A volte non basta essere bravi. A volte non è sufficiente sfidare il destino. Questo calcio – quello delle partite a ora di pranzo, del fair play finanziario finto, dei contratti gonfiati e delle plusvalenze, dei procuratori infedeli e delle commissioni stratosferiche, degli inganni globali e delle beghe di paese – ha perso l’ennesima occasione per essere degno di chi ha inventato questo sport.

La parola dignità è ormai appesa alla parete del Palazzo, un orpello esposto giusto per mostrare di essere politically correct, mentre in realtà è svuotata di ogni significato. Sinisa Mihajlovic non è più il tecnico del Bologna. E non certo per l’avvio non brillante della squadra felsinea in questo torneo di A, ma per delle logiche che vanno oltre il senso di umanità. E’ probabile – diciamo così – che qualcuno abbia voluto allontanare il tecnico serbo perchè malato, perchè incapace di prendersi cura della propria squadra visto che ha un precario stato di salute. Ma Sinisa è vivo oggi grazie alla sua passione. E’ la sua passione per il calcio a mantenerlo vivo e a fargli combattere la battaglia contro la leucemia.

Esonerato. Ora il Bologna cercherà un altro tecnico. E Sinisa? L’ex sinistro perfetto che ha fatto tremare i portieri di tutta Europa e poi il tecnico arguto e determinato che ha allenato molte big è a spasso. Lasciato solo nel bel mezzo della battaglia. Che onore! Ma quando Sinisa avrà vinto la sua guerra contro il cancro, tornerà più forte di prima e qualcuno dovrà scansarsi al suo passaggio. Forza Sinisa, macte animo!

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