di Giuseppe Barbato

La Salernitana contro la Juve ha rinunciato alla compattezza vista con Napoli e Lecce, quasi un’abiura alle proprie certezze. Il primo dato che emerge è questo: una squadra più lunga, sfilacciata soprattutto in fase di costruzione. Nemmeno tanto in realtà ma abbastanza per perdere i riferimenti minimi. Errore fatale a prescindere dal blasone dell’avversaria perché la squadra di Allegri anche ieri non è stata irresistibile. Bastava poco per metterla in difficoltà e ingolfarla: la Salernitana proprio qui ha mancato. Timore reverenziale? Paura di non saper giocare contro squadre più strutturate? Smania di riprendere il cammino interrotto? La Salernitana di ieri è stata una squadra a metà, fratturata tra alcuni compiti ed altri: in questa confusione si è infilata la Juventus.

La fase di non possesso. Molto si sta dicendo della posizione di Dia, anche ieri largo a sinistra con alcuni compiti difensivi. In realtà ha gravitato in posizione più centrale, vicino a Vilhena. Così facendo è caduto in un limbo dove non raddoppiava su Miretti né schermava l’uscita palla di Danilo. Il fallo da rigore di Nicolussi Caviglia è solo l’ultimo atto di una costante superiorità bianconera in quella zona di campo, con De Sciglio a dare ampiezza e un mezzo spazio libero da giocare. A volte si inseriva un centrocampista, in altre si abbassava Di Maria creando un altro spazio alle spalle del centrale che provava a prendere l’argentino. Allegri in questo modo ha tratto vantaggio dal pressing sull’uomo adottato dalla Salernitana che, al contrario, non ha saputo leggere queste situazioni e si è fatta ingolosire con troppa facilità.

Il tecnico bianconero ha chiesto e ottenuto che i difensori muovessero palla per poi distendersi e spostato Rabiot sulla destra, così da far entrare in francese in partita. In questo modo ha tolto ogni possibile via d’uscita ai granata. Rari i momenti di riaggressione, soprattutto nel primo tempo. Le distanze lunghe hanno portato la squadra a non accorciare con efficacia, favorendo le ripartenze bianconere. Qui ha pesato l’assenza delle mezzali, su tutte Lassana. Il maliano è lontano dalla condizione migliore e avrebbe bisogno di riposare: Črnigoj può offrire un adeguato turnover, fisico e tattico. Anche sulla seconda palla la squadra ne ha risentito: Piątek, dominato fisicamente da Bremer, era comunque troppo solo e non ha mai ricevuto adeguato sostegno.

La fase di possesso. La costruzione 4+1 della Salernitana ha difettato spesso in distanze e capacità dei compagni ad accompagnare la manovra. Si era visto soprattutto a Firenze, con Bohinen troppo solo in balia di Bonaventura e soci. Ieri stessa scena: il triangolo centrale Bronn-Troost-Ekong-HNC era troppo largo, con il resto della squadra nelle sue posizioni o già proiettato in avanti; solo Candreva e Dia si abbassavano con regolarità. Inoltre la circolazione palla era troppo lenta e alla Juve bastava scivolare per chiudere gli spazi. Il gioco passava soprattutto da destra, nella speranza di assorbire gli avversari lì e crearsi spazi a sinistra ma cambi gioco se ne sono visti pochi. Ed è un peccato perché in quelle poche volte che la squadra ha giocato sul corto ha sempre creato spazi e imbastito una manovra minima.

Una nota sul regista: non è solo quello che fa il lancio lungo stile Veron. Chi gioca in quella posizione funge da riferimento, in relazione allo spazio e alla palla. Bohinen e HNC hanno ottime doti di smarcamento e passaggio ma vanno inserite in una manovra corale, non lasciati soli a creare gioco dal nulla. Sia sul corto sia sul medio i difensori granata e i due registi hanno avuto ottime percentuali (sopra il 90%), segno sia di fattibilità tecnica sia di una struttura basica pre-esistente. Qui interviene la squadra a metà. Quando la squadra resta corta il possesso e i passaggi diventano il presupposto per creare spazi da attaccare, come a Lecce. Altrimenti la squadra si spacca in due tronconi, con alcuni giocatori che scappano in avanti e altri in balia del pressing avversario. Inevitabili passaggi rischiosi e palle perse, come in occasione del 3-0 di Vlahovic.

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