di Giuseppe Barbato
Sull’orlo di una crisi di nervi: così si può definire il 35° turno di Serie A, nel quale sono stati segnati 31 gol e ci sono state tante partite contraddistinte dalla tensione del durante o dalle polemiche feroci del dopo. Forse la più tranquilla è stata il pari a reti bianche tra Roma e Bologna eppure c’è stato tanto di cui discutere, a causa della richiesta di un rigore per parte che l’arbitro non ha assegnato. Il match è stato caratterizzato dal robusto turnover di Mourinho e da un Bologna caparbio ma poco attento sottoporta. I giallo-rossi restano al quinto posto, con la Lazio a fargli compagnia: i bianco-celesti vincono invece il match più discusso della giornata. A La Spezia finisce 3-4 e pesa il gol decisivo di Acerbi, giudicato regolare dalla terna e dal VAR nonostante la posizione fuori porta di Provedel che cambia la percezione della situazione. Lo Spezia si è arrabbiato tantissimo, l’arbitro Pairetto e il VAR Nasca sono stati sospesi fino a fine stagione e resta un incontro che la Lazio ha sempre ripreso volta dopo volta. Entrambe dicono addio al piazzamento Champions che si prende la Juventus grazie al 2-1 contro il Venezia. Allo Stadium la squadra di Soncin, passata dal 4-3-3 a un più prudente 3-5-2, gioca una buonissima gara, pareggia l’iniziale vantaggio di Bonucci e poi paga dazio nel finale. In casa bianconera le polemiche sono tutte contro Allegri e l’atteggiamento difensivo, fin troppo, perfino contro l’ultima della classe, alla quale ha concesso ben 9 minuti di possesso nella 3/4 avversaria. Si segnala, di contro, l’ottimo esordio da titolare del giovane Miretti che ha fatto intravedere qualità importanti.
Un campo dove il clima non era sereno era certamente il Maradona e si sapeva: solo 7mila paganti e un’annunciata contestazione partita dall’albergo e continuata allo stadio. La risposta della squadra è stata duplice: sul campo un roboante 6-1, contro un Sassuolo da tempo in versione balneare; in sala stampa è esploso il conflitto interpretativo sulla stagione tra Spalletti e la squadra. Situazione che non fa bene al Napoli e che mostra le tensioni in seno alla squadra dopo la serie negativa che l’ha tolta dal discorso scudetto, nel quale restano in corsa le due milanesi. Entrambe vincono soffrendo e tengono il passo: i rossoneri dominano la Fiorentina e nel primo tempo potrebbero avere un cospicuo vantaggio che non c’è, nella ripresa quando sembra arrivare il gol sono i viola ad avere l’occasionissima ma Maignan fa la differenza. Poi c’è il macroscopico errore di Terracciano che regala palla a Leao che ne approfitta subito e non sbaglia: è il primo giocatore milanista in doppia cifra, dato particolare per essere la capolista. L’Inter, a questo punto, poteva crollare a Udine ma ce l’ha fatta: controlla nel primo tempo, concluso col doppio vantaggio, poi fa i conti col braccino, subisce il 2-1 e rischia il pari più volte. Alla fine fa festa e resta in corsa.
Nella parte bassa c’è stato l’apice del nervosismo e se magari quello visto a Cagliari e Genova è giustificato a Empoli, nella sfida contro il Torino, sembrava tutto tranquillo ma le decisioni arbitrali, molto controverse, hanno inquinato il clima. I due falli di mano di Stojanovic e il rosso a Verre sono decisivi: il cinismo di Belotti dal dischetto, autore alla fine di una tripletta, segna il 3-1 finale degli uomini di Juric. Gli azzurri alla fine fanno festa comunque perché arriva la matematica salvezza. Che a Cagliari non ci sia un clima sereno lo dimostrano le parole di Mazzarri, che si aspettava un Verona in vacanza al Poetto, e le confuse modalità del suo esonero con la nomina di Agostini dalla Primavera. Sul campo l’Hellas non ha giocato un match esaltante ma è stato cinico e determinato, perfetto nell’approfittare degli errori: al Cagliari non è bastato il solito Joao Pedro, autore di uno splendido gol su calcio franco. L’apice della tensione si è visto, com’era facile immaginare, nel derby della Lanterna ma sulla forma potevano esserci discussioni: certamente non era pensabile che tutto il peso del campionato fosse sulle spalle di un rigore al 95°, sui piedi di Criscito che a Gennaio aveva rifiutato il Canada per salvare il suo grifone. La parata di Audero spegne le energie del capitano rosso-blu e forse quelle di tutto il Genoa, dopo che la spaccata di Sabiri aveva messo il derby sui binari blucerchiati. La Samp festeggia e probabile archivia un finale di stagione che poteva essere ben più pesante, il Genoa fa i conti con le proprie insufficienze e la paura di guardarle in faccia. Esattamente come ha fatto Blessin in occasione del rigore.