Come in gran parte d’Italia, anche a Salerno le recenti disposizioni in materia di tagliandi d’accesso agli stadi sta causando un’autentica rivolta popolare. Uno tzsunami contro quella che da tutti viene definita l’ennesima ingiustizia, capace di poter assestare un colpo tremendo ai già delicati equilibri relativi alle presenze negli stadi di tutto lo stivale. In città sono apparsi alcuni striscioni molto eloquenti e gli ultras della Salernitana promettono di dare battaglia, già a partire dalla trasferta di domenica prossima a Pescara. La rivolta – come detto – è nazionale ed al momento coinvolge ben 85 gruppi ultras in tutta Italia. Nei giorni scorsi era stato diffuso un lungo e minuzioso comunicato stampa, nel quale gli stessi ultras puntano il dito su questo aberrante “esperimento sociale.
Il comunicato degli ultras: “Non abbandoneremo i nostri gradoni”
“Nelle scorse settimane in molti avranno letto le notizie riguardanti i fatti avvenuti in curva Primavera a Torino e, più recentemente, in curva Sud a Brescia – si legge nel comunicato – In entrambi i casi, i tifosi avversari ospiti sono stati piazzati in mezzo alle tifoserie di casa. Almeno nel primo caso, le autorità convocate in conferenza stampa hanno chiaramente parlato di “esperimento sociale”, salvo poi ritrattare e gridare alla fake news. Un esperimento sociale è uno strumento di ricerca in ambito psico-sociologico volto a testare la reazione di una persona o di un gruppo di persone, sottoposto a determinate situazioni o eventi, spesso insolite, impreviste e anche estreme. C’è dunque un esperimento in atto negli stadi italiani? “Cominciamo col dire che questo accade già da tempo: sono anni ormai che si sperimentano sui tifosi e sugli ultras in particolare diverse forme di repressione, dispositivi di privazione della libertà poi successivamente introdotti anche in altri ambiti, dal Daspo senza un processo alla tessera del tifoso per schedare i singoli. Si utilizzano insomma i tifosi per verificare se una misura restrittiva possa essere allargata anche a manifestazioni che non siano sportive. Di fatto, gli stadi sono diventati laboratori di controllo sociale, luoghi in cui questi esperimenti sono sempre più frequenti!
In seguito ai già citati fatti di Torino, sono stati emessi un centinaio di Daspo: ma cosa ci facevano insomma i sostenitori avversari nello stesso settore dei tifosi della squadra di casa? Nonostante le frettolose smentite, il sospetto è che si sia pensato di mescolare due tifoserie avversarie per vedere cosa sarebbe successo, magari trattando i tifosi ancora una volta come cavie. Il sospetto è quindi che si sia voluto raggiungere il fine ultimo di fare piazza pulita del tifo organizzato, dando fuoco alle polveri e poi strillando all’incendio. Non è certo normale che, al grido ” le famiglie devono tornare allo stadio” – slogan sempreverde per giustificare ogni forma di repressione – chi dovrebbe garantire la sicurezza metta invece a repentaglio l’incolumità delle persone creando le condizioni ideali per generare tafferugli e poi approfitti dell’occasione per eliminare i “cattivi” dalle curve. Se questa fosse la verità sarebbe un fatto gravissimo, davvero preoccupante!
Rischiare sulla pelle di persone inconsapevoli pur di raggiungere un obiettivo, stabilirebbe un precedente da tenere in considerazione, oltre a scatenare l’effetto esattamente opposto, allontanando per sempre la gente dalle curve. Si arriva a tanto pur di “riprogrammare” dei tifosi in meri fruitori di un servizio di intrattenimento.
È questa la nuova strategia scelta per sradicare decennali esperienze di aggregazione, per cancellare la presenza popolare sugli spalti e far posto a spettatori muti e paganti, statuine in grado di pagare biglietti dai costi sempre più folli, di sottoporsi all’indice di gradimento delle società, sempre accondiscendenti davanti al caro biglietti, alle speculazioni finanziarie, agli scandali del grande business del calcio?
Noi temiamo di sì ma non lasceremo i nostri gradoni prima di aver fatto luce sulle oscure manovre, la sospensione dei diritti, gli abusi e le mire speculative di chi vuole distruggere il nostro mondo e un’idea di calcio, appassionato, libero e ribelle che inevitabilmente – è bene che tutti sappiano – finirà con noi”.