di Giuseppe Barbato
Lo scorso campionato di Erik Botheim è stato uno dei più anomali che un calciatore possa avere: da una parte i sei mesi al Bodo/Glimt, con un rendimento eccezionale; dall’altra i sei mesi al Krasnodar, vissuti senza giocare a causa della pausa forzata del calcio russo. Nel mezzo le qualificazioni all’Europeo Under 21, dove con due gol è stato decisivo per la qualificazione della Norvegia. Conoscere il nuovo centravanti granata significa analizzare un calciatore diverso da quelli avuti dai granata negli anni scorsi: non è un finalizzatore puro alla Coda, non è un centravanti di stazza alla Djuric nonostante i 187 cm con cui si difende dagli avversari, non è la seconda punta alla Donnarumma.
Erik Botheim vuole il pallone sui piedi, sempre. Sia spalle alla porta sia fronte porta, senza paura di lottare contro i difensori avversari. L’immagine che descrive meglio il suo profilo è il quinto gol segnato dal Bodo/Glimt in occasione del famoso 6-1 alla Roma: riceve palla spalle porta, molto basso rispetto alle ali di riferimento (Pellegrino e Solbakken), con Ibanez che gli frana addosso: anche da terra riesce a mantenere il controllo del pallone a servire Pellegrino che ha attaccato la profondità con i tempi giusti. L’assist per il 5-1 è cosa fatta. Erik Botheim è un giocatore che si esalta attaccando l’area di rigore, magari partendo da dietro e cercando degli spazi tra le linee dei difensori e spesso alle loro spalle: gli altri gol segnati alla Roma sono tutti di questo tipo. La difesa giallorossa è sempre schierata ma nessuno segue il movimento di Botheim che, solo in apparenza, ha lasciato l’area ad altri per poi sbucare con i tempi giusti. Il suo rendimento europeo è di altissimo profilo: 7 gol e 6 assist in 14 partite tra Conference e qualificazioni europee, in un contesto dove anche le avversarie sono propositive e quindi favoriscono un gioco di transizioni. Cioè quello che vuole Davide Nicola.
Tornando ai paragoni col passato potrebbe avvicinarsi a Tutino, a Calil ma con una differenza sostanziale: il modo di giocare della Salernitana. Se il centravanti scuola Napoli doveva sobbarcarsi da solo la fase di risalita del campo e il brasiliano poteva contare su avversarie più lente da attaccare con pazienza il norvegese avrà accanto un lavoro diverso. Avrà sempre un’altra punta accanto, con cui dialogare e costruire scambi veloci; avrà altri compagni deputati alla risalita del pallone (i quinti e il connazionale Bohinen), più altri pronti alla riconquista del pallone per innescare le transizioni. Insomma, una squadra nella quale inserirsi in maniera funzionale. Botheim avrà un compito difficile, cioè sostituire quel Bonazzoli che nella scorsa stagione si è espresso al meglio della sua carriera dando anche un aiuto in fase di costruzione del gioco, ma lo farà partendo dalle sue qualità migliori: capacità di giocare negli spazi, cercandoli dove non ci sono e interagendo sempre con compagni pronti ad attaccare quelli lasciati liberi. Oppure all’inverso: veloce ad attaccare le difese avversarie, dando un riferimento per l’assist vincente. Ecco cosa aspettarsi dal nuovo talento del calcio norreno.