di Giuseppe Barbato

L’arrivo di Krzysztof Piątek rappresenta l’ennesimo assist per parlare dell’attacco granata utilizzando le metafore western, in una rosa che ha già un pistolero nella propria prima linea. Andando oltre le metafore è importante chiedersi quali sono le caratteristiche del centravanti polacco, come si può inserire nel calcio di Nicola e la coesistenza con gli altri compagni di reparto

Problemi di abbondanza? Forse no

Partiamo dal presupposto numerico. Lo scorso maggio l’attacco era composto da sette giocatori: Djuric, Verdi, Bonazzoli, Ribery, Perotti, Mousset e Mikael. L’abbondanza era dovuta a due fattori: la necessità a gennaio di rimpinguare un reparto all’osso e la possibilità di poter schierare alcuni giocatori in più zone di campo, per esempio esterni alti in un 442-4231. Almeno sulla carta: la realtà si costituì da due giocatori a mezzo servizio, Ribery e Perotti, e altri due, Mousset e Mikael, che si dimostrarono inadeguati fisicamente alla battaglia per la sopravvivenza. La nuova stagione e il cambio di paradigma tattico ha imposto un rinnovamento del reparto avanzato. Dei sette attaccanti che c’erano solo Bonazzoli è stato ritenuto utile, con Ribery a fare da padre nobile del gruppo: tutti gli altri via. Neanche i cavalli di ritorno si sono dimostrati all’altezza del nuovo progetto tecnico: alcuni per limiti oggettivi, seppur generosi nell’impegno (Kristoffersen e D’Andrea), e poi Simy, troppo svogliato perfino per la seconda chance.

Davanti a De Sanctis si è posta una montagna da scalare: rifare il reparto più importante senza svenarsi né andare dietro al primo nome che il mercato offriva. Il nuovo corso tecnico-societario si è palesato con l’arrivo di Botheim e Valencia: giocatori giovani, non prepotenti dal punto di vista muscolare, reattivi e pro-attivi. Entrambi hanno dimostrato potenziale tecnico, oltre che la capacità tattiche, per stare nella Salernitana ma non ancora quella prontezza fisico-mentale. Serviva un nome “già pronto”? No. Serviva un nome dallo spessore tecnico già costruito, qualcuno da spedire subito nel tritacarne delle difese italiane. La realtà ha dato ragione al Direttore che non ha mai mollato la pista che portava a Boulaye Dia, aggiudicandoselo quando sembrava perso. Torniamo alle liste: considerando Ribery a mezzo servizio, causa età ed infortuni, e includendo per puro spirito corporativo Kristoffersen il computo finale era sei giocatori di cui quattro pienamente arruolabili (Dia, Bonazzoli, Botheim, Valencia). In un campionato come quello attuale e con Dia in rampa di lancio verso il Qatar troppo poco. Un quinto centravanti serviva, uno in grado di sostituire il pennellone norvegese nelle liste e completare la lista over. Il mercato non offriva un giocatore under che avesse il necessario pedigree e che non inquinasse gli equilibri già costruiti.

Perché Piątek? E come si integrerà con gli altri?

Prima di rispondere a questa domanda è importante sottolineare un dato: Diego Valencia, che con l’arrivo del centravanti polacco sembra uscire dalle gerarchie, può rappresentare un’alternativa tattica importante. È l’unico che può giocare da esterno alto mancino, quello che in alcuni frangenti hanno fatto Ribery e Perotti nella scorsa stagione, e può subentrare anche quando la contingenza richiede l’utilizzo delle tre punte, come accaduto giovedì nel finale di Bologna, senza sacrificare troppo gli equilibri di reparto data la velocità e la capacità di giocare a tutto campo. Ciò garantirà minutaggio al cileno e la possibilità di migliorarsi senza troppe pressioni.

Poste le premesse di cui sopra Piątek era il nome ideale: desideroso di rilanciarsi, già pronto dal punto fisico-mentale e con un esborso economico relativo (1,3 milioni di ingaggio, come se fosse un prestito oneroso, più eventuale riscatto nella prossima estate). De Sanctis ha sfogliato la margherita a lungo e considerati i nomi circolati, più o meno credibili (Dobryk, Strand Larsen, Batshuay, Maxi Gomez), sembra una scelta di ripiego ma non è così. Guardando la carriera di Piątek e la sua maniera di stare in campo ci si accorge di un aspetto: per quanto sia dotato di un buon opportunismo in area non è un perno centrale a cui buttare diecimila palloni e cross. Ha bisogno di qualcuno accanto, che gli stia vicino e raccolga il lavoro che fa per poi vederselo restituito in area di rigore. Gli piace duellare con i difensori e buttarsi nella profondità, anche in maniera sgraziata, e sul gioco aereo si difende molto bene (2,75 duelli vinti a partita, 69° percentile). Vuole occupare l’area il prima possibile, se ha qualcuno che gli sta accanto meglio ancora. Dal punto di vista difensivo eccelle per le pressioni che porta (24,25 a partita, 98° percentile) ed è l’ideale per una squadra che in queste prime giornate ha dimostrato grandi doti nel pressing e nel recupero palla: lo dimostra il dato medio sul PPDA, l’indice di pressione, che è di 11 (più basso è maggiore è l’intensità); meglio per esempio delle squadre “Gasperiniane” che fanno dell’aggressività il proprio punto di forza. Il suo grande limite sono i passaggi, dove ha percentuali minori rispetto ai suoi nuovi compagni di reparto e ciò può incidere in negativo in una squadra che, in alcune frangenti, ha cercato soluzioni tattiche elaborate con un passaggio in più in orizzontale e uno in meno in verticale. In tal senso sarà il centravanti polacco ad adattarsi al resto della squadra e non viceversa, così come hanno fatto il resto dei compagni.

“Io so tutto quello che voglio sapere”: consapevolezza alla John Wayne

A mercato concluso e a liste fatte si può dire che la Salernitana, squadra che imposta il proprio gioco su due attaccanti di ruolo, ha quattro giocatori tutti diversi tra loro e nessuno incompatibile con gli altri tre. Ognuno porta con sé un proprio bagaglio tecnico, da integrare con gli altri e da combinare in maniere sempre imprevedibili: tutti devono saper fare tutto, in maniera rapida e reattiva, così come da diktat tecnico. Inoltre Piątek ha una dote da non sottovalutare: in area di rigore e nella finalizzazione ha il rendimento migliore di tutta la batteria di attaccanti. A gara in corso e con maggiori varchi a disposizione può fare la differenza, soprattutto in un campionato dove parecchie squadre hanno mostrato problemi di profondità.

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