. L’inserimento di Højlund era volto a raddoppiare gli sforzi ma l’infortunio di Soppy ha tolto cross e corsa. Ciò ha lasciato il danese da solo contro i centrali granata. Il baricentro alto della Salernitana ha fatto il resto.

I granata hanno serrato i ranghi, stringendo il campo e giocando sul corto. Ciò ha ristretto gli spazi da coprire per i due centrali e li ha esaltati: Lassana ha alzato i giri del motore, dominando sui mediani avversari; Vilhena ha ripreso col suo gioco di tocchi e finte dando fiducia ai compagni. Qui hanno fatto la differenza i cambi: Gasperini intuisce che serve un aiuto a Højlund, inserendo Muriel ma obbliga il colombiano a compiti di copertura che lo limitano. L’ultimo slot è obbligato, causa infortuni di Djimsiti. Sousa aspetta fino all’ultimo momento utile, contando sul buon momento dei suoi. Solo allora inserisce qualità alla squadra: Candreva si inserisce perfettamente nel gioco di fraseggio dei suoi. Un dialogo costante che ha esaltato Piątek. Il polacco da sempre ha caratteristiche associative, con compagni vicini che gli danno sponde o attaccano lo spazio da lui creato si esprime alla grande.

Paulo Sousa, ai microfoni di DAZN, ha usato una locuzione: costruire giocando. L’ultima mezz’ora della Salernitana mostra che a volte il campo è più grande di quanto serve. Occupazione degli spazi e cifra tecnica fanno la differenza anche in poco spazio, senza paura di ripartenze e palle scoperte. I tre centrali, pur contro un talento come Højlund e tanto spazio alle spalle, si sono esaltati; la mediana, nell’intaso del centrocampo, ha controllato il match; gli attaccanti e gli esterni si sono mossi con qualità, creando spazi e situazioni dove non sembravano esserci. Così è nato il gol di Candreva, così è nata la vittoria, così crescerà la Salernitana 2023-2024. Ancora con Paulo Sousa, ancora in Serie A.

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