Tre gare. Due punti. In estrema sintesi l’avvio del torneo 2023/24 è tutto qui, nei numeri. Niente di più, nè di meno. Ma occorre sempre guardare dietro le apparenze, oltre le parole, al di là dello specchio. La Salernitana di quest’anno mi ricorda un romanzo di Oscar Wilde, ma non uno in particolare. Mi ricorda lo stile dello scrittore inglese, il suo essere complesso e semplice allo stesso tempo. I granata sono una metafora perfetta del calcio moderno, costruito con intelligenza, parsimonia, professionalità ma che deve “ingoiare” le storture e le brutture di un sistema di gestione e di potere, difficile da scardinare.

La Salernitana del presidente Iervolino è simpatica alle curve (non tutte ovviamente), ai mass media (pochi decisamente) ma allo stesso tempo è in antitesi con un modo di fare calcio e calciomercato. Partiamo da qui. Dalla campagna acquisti e cessioni che si è da poco conclusa. La società – pur non dichiarandolo apertamente – ha dovuto aggirare il muro di gomma che una cerca lobby di agenti e procuratori ha eretto a difesa delle proprie posizioni di privilegio, lavorando soprattutto all’estero. Sarà una battaglia lunga questa, con il presidente granata per il momento solo (o quasi) a doversi scontrare in campo aperto.

Detto questo, la rosa a disposizione di mister Sousa (oltre le sue dichiarazioni, che dovrebbero essere lette sempre con occhi puliti e non con la volontà precisa di creare il caso sempre e comunque) non è affatto malcomposta. Probabile che a gennaio si deciderà di rinfoltire con qualche elemento in più, possibile che nelle prossime giornate si possa aprire qualche spiraglio per gli svincolati (cosa ancora tecnicamente possibile), fatto sta che gli uomini attualmente in casacca granata non hanno un livello qualitativo inferiore ad almeno 5 o 6 squadre con le quali ci giocheremo la salvezza.

Evidente è che manca ancora la quadra, quel muoversi in afflato sul campo, disegnando le ragnatele che vuole il tecnico lusitano. Ma arriverà, diamo tempo a questo allenatore di mettere i nuovi arrivati nelle condizioni migliori di rendere e di conseguenza assemblarli nella struttura tecnico-tattica preesistente. La sosta arriva al momento giusto. E poi c’è da recuperare Dia, sulla cui vicenda di “presunta insubordinazione” è stato scritto e detto troppo, oltre il lecito in alcuni casi. Siamo fiduciosi che il tutto si ricomporrà per il meglio. Lo dobbiamo a questa società che sta portando Salerno e la Salernitana in una dimensione sportiva mai provata in precedenza.

Ps. Messaggio per chi non vuol sentire. La serie A non è mai stata semplice per le squadre che devono sudarsi la permanenza. Da sempre. E noi che veniamo dalla polvere di Giarre e Rende (solo per fare qualche citazione poetica) non possiamo permetterci di “gettare la spugna” dopo 3 giornate. Mai come oggi ricordiamo che “macte animo” non è un semplice motto sociale, ma un imperativo di vita!

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