L’allenatore della Salernitana Paulo Sousa è intervenuto in conferenza stampa per commentare il pareggio dei granata per 1-1 contro l’Inter. Queste le dichiarazioni del tecnico granata:

Grande secondo tempo e risultato d’oro, contento della prestazione?
“La fortuna si conquista con il lavoro, proprio oggi Ribery ci ha detto che il lavoro paga sempre e abbiamo avuto il merito di crederci fino alla fine e di restare in partita. L’Inter è una squadra forte, ha un portiere che sa giocare con i piedi e una straordinaria capacità di movimento a centrocampo. Abbiamo deciso di cambiare qualcosa dal punto di vista strategico partendo con i cinque per non concedere profondità e dare campo solo sulle fasce. A volte siamo andati in inferiorità numerica e, abbassandoci troppo, ci siamo creati difficoltà da soli. Già negli ultimi 15 minuti del primo tempo ho visto una buona Salernitana, loro hanno pensato di gestire il risultato e potevamo pareggiarla già al 45′. E’ mancata la finalizzazione. Volevo cambiare modulo già intorno alla mezz’ora, ma ho preferito aspettare l’intervallo per modificare la nostra strategia. A me interessava avere una spinta finale per provare a vincerla, non a pareggiare. Alcune mosse erano studiate per sorprendere il mio collega Inzaghi. Alla lunga siamo stati più forti sulle seconde palle, sui contrasti e nella presenza nell’area di rigore avversaria. Le occasioni ci sono state, il gol è stato il riconoscimento al lavoro che abbiamo svolto. Unione e coraggio fanno sempre la differenza, il risultato non è mai casuale”.

Perchè Dia in panchina?
“Parlare alla fine della partita è troppo semplice. La mia strategia era chiara, affrontavamo una squadra individualmente e collettivamente forte e bisognava trovare qualche contromisura. A me interessa aver visto l’entusiasmo e la voglia negli occhi dei ragazzi, nel secondo tempo sentivamo fosse necessario dare una spinta in più. Il discorso del Ramadan incide, soprattutto per chi era reduce da diversi viaggi con la propria nazionale. Ho deciso di essere più equilibrato all’inizio e alzare il baricentro nella ripresa. Potevo inserirlo già a metà del primo tempo, ma ho preferito attendere l’intervallo sia per sorprendere Inzaghi, sia per spiegare bene ai ragazzi cosa volessi da loro”.

Bella prova di Nicolussi Caviglia, è d’accordo?
“E’ un ragazzo che ha voglia di arrivare al calcio che conta, è un grande professionista e un giocatore esemplare. Non ha mai abbassato la testa, ha lavorato tantissimo migliorando nel posizionamento e nell’orientamento in campo. Vede in anticipo rispetto ad altri, per arrivare ad essere un top player deve abbinare il pensiero alla rapidità d’esecuzione. Già a La Spezia avevo pensato di inserirlo, ma ho preferito inserire due palleggiatori. Ma sapevo che potevo contare su di lui, è stato incisivo sul risultato finale”.

Otto prodezze di Ochoa, un commento sulla prova del portiere?
“Il ruolo del portiere è diverso e particolare. Sepe e Fiorillo lavorano in modo professionale e questo aiuta Memo a rendere ancora di più. Ochoa ha fatto tante parate sul breve, è super reattivo, legge sempre le azioni in anticipo e questo fa la differenza”.

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