di Giuseppe Barbato

Cremonese-Salernitana è stato un match di fine stagione sul campo, non sugli spalti. Entrambe le tifoserie sentivano molto la sfida, per ragioni diverse che non hanno a che fare con rivalità calcistiche. Infatti il clima è stato correttissimo, nonché gradevole meteorologicamente. C’erano ragioni molto diverse. Oltre mille pazzi, 1150 secondo i dati della società, provenienti da tutta Italia e dall’estero hanno affollato il settore ospiti e sembravano anche di più. Il solito turbinio di bandiere, di colore e di cori. E poi le famiglie con bambini: tantissime.

Ne segnalo una: marito modenese, moglie vicentina e tre figli. Il più grande con la maglia granata. Nessun legame con Salerno né passione per il calcio. Eppure il figlio si è innamorato della Salernitana e la famiglia ha promesso che per la salvezza sarebbero andati a vedere una partita dal vivo. Per molti piccoli questa partita è stata l’occasione dell’esordio. La prima volta allo stadio, vedere i loro visi travolti dagli stimoli e scombussolati dal campo è molto bello. Nuovi semi gettati in un tifo che cresce ogni giorno e costruisce il proprio futuro.

Sugli spalti dello Zini presenti anche i locali, su cui è giusto spendere due parole: la tifoseria grigio-rossa, delusa dalla retrocessione e da una squadra che non ha reso in proporzione ai costi, ha espresso il proprio malcontento. 45° di sciopero e striscioni, in particolare contro il D.S. Giacchetta. Gli ultras hanno lanciato anche un appello forte ad Arvedi, patron del club: ricostruire ripartendo dalla città, dalla gente di Cremona. Ricomponendo la frattura e rispettando di più il pubblico. A inizio secondo tempo c’è stato l’apice del malcontento, con l’interruzione del match per 7′ a causa dei numerosi fumogeni lanciati sul terreno di gioco. Da quel momento in poi è ripartita la giostra del tifo grigio-rosso, con la curva compatta a tifare.

A fine partita, nonostante il risultato, la squadra riceve scroscianti applausi dal settore. I primi a stupirsene sono gli stessi giocatori, consci della brutta prestazione. L’avvicinamento è timido, solo quando si rendono conto che non c’è spazio per la negatività la squadra si rivolge con calore. Alcuni lanciano la maglia, Troost-Ekong si ferma e applaude i tifosi. Il nigeriano sa che ieri ha giocato l’ultima in granata: il saluto è commovente, dagli spalti c’è altrettanta emozione. Segno che lascia un ottimo ricordo.

Tra i giocatori che regalano la maglia c’è Gyomber che sceglie come destinatario un giovanissimo. Lo slovacco lancia la maglia al ragazzo che fa per prenderla ma gli viene strappata di mano da un personaggio, per cui è impossibile usare l’appellativo di tifoso, che prende e scappa. La scena è sconcertante: si arrabbiano tutti, perfino Gyomber in campo resta basito. In curva si vivono momenti di tensione. Alla fine la maglia torna al suo proprietario. L. indossa la maglia tra gli applausi di tutti e i cori lanciati dagli ultrà da lui. I famigliari, quasi commossi, ringraziano tutti. Per fortuna finisce bene anche sugli spalti, all’anno prossimo.

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