di Giuseppe Barbato

Tracciare una linea: dalle 23:30 di ieri sera è diventato l’esercizio più in voga in questo paese. Un lavoro certosino per capire dove fosse Candreva e dove fosse Bonucci, un lavoro sui frame degno di un montatore cinematografico. Una ricerca spasmodica del video giusto dagli spalti che dimostri la propria tesi, qualunque essa sia. Noi decidiamo di sottrarci a questo gioco e partire da un’altra linea, tracciata in queste ore con un grosso pennarello: quella che ha cancellato i 94 minuti prima del gol annullato a Milik. Quelli di una partita che ha fatto vedere tante cose, nel bene e nel male, da entrambe le parti. Facciamo solo un elenco di quelle migliori, nemmeno tutte: un Mazzocchi da Nazionale, la grande qualità di Miretti tra le linee, il bellissimo duello tra Vlahovic e Daniliuc. Tutto questo non esiste più, sono pochissime le voci che tentano di riportare lo sguardo sul campo; per esempio Matteo Marani su Sky Sport. Già questo rende l’idea di un paese dove gli attori, chi gioca, e i registi, cioè chi allena, non hanno la valorizzazione che meritano.

Vogliamo anche sottrarci alla vivisezione arbitrale perché è un esercizio pernicioso. C’era il rigore su Piątek? Vilhena ha anticipato Alex Sandro sul pallone? A questo punto non è importante, per quanto anche noi come redazione ne abbiamo discusso avendo opinioni diverse. Personalmente ritengo che l’arbitro Marcenaro sia stato bravo in entrambe le circostanze e dico di più: i suoi primi 94 minuti sono stati da 8 in pagella, ad avercene di fischietti così. Quello che serve, in realtà, è un cambio totale di prospettiva e ragionare su altri aspetti. Circostanze come quella di ieri sera non devono servire a fare il conto delle polemiche, magari rivangando il passato come se fosse una spranga, oppure aprire il fronte dei complotti dicendo “vedrai che ci saranno le compensazioni”. Devono essere utili a migliorare il calcio. Come? Facciamo un passo in avanti e arriviamo ai nodi gordiani.

Il primo è la posizione di Bonucci. Il regolamento, in merito, si presta a diverse interpretazioni, più o meno condivisibili. Anche perché non c’è una casistica generale e quindi si danno delle linee d’indirizzo sulle quali è l’arbitro a dare il proprio giudizio. Chi sta fuori deve saper dare interpretazioni concrete, che si appoggino al dato del campo e che aprano lo spazio a domande e discussioni con altre interpretazioni. In questo modo chi segue capisce cosa dice la regola e poi può farsi una sua idea. Faccio un esempio: nel dopo partita di ieri su DAZN Luca Marelli ha spiegato perché, secondo lui, la posizione di Bonucci non era attiva. Lo ha fatto illustrando il regolamento e poi spostandolo sulla situazione. È il suo punto di vista, si può concordare o meno, ed è corretto dal punto di vista deontologico. Non ha linciato pubblicamente l’arbitro: ha motivato il suo disaccordo. Ed è un esercizio alla portata di tutti, questo è bellissimo.

Il secondo nodo sono appunto le linee. La discussione che sta infiammando l’Italia si sta facendo su un’elaborazione giornalistica, quella di SKY, se va bene e su video estrapolati dai social, con linee fatte dai tifosi, se va male. Noi non sappiamo se le linee tracciate in sala VAR abbiano tenuto conto di Candreva, non sappiamo se la cosiddetta “telecamera tattica” sia a disposizione della VAR room. Stiamo dando per scontato che tutto questo non sia avvenuto. Invece è fondamentale saperlo perché in questo modo noi possiamo capire l’operato di tutta la squadra arbitrale. C’è una sola parola che potrebbe sciogliere i nodi: trasparenza.

Il dovere di una stampa non è quello di avvelenare il dibattito ma di dargli l’indirizzo opposto, cioè verso una fruizione sana del calcio. Se vogliamo imparare da queste ore battiamoci per la trasparenza, con tre proposte chiare e fattibili. 1) si faccia come nel rugby e nel football americano: rendiamo fruibili in diretta le conversazioni tra l’arbitro e la VAR room; 2) i referti e le valutazioni degli arbitri siano a disposizione del pubblico; 3) casomai si verifichino situazioni come quella di ieri che parli il designatore. Le prime due sono più complicate, richiedono tempi lunghi. La terza si può fare domani: il designatore Rocchi indice una conferenza stampa e ci dice cos’è successo in quei minuti. La linea tracciata del VAR teneva conto di Candreva? Qualcuno si scuserà con gli arbitri. Non è stato considerato Candreva e ci si rende conto del fatto che il gol era regolare? Si ammetterà l’errore. In fondo è il messaggio più bello che possiamo dare al calcio.

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