Non sappiamo ancora se Sambia sia un grande giocatore e se Botheim saprà ripetersi nel campionato italiano. L’analisi del mercato, ora, è scissa dalla valutazione sui singoli giocatori e si basa esclusivamente su un nuovo modus operandi che renderà la Salernitana una delle realtà più piacevoli del calcio italiano. Altro che “Il miglior colpo è aver trattenuto i pezzi pregiati che erano richiesti da altre squadre”: finalmente c’è una proprietà che non ha paura di dichiarare apertamente obiettivi ambiziosi e che, attraverso investimenti e credibilità, ha saputo rivoltare come un calzino la rosa capendo che non bastasse la riconoscenza per disputare un grande campionato. “Ringrazieremo sempre chi ha salvato la Salernitana che sembrava ormai retrocessa, ma non dimentichiamo che si è chiusa la stagione a 31 punti, con peggior attacco, peggior difesa e uno 0-4 in casa. Ho l’obbligo di ragionare con lucidità, prendere oggi il nome per accattivarmi la piazza non mi interessa. Sarà una Salernitana più forte di quella della passata stagione” ha detto De Sanctis nelle due conferenze stampa fatte a luglio ed agosto. Alla fine ha mantenuto la promessa, sostenuto da una società che lo ha appoggiato in tutto e per tutto e che ha capito quando intervenire in prima persona per accelerare. Anche a costo di aumentare il budget originariamente previsto.

E così, oggi, Salerno si gode un progetto. Sono arrivati 15 calciatori, con tante garanzie, qualche giovane di prospettiva e altri che dovranno dimostrare il proprio valore. Ma acquistare a titolo definitivo, creare il giusto mix tra giovani ed esperti, seguire alla lettera le indicazioni tecnico-tattiche dell’allenatore  non farsi prendere per il proverbiale cravattino è un merito enorme da ascrivere al direttore sportivo. Certo, c’è stato un momento in cui le cose sembravano andare in una direzione poco piacevole. Tanti rifiuti, trattative che stentavano a decollare, la consapevolezza che essere appena al quarto anno di A dopo una salvezza rocambolesca fosse un ostacolo non di poco conto “perchè ad oggi non abbiamo l’appeal di altre realtà, tra qualche anno verranno di corsa”. E quando Djuricic preferì una Sampdoria in difficoltà societarie alla Salernitana e Pinamonti rifiutò un ricchissimo quadriennale, ecco che pure parte della piazza iniziò legittimamente a preoccuparsi. Ad ogni modo – e forse non ce ne rendiamo nemmeno pienamente conto – è davvero l’inizio di una nuova era, fatta di programmazione, idee, investimenti e, a breve, anche di strutture e un settore giovanile forte. Una rivoluzione in meno di un anno, un lavoro certosino di un presidente ambizioso che non vuole porsi alcun tipo di limite. Dal 1919 ad oggi, dopo fallimenti, improvvisazioni e legami con altre realtà, è il progetto più interessante di sempre.

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