di Giuseppe Barbato

Oggi la Lega di Serie A, dopo le dimissioni di Paolo Dal Pino e un lungo tergiversare frutto di un conflitto interno ai club, ha un nuovo presidente: è Lorenzo Casini, avvocato di 46 anni con un curriculum di primo piano, seppur esterno al mondo dello sport. L’unico incarico che ha avuto in questo settore è l’aver fatto parte, dal 2014 al 2019, della terza sezione del collegio di garanzia del CONI. Oggi Casini è professore di diritto amministrativo presso la Scuola IMT Alti Studi di Lucca e presso la Scuola Nazionale dell’Amministrazione, oltre che capo di gabinetto del Ministero della Cultura, su nomina dal 2019 del ministro Franceschini.

Casini è stato votato da 11 dei 20 club presenti in Lega, compresa la Salernitana: gli altri sono Empoli, Genoa, Fiorentina, Lazio, Napoli, Sampdoria, Spezia, Udinese, Venezia e Verona. A non aver votato per lui sono Atalanta, Bologna, Cagliari, Inter, Juventus, Milan, Roma, Sassuolo e Torino. Guardando le votazioni ottenute è chiaro come l’elezione di Casini rappresenta una vittoria politica per Lotito e De Laurentiis, che da anni fanno fronte comune contro l’asse composto dai dirigenti delle due milanesi (Marotta e Scaroni) e le due torinesi (Cairo e Agnelli). Al netto dei singoli fronti, e del punto messo a segno dalla coalizione Lotito-De Laurentiis, la Lega Serie A resta spaccata e le questioni sul tavolo di Casini sono molteplici, a cominciare da quella annosa del sostegno economico ai club che è stato chiesto al governo Draghi.

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