di Giuseppe Barbato

Udine è la prima di due trasferte impossibili consecutive che la gente di Salerno affronterà nel giro di sette giorni. Eppure anche stavolta i numeri non sono mancati, tanta gente ha affollato gli spalti di questo gioiello figlio del lavoro friulano. La Salernitana, nonostante tutto, continua ad avere la sua gente sebbene non gratuitamente. Il prezzo da pagare non è tanto il biglietto, comunque importante in epoca di ristrettezze come questa, bensì la rabbia della gente. Il primo coro è di contestazione: quella stessa al centro del dibattito nell’ultima settimana. Un piccolo segnale che rappresenta lo spirito vigente: il fatto che siamo qui non significa che passa tutto in cavalleria. Questa classifica non ci rappresenta e non manchiamo di farlo notare già ora. Da questi 90 minuti.

Una partita giocata contro un avversario che può giocare nella bomboniera del calcio italiano e in un pubblico presente anche in questo momento complesso. L’opulenza del presente non inganni: il friulano è persona abituata allo sforzo, alla fatica, alla sottomissione a poteri più grandi come gli Asburgo o le rocce della Carnia. Adesso tutto questo è affidato a onesti mestieranti del pallone che sicuramente non offuscheranno il mito di Zico, Causio e Bierhoff ma lottano per una più semplice salvezza. Il resto è partita: vera, anche se bruttina; tesa, anche se non emozionante. Partita vera anche sugli spalti, da entrambe le parti. I 600 giunti a Udine si fanno sentire e anche il pubblico di casa, tornato a riempire la Curva dopo i fattacci di Udinese-Milan, risponde presente.

Alla fine è un pareggio, anche sugli spalti. Con una differenza sostanziale: se chi ha tifato granata non ha nulla da rimproverarsi la squadra ce l’ha. Può sembrare brutta la contestazione vista a fine partita ma va contestualizzata: non si contesta l’impegno, che c’è stato e i tifosi sanno riconoscere alla squadra. Si contesta il risultato perché adesso c’è quello da guardare. Non ci si accontenta più della prestazione e va compreso. L’atteggiamento della squadra sotto il settore ospiti lo dimostra: sanno che la retrocessione è sempre più vicina e che non doveva andare così. Che Salerno non lo merita perché altri, al loro posto, avrebbero mollato da un pezzo. Si conclude con un patto implicito: per quanto potrà andare male noi ci saremo, voi siateci sempre a fine partita. Guardate in faccia chi non ha rinunciato nemmeno oggi. Nonostante tutto…

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